San Martino di Tours

Oggi - 11 novembre 2024 - lunedì della XXXII settimana del tempo ordinario, la Chiesa celebra la memoria obbligatoria di San Martino, comunemente indicato con la specificazione “di Tours” (che indica la diocesi francese della quale fu pastore), vescovo. Martinus (Martino), questo il suo nome in latino, nacque nel 316 o 317 a Sabaria (poi denominata Savaria), importante città della Provincia Romana di Pannonia, ubicata all’incirca nella parte nord-occidentale della Penisola Balcanica (oggi Szombathely in Ungheria), da una nobile famiglia di cittadini romani di religione pagana. Suo padre era ufficiale dell’esercito e tribuno imperiale. Ancora bambino si trasferì con la famiglia in Italia, stabilendosi a Ticinum (oggi Pavia, regione Lombardia). Fin da piccolo la sua anima era molto inquieta, alla costante ricerca di quel Dio che ancora non conosceva e a nulla anelava se non alla Verità. Nel 327, quando aveva circa dieci anni, fuggì da casa per opporsi alla decisione del padre che voleva indirizzarlo alla carriera militare. Nel corso della fuga, infreddolito e affamato, incontrò una famiglia di cristiani che lo accolse e aiutò con grande amore, come fosse un figlio, parlandogli di Gesù e convincendolo a tornare a casa. Profondamente colpito da quell’incontro e dall’amore gratuito donatogli dagli sconosciuti membri di tale famiglia, decise di abbracciare la fede in Gesù e, all'insaputa dei genitori, si preparò a ricevere il battesimo istruendosi nelle verità della fede in Cristo e frequentando assiduamente le assemblee cristiane. Tanto profonda fu la sua conversione, che, appena dodicenne, vagheggiò di attraversare il mare per ritirarsi nel deserto africano, come gli anacoreti di cui aveva sentito parlare dai fratelli di fede, per vivere asceticamente in contatto con il Signore. Conduceva una vita strettamente spirituale, senza curarsi d’altro, ma, probabilmente verso il 335, fu infine costretto, com’era consuetudine per il figlio di un aristocratico tribuno, a seguire il padre nel prestigioso corpo militare della cavalleria imperiale, dove servì per tre anni, sotto il regno dell’imperatore Costanzo II (dal 337 al 361). Fu destinato a far servizio nella provincia della Gallia Belgica (corrispondente circa al settentrione dell’odierna Francia e al Belgio), ove subito si fece notare come cristiano, pur non essendo ancora battezzato. Si tramanda che, umile e caritatevole, anche se investito della dignità di cavaliere, era lui a servire il proprio attendente, che era uno schiavo. Narra la tradizione che un giorno del rigido inverno del 335, mentre a cavallo si recava in servizio nella città di Samarobriva (oggi Amiens, nel dipartimento della Somme, Francia settentrionale), incontrò un povero seminudo che, colto dai brividi e dalla febbre, stava morendo di freddo. Non ci pensò neanche un secondo e, con la propria spada, tagliò in due parti uguali il suo grande, caldo e prezioso mantello da ufficiale, donandone la metà allo sventurato, che subito si coprì e rianimò. Riprese quindi il suo viaggio, forse più infreddolito, ma riscaldato dalla gratitudine e dalle benedizioni del pover’uomo. La notte seguente - continua la tradizione - Gesù in sembianza di povero gli apparve e, mostrandogli il mantello, lo ringraziò del suo nobile gesto di carità. Ne rimase profondamente colpito e, nel 340, a venticinque anni, conscio di quale doveva essere la sua strada nel mondo, ormai bramoso di militare solo sotto la bandiera di Cristo, avendo terminato il periodo di servizio militare obbligatorio, decise di ritirarsi nella preghiera. Si recò quindi a Pictavium, nella parte centrale della provincia di Gallia (oggi Poitiers, nel dipartimento della Vienne, Francia centrale), presso la scuola del famoso teologo, filosofo, scrittore e vescovo Hilarius [Ilario (310-367)], futuro santo, da cui fu istruito, battezzato e in seguito ordinato sacerdote. Poi intraprese il lungo viaggio per visitare un’ultima una volta i lontani genitori, riuscendo a convertirli e facendo subito dopo ritorno dal proprio maestro. Da allora, crebbe costantemente in santità e tanti sono i miracoli che, ancora in vita, gli sono attribuiti. In breve tempo divenne uno dei più illustri ornamenti della Chiesa del V secolo. Desideroso di vita austera e raccolta, si ritirò dapprima in una solitudine montana nei paraggi e poi si recò un po’ più a nord, nella città di Civitas Turonorum (oggi Tours, nel dipartimento dell'Indre-et-Loire, Francia centro-settentrionale), istituendovi la celebre e tuttora esistente Abbazia di Marmoutier (il più antico monastero di Francia, che sorge appena fuori dalla città di Tours), ove fu per parecchi anni guida di oltre 80 monaci. In seguito, per via dei numerosi miracoli compiuti, delle profezie di cui era capace e delle sue eccelse virtù, divenne così famoso che, non appena fu vacante la sede episcopale di Tours, per unanime consenso del popolo, fu eletto vescovo di quella diocesi, senza che lui lo desiderasse. Si può ben dire che la vita di Martino, come tramandatoci, fu compendiata nell’efficace epigramma: "Soldato per forza, vescovo per dovere, monaco per scelta". Da novello Pastore della diocesi non cambiò per niente il proprio semplice tenore di vita e, sempre integerrimo alla sequela di Gesù, dopo aver ben ponderato e riflettuto sui tanti doveri che aveva assunto, si diede con sollecitudine a eseguirli. Sedò contese, stabilì la pace tra famiglie, nobili e paesi, fu il padre dei poveri e più che tutto zelantissimo nel dissipare ogni resto di idolatria e paganesimo dalla sua diocesi e dalle Gallie. Formidabile lottatore, instancabile missionario e grandissimo vescovo, fu sempre vicino ai bisognosi, ai poveri e ai perseguitati. Disprezzato e irriso dai nobili, malvisto anche da una parte del clero, quella più “corrotta”, che trovava scomodo un vescovo troppo esigente, resse in mezzo a contrasti e persecuzioni, per ben ventisette anni, la diocesi della città di Tours, denominazione che lo avrebbe da allora in poi identificato con la sua specificazione “di Tours” accanto al proprio nome. Nel 397, avendo saputo che erano in corso controversie nella Chiesa del non lontano villaggio di Candes (oggi, in suo onore, Candes-Saint-Martin, nel medesimo dipartimento dell'Indre-et-Loire, Francia), benché ottantenne e cagionevole di salute si portò sul posto, convocò clero e popolo e ricompose gli animi nella pace. Ma, tornando alla sede episcopale, fu assalito da febbri altissime. Allora volle essere adagiato sulla nuda terra e cosparso di cenere, per morire come sempre aveva vissuto, da penitente. Spirò serenamente l’8 novembre 397. Dicono le cronache che il suo volto rimase nella morte splendente come se fosse avvolto da una luce di gloria e che da molti fu udito un coro di angeli cantare intorno alla sua salma. Alle sue esequie partecipò una grande folla proveniente da Tours e dal contado, che cominciò a bisticciare, contendendosi l’onore di conservare il suo corpo. Tuttavia, gli abitanti di Tours, si impadronirono di nascosto della sua salma che portarono e seppellirono nella loro città il successivo 11 novembre. Qui gli fu intitolata la cattedrale e, dicono le fonti agiografiche, compì miracoli anche da morto. Secoli dopo, però, gli Ugonotti (appellativo dato ai protestanti francesi di confessione calvinista, presenti in Francia tra il XVI e il XVII secolo) violarono quelle sacre spoglie e, dopo averle bruciate il 25 maggio 1562, ne dispersero le ceneri. Alcune reliquie, salvate, sono tutt’ora venerate nella basilica di Tours. Tale era la sua fama di santità che fu il primo e per molto tempo l'unico santo patrono della Francia, mentre sarà il primo non martire a ricevere gli onori degli altari. Martino “di Tours” è ricordato l'11 novembre, sebbene questa non sia la data della sua morte, ma quella della sua sepoltura.
IMMAGINE: "Elemosina di San Martino", rilievo in bronzo realizzato, nei primi tre decenni del XVI secolo, dallo scultore trentino Andrea Briosco, detto il Riccio o il Crispo (1470-1532). L'opera si trova presso la Galleria Franchetti, nel palazzo della Ca' d'Oro di Venezia.
Roberto Moggi
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