San Martino de Porres

Oggi - 3 novembre 2024 - XXXI domenica del tempo ordinario, Pasqua settimanale che ha la precedenza sulle altre celebrazioni, la Chiesa ricorda San Martino de Porres, religioso dell’Ordine dei Frati Predicatori (o Domenicani). Martìn (Martino), questo il suo nome di battesimo nella materna lingua spagnola, nacque il 9 dicembre 1579 a Lima, capitale dell’allora Vicereame del Perù, colonia del Regno di Spagna situata circa nella parte centro-occidentale del Sudamerica. Era figlio illegittimo del nobile spagnolo Juan de Porres Velázquez e di un’ex schiava di origine africana, che lo crebbe da sola nella fede cattolica e cercò, con le sue modeste capacità, di impartirgli i più elementari rudimenti della religione e un minimo d’istruzione. Appena nato, il blasonato genitore non lo volle riconoscere come proprio erede, poiché era mulatto e figlio di una liberta negra. Fu battezzato nella chiesa cittadina di San Sebastiano, nello stesso fonte dove ricevette il sacramento Santa Rosa da Lima (1586-1617), venendo registrato come “Figlio di padre ignoto”. Visse con la madre e la sorellina, figlia del medesimo padre, finché quest’ultimo non si decise al riconoscimento di entrambi, tenendoli con sé per qualche tempo nella sua dimora di Quito, nella vicina colonia dell’Ecuador dove era stato destinato con incarichi di governo. Nominato poi governatore del territorio di Panama, nel centro America, il padre rimandò a Lima lui e la sorellina, lasciando la bimba a dei parenti e lui alla madre, con i mezzi per farlo studiare almeno un po’. Martino diventò così allievo di un barbiere-chirurgo (professioni che all’epoca erano di norma abbinate), acquisendo una discreta esperienza in campo medico e farmaceutico, divenendo un valido infermiere. Avvenire garantito, dunque, per il ragazzo appena quindicenne. Intanto, nel suo animo buono e generoso, cresceva sempre più il desiderio di donare la vita a Dio ed ai poveri, fino a maturare l’aspirazione di entrare fra i Frati Domenicani, che avevano fondato a Lima il loro primo convento peruviano. Riuscì a realizzare il suo sogno, ma, essendo mulatto, fu accolto solo come terziario e non come religioso con il voto, ricevendo esclusivamente umili incarichi, perlopiù d’inserviente e spazzino. Persino il suo blasonato genitore, che tanto bene non si era poi comportato, venutolo a sapere se ne indignò, ma lui no, per nulla. Anzi, come il suo genitore andava in giro con la spada, lui amava mostrarsi brandendo una scopa. Nel convento era irriso perché mulatto, ma lui, anziché sentirsene offeso, vedendo malconce le finanze del monastero, propose seriamente ai superiori - in un’epoca in cui ciò era consueto - di essere venduto come schiavo per ripianarne i conti. I suoi superiori però, si resero finalmente conto delle grandi doti cristiane e delle particolari energie interiori e spirituali che lo distinguevano, togliendolo dalla condizione sottoposta e accogliendolo nell’Ordine come fratello cooperatore. Nella colonia del Perù, che aveva ancora freschissimo il ricordo dei “Conquistadores” predatori Francisco Pizarro e Don Diego De Almagro, crudeli con la gente del luogo e poi impegnati in atroci faide interne, Martino, figlio di un “invasore” spagnolo e di una schiava africana, offrì un esempio di vita evangelica esemplare e radicalmente contrapposto. La sua fama cresceva a dismisura. Venivano da lui per chiedere consiglio addirittura il Viceré del Perù e l’Arcivescovo di Lima, trovandolo sempre attorniato da poveri e malati, intento a curarli, aiutarli e consolarli. Quando a Lima arrivò una terribile epidemia di peste, curò da solo e senza alcun timore i 60 confratelli del suo convento, salvandoli tutti. Sempre più si parlava di suoi prodigi, come il dono dell’ubiquità, in altre parole di trovarsi al tempo stesso in più luoghi lontani fra loro; della levitazione, cioè del sollevarsi da terra e librarsi in aria; del discutere e chiarire complessi argomenti di teologia senza averla mai studiata o la capacità di liberare case e strade dalla presenza devastatrice dei moltissimi ratti. Fondò a Lima, poi, un collegio per istruire i bambini poveri, il primo del Nuovo Mondo. Per tutti era ormai il frate dei miracoli, venerato già in vita per i molteplici doni di grazia e di santità, dalla profezia alle scienze infuse. Fu devotissimo dell'Eucaristia. Dopo una vita interamente vissuta alla sequela di Cristo, nell’umiltà e nella semplicità, Martino, colpito da violente febbri, morì a Lima sessantenne, il 3 novembre 1639. Per il popolo peruviano e per i confratelli fu subito santo. I suoi resti riposano a Lima nella Basilica del Santo Rosario, annessa al convento domenicano di San Domenico, vicini alle spoglie di Santa Rosa da Lima e San Giovanni Macias. Fu proclamato Beato dal papa Gregorio XVI nel 1837 e canonizzato dal pontefice San Giovanni XXIII il 6 maggio 1962, primo santo di colore della Chiesa Cattolica.
IMMAGINE: "Estasi di San Martino di Porres", fotografia in bianco e nero della pala d'altare ad olio su tela dipinta, tra il 1962 ed il 1966 circa, dal pittore bresciano Consadori Silvio (1909-1994). L'opera si trova nella basilica di Santa Maria alle grazie a Milano.
Roberto Moggi
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