Oggi - 26 novembre 2024 - martedì della XXXIV settimana del tempo ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Leonardo, normalmente noto con la specificazione “da Porto Maurizio”, sacerdote. Paolo Girolamo, questi i suoi nomi di battesimo, nacque il 20 dicembre 1676 nella cittadina rivierasca di Porto Maurizio, nel nord della Liguria, territorio della “Serenissima” Repubblica di Genova (oggi Imperia, capoluogo di provincia della Regione Liguria). Era figlio del ricco armatore e capitano della marina mercantile Domenico Casanova e di Anna Maria Benza, entrambi buoni e pii. La madre morì quando egli aveva appena due anni e fu il padre - risposatosi dopo qualche anno - a dargli con l’esempio e la parola quelle basi educative e religiose alle quali ispirò tutta la sua vita. Crebbe frequentando assiduamente la propria parrocchia, in particolare devoto alla Passione di Cristo, grazie a un progetto di Via Crucis parrocchiale che lo conquisterà profondamente. Nel 1688, dodicenne, lasciò Porto Maurizio per recarsi a Roma presso uno zio, allo scopo di dedicarsi agli studi superiori di lettere e filosofia presso i Padri Gesuiti del rinomato Collegio Romano. Qui si formò frequentando anche l'Oratorio detto “del Caravita” dei medesimi Gesuiti, l'Oratorio dei Padri Filippini e il circolo culturale dei frati Domenicani. La sua vocazione religiosa, già forte, crebbe talmente che, nel 1697, iniziò il noviziato presso il convento romano di San Bonaventura al Palatino, appartenente ai frati francescani cosiddetti "Riformelli", derivanti, cioè, da quella che veniva chiamata la “Riformella francescana” [movimento di rinnovamento introdotto nella seconda metà del seicento dal Beato Bonaventura da Barcellona (1620-1684) tra i Frati Minori Riformati della Provincia Romana, che, nel 1897, sarebbero confluiti nell’Ordine dei Frati Minori Francescani]. Quando pronunciò i voti perpetui, mutò il proprio nome in quello religioso di Leonardo, in segno di gratitudine verso un cugino romano che portava quel nome, il quale lo aiutò economicamente durante la sua permanenza nella Città Eterna. Il 17 agosto 1702 fu ordinato sacerdote, ma, ben presto, si ammalò di tisi e per questo dovette tornare nella sua città per respirare salubre aria marina e curarsi. Qui, nel 1709, al culmine della malattia, quando ormai la prognosi sembrava infausta, guarì miracolosamente per intercessione della Madonna. Fece allora voto di non indossare mai più calzari in segno di ringraziamento alla Vergine Santissima e, in effetti, tornò a calzare dei sandali solo nel 1750, ben quarant’anni dopo, quando fu obbligato a farlo da papa Benedetto XIV (dal 1740 al 1758). Una volta ristabilitosi, l’anno stesso, fu trasferito a Firenze nel convento di Monte alle Croci, di cui divenne priore. Da qui, iniziò la sua lunga, instancabile e proficua opera di evangelizzazione, che lo vide impegnato in viaggi e peregrinazioni in tutta Italia. Per l’intera vita si spostò continuamente, in modo particolare in Toscana, in Liguria e in Corsica, dove fu inviato dal pontefice Benedetto XIV per ristabilire la concordia tra i cittadini, divisi sia dalle lotte intestine tra fazioni, sia dal moto contrario alla Repubblica di Genova, riuscendo ad ottenere una impensabile pace. Si narra che persino i briganti dell'isola scaricarono in aria i loro fucili, acclamando rumorosamente a lui e alla pace. A questo proposito, il grande santo napoletano suo contemporaneo, il vescovo Alfonso Maria de' Liguori (1696-1787), lo definì espressamente il più grande missionario di quel secolo. La sua predicazione aveva qualcosa di drammatico e di tragico. Folle immense accorrevano ad ascoltarlo e rimanevano impressionate dalla sua bruciante parola, che richiamava alla penitenza e alla pietà cristiana, tanto che spesso l'uditorio intero scoppiava in singhiozzi di commozione e pentimento. Predicava instancabilmente, prima di tutto con l'ardore del suo cuore, poi con i suoi temi più efficaci, cioè quelli di Gesù, della Madonna e della Santa Croce, che era al centro della sua predicazione, richiamante le folle alla penitenza e alla pietà cristiana. Aveva sempre in mente Nostro Signore pendente dalla Croce e la sua devozione più cara fu la Via Crucis, che fu da lui ideata e alla quale dette la più grande diffusione. A lui si deve anche il merito di aver proposto la definizione di quello che sarebbe stato il futuro dogma mariano dell'Immacolata Concezione, mediante una consultazione epistolare con tutti i più insigni Pastori della Chiesa del tempo. Venne infine richiamato a Roma, dove, con le sue appassionate prediche, alle quali spesso assisteva anche il papa, preparò il clima spirituale per il Giubileo del 1750. In quell’occasione, fece innalzare una croce all’interno del Colosseo, dichiarandolo sacro per via dei gloriosi martiri che sul posto, nei primi secoli della Chiesa, avevano dato la vita per Cristo. Questo gesto, tra l’altro, impedì l'ulteriore rovina del monumento, considerato fino allora come una mera cava di pietra a buon mercato. Fu l'ultima sua grande opera. Mentre predicava le Missioni nelle montagne della zona di Bologna, nel 1751, ebbe ordine dal papa di tornare nuovamente a Roma. Ubbidiente come sempre, benchè malaticcio e consumato dalle fatiche missionarie, il 15 novembre si mise in viaggio e giunse nell’Urbe la mattina del 25, ormai moribondo. Spirò il giorno dopo, 26 novembre 1751, nel convento di San Bonaventura al Palatino. Tale fu la partecipazione popolare al lutto, che occorsero i soldati per tenere indietro la folla che voleva vedere un’ultima volta fra Leonardo, già considerato santo e portar via qualche sua reliquia. Il suo corpo, dopo aver riposato per un periodo nella chiesa del predetto convento romano, fu trasportato nella natia città (oggi Imperia), ove è ora conservato in una teca della Cattedrale. Il Papa Beato Pio IX lo canonizzò il 29 giugno 1867.
IMMAGINE: "San Leonardo da Porto Maurizio", olio su tela dipinto, nel 1763, dalla pittrice e scultrice bolognese Clarice Fortunata Pellegrina Vasini, chiamata comunemente Clarice Vasini (1732-1823). L'opera si trova nella chiesa di San Paolo in Monte dell'Osservanza, presso l'omonimo convento francescano, a Bologna (regione Emilia-Romagna).
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