Oggi - 19 novembre 2024 - martedì della XXXIII settimana del tempo ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Fausto, normalmente indicato con la specificazione “d’Alessandria”, diacono e martire. Di Faustus (Fausto), questo il suo nome in latino, si hanno poche e incerte notizie, provenienti per lo più dalla “Historia Ecclesiastica” (“Storia Ecclesiastica”) del vescovo e biografo greco Eusebio di Cesarea (265-340 circa). Nacque probabilmente tra la metà del III e l'inizio del IV secolo ad Alessandria d'Egitto, grande e cosmopolita metropoli portuale sul mare Mediterraneo, appartenente alla Provincia Romana d’Egitto (oggi nell’omonima Repubblica dell’Africa settentrionale). Fausto, che proveniva verosimilmente da una famiglia già cristiana, manifestò molto presto la sua fede in Gesù, vivendo intensamente e autenticamente il messaggio evangelico, tanto da essere ordinato diacono nella Chiesa locale. Durante la persecuzione anticristiana scatenata dall’Imperatore Valeriano (regnante dal 253 al 260), che imperversò tra il 255 ed 258 circa, venne arrestato e giudicato dal locale prefetto Emiliano, che lo condannò, insieme al vescovo della città Dionigi (190-264), futuro santo e agli altri diaconi Eusebio e Cheremone, all'esilio nella regione di Kefro, in Libia, altra provincia nel territorio imperiale romano dell’Africa. In tale sperduto e inospitale territorio, vennero con loro esiliati anche Caio, Pietro e Paolo, probabilmente anch’essi diaconi e, in ogni caso, attivi membri della comunità cristiana alessandrina. In seguito, mentre il vescovo Dionigi veniva esiliato altrove, Fausto tornò clandestinamente ad Alessandria, unitamente ad Eusebio e Cheremone, divulgando il Vangelo, ma finendo per condurre una vita randagia da clandestino, in estrema indigenza, vagabondando senza mai trovare un posto sicuro dove potersi fermare, dato che era attivamente ricercato. Intanto l’Impero Romano era passato sotto la guida dell’imperatore Diocleziano (dal 284 al 305), che diede il via a nuove tremende persecuzioni nei confronti dei cristiani. Anche Alessandria d’Egitto divenne teatro di numerose efferate esecuzioni capitali, che colpirono i tanti seguaci di Gesù, che divennero per lo più martiri della fede. In un primo momento, Fausto, insieme a Cheremone ed Eusebio, riuscì a sfuggire all’arresto e a nascondersi, continuando però a testimoniare e predicare la Parola di Dio. Tuttavia, non molto dopo, quando succedette al trono l’imperatore Massimino Daia (dal 305 al 313), fu scoperto e incarcerato. Durante la detenzione fu spinto con numerose torture ad abiurare la fede, ma, benché ormai vecchio e malato, resistette ai supplizi, rimanendo fedele al Signore. Per questo motivo, infine, venne condannato alla decapitazione e giustiziato in data imprecisata, verosimilmente nei primi decenni del IV secolo. Di Fausto ci rimane il lusinghiero elogio composto in suo onore dal suo biografo Eusebio di Cesarea, dov’è affermato che Fausto si distinse per la sollecitudine con cui operò per confessare la fede e che subì la persecuzione e la morte per mano dei pagani nella forma della decapitazione, quand’era già vecchio.
IMMAGINE: "Professione di fede di San Fausto", fotografia in bianco e nero del quadro a olio su tela di ignoto autore di ambito laziale, realizzato nel corso del XVII secolo. L'opera si trova nella chiesa di Santa Maria della Provvidenza a Ronciglione (in provincia di Viterbo, regione Lazio).
Home page ARGOMENTI
Commenti
Posta un commento
Non inserire link cliccabili altrimenti il commento verrà eliminato. Metti la spunta a Inviami notifiche per essere avvertito via email di nuovi commenti al post.