Quanno ’o perucchio saglie ’ngloria perde ’a scienzia e ’a memoria

Quando una persona, grazie all’aiuto avuto dagli altri, riesce a migliorare la sua situazione economica, specialmente quella di potere, si dimentica facilmente proprio quelli che hanno reso possibile la sua fortuna.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Ci è mostrato un proverbio che poco ha a che fare con la gratitudine e la riconoscenza, sentimenti dai quali alcune persone sono aliene. Individui che se sono avvantaggiati nella posizione che hanno raggiunto, grazie al soccorrevole aiuto di qualcuno, non solo dimenticano presto la gratitudine che dovrebbero provare, ma spesso arrivano a fare proprio il merito per il miglioramento conseguito.
Un'ingratitudine, quella presentata da certi appartenenti alla natura umana, che arriva a disprezzare ciò che si implora come grazia da ottenere, nel momento del bisogno, che fa sorgere una fede travestita, perché non è altro che egoismo, così che se un miglioramento fa cessare l'esigenza dello stesso, è il profano che cancella quel poco di sentimento sacro che l'esigenza aveva fatto sorgere, con un proverbio che ben gli si può attribuire:
“Avuta la grazia, gabbato lo Santo.”
Un fenomeno, quello dell'irriconoscenza, nel quale spesso incorrono le persone altruiste e generose, che si prodigano nell'aiutare gli altri e che, ancora prima di farlo, dovrebbero sempre tenere a mente il detto: "Fa del bene e scordatene, fa del male e pensaci", perché il male è ricordato sempre, mentre il bene spesso cade nell'oblio.
Sorge al riguardo e a ben ragione il monito attribuito al filosofo Confucio:
“Non fare del bene se non hai la forza di sopportare l’ingratitudine.”
Ribadendo poi come dovrebbe essere l'atteggiamento di chiunque, riguardo all'adagio presentato:
“Dimentica le offese, ma non dimenticare mai le cortesie.”
Un monito che, spesso, proprio al contrario è rispettato.
Facilitare la vita di qualcuno, non sempre porta ai risultati che si dovrebbero sperare, come in proposito asserì
San Tommaso d'Aquino:
“Chi riceve qualcosa senza soffrire la conserva senza amore.”
Un fenomeno abbastanza ovvio, per come si arriva addirittura a disprezzare quello che si ottiene senza impegno, sofferenza e sacrificio.
Rispetto a ciò che asserì lo scrittore e aforista Ambrose Bierce:
"Aiutare, non significa altro che aumentare il numero degli ingrati."
E alla mancanza di riconoscenza, nella quale si incorre facilmente, un tipo d'altruismo più che comico ce lo presenta una locuzione di Goswin Joseph Augustin, barone de Stassart, politico olandese-belga:
“Orribile colpa l'ingratitudine! Molti l'odiano tanto che, per non far degl'ingrati, si astengono dalla beneficenza.”
Il paradosso di un altruismo negato a fin di bene, per eliminare più ingratitudine possibile.
Quanti di noi non fanno che lamentarsi dell'ingratitudine mostrata dalla natura umana?
Ma ci basta ricordare che di contro alle figure meschine e deplorevoli, per come si mostrano gli ingrati, ben altre rifulgono per un altruismo innato, nel loro impegno nel soccorrere e fornire di generi di conforto i senzatetto, nel prodigarsi nelle mense per i poveri, per portare il loro conforto negli ospedali e nelle carceri, che frequentarle richiede anche coraggio.
Volontari che non si aspettano la gratitudine e il riconoscimento, da parte di coloro che soccorrono, e hanno fatto sorgere dei centri di assistenza identificati con una parola che va al di là del termine altruismo, il nobile sentimento di compassione attiva verso l'infelicità altrui, di solito promosso da una virtuosa inclinazione alla pietà: la Misericordia.
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