Poche guadagne e assaje spese, t’appezzentisce ’int’ a nu mese

Bisogna amministrarle bene le proprie risorse, spendendo adeguatamente alle proprie entrate.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Il proverbio esorta a sapersi adeguare al proprio reddito, specialmente per chi il compenso delle proprie attività lo percepisce mensilmente, per poter arrivare a fine mese senza aver esaurito le risorse monetarie, cosa che lo costringerebbe a dover ricorrere a dei debiti.
C'è chi è portato nel saper gestire i propri averi e ha capacità imprenditoriali, come chi preferisce un'occupazione a stipendio fisso, consapevole che è il massimo a cui può aspirare e riuscendo ad adattare le proprie necessità alle entrate di cui riesce a disporre, sempre che almeno in quello sia capace.
Un assillo, quello dell'arrivare a fine mese, senza esaurire del tutto le risorse economiche, che non prova chi, per il suo lavoro, gode di introiti giornalieri, come chi si impegna in furti e appropriazioni indebite, cosa che succede anche a chi versa in povertà e si barcamena per le sue entrate, tra elemosine e centri di assistenza, nei quali riuscire a ottenere almeno un pasto.
A proposito dell'indebitarsi, mette in guardia un altro detto, che abbiamo incontrato in questa sede:
"Ciento carre ’e penziere nun pàvano nu carro ’e diébbete. "
Perché è inutile poi pensarci sopra, se il denaro non è a disposizione e diventa difficile destreggiarsi tra i bisogni primari e la soddisfazione che richiedono e i creditori che la soddisfazione delle loro spettanze, la esigono.
Un proverbio che esorta a non fare il passo più lungo della gamba, che si risolverebbe nel mantenere un tenore di vita che non è alla propria portata, rispetto al saper usare al meglio le proprie disponibilità, che sicuramente mette in condizioni di poter condurre una vita più tranquilla e più serena.
Un modo di vivere che si rifà all'aurea mediocritas, espressione tratta da un passo di Orazio (Odi II, 10,5), che illustra l'ideale classico della misura di come comportarsi:
"Chiunque l'aurea via di mezzo
predilige, al sicuro sta lontano dallo squallore
di un tetto diroccato, sta lontano, sobrio,
da una reggia invidiabile."
Saper vivere, quindi, nel giusto mezzo che rifugge dagli eccessi, che potrebbero portare alla rovina.
A proposito dell'importanza di sapersi amministrare con accortezza, un altro proverbio che a suo tempo ci è stato presentato, avverte del rimpianto che si prepara a provare chi gestisce male le sue risorse finanziarie:
"Chi male se guverna doppo se ne pente."
Un pentimento che non servirà certo a migliorare le sue risorse, sperperate per noncuranza, o superficialità, con le condizioni miserevoli ottenute che faranno sorgere il rammarico.
La società capitalista fondata sui consumi e sull'apparenza, incoraggiati da una martellante ed ingannevole pubblicità, diventa motivazione nell'avere tutto e subito, inducendo molti a vivere al di sopra delle proprie possibilità e facendoli arrivare a frequentare i cosiddetti monti di pietà, istituti che sorsero nei vari Stati italiani intorno alla metà del 15° sec., grazie all'opera dei francescani, con l'intento di liberare le classi meno abbienti dall'usura, un intento spesso deluso da chi, fin troppo spesso, fa degli usurai l'ultima ratio.
Ci mostrano le cronache e la storia, le vicissitudini di personaggi che hanno avuto successo nella vita, riuscendo a ottenere un'invidiabile prosperità, ma che hanno malaccortamente dissipato le sostanze ottenute, per ritrovarsi nella miseria più nera.
Una miseria a volte fittizia agli occhi di chi sa vivere in modo modesto e accorto nel saper gestire anche il poco che ha e che vivrebbe alla grande con le sostanze di gente che piange miseria solo perché è stata abituata al troppo.
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