Ogni rinuncia ad una cosa gradita è un atto virtuoso, anche se molte volte non volontario.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Il
proverbio ci presenta il fenomeno delle rinunce, alle quali ricorriamo
su qualsiasi cosa ci piacerebbe che succeda, dal partecipare a un
evento, al riuscire ad ottenere qualcosa di desiderabile, quando
ottenere ciò che si desidera, potrebbe risolversi
nel fare il passo più lungo della gamba, e un giudizio accorto e
ponderato ci impone una rinuncia, che può essere accompagnata dal
rimpianto provocato da una spiacevole rassegnazione.
Si
può essere convinti che è meglio astenersi dal rinunciare a qualche
cosa, anche se non si sa quando sia possibile ottenerla, perché per
quanto l'attesa si dimostri lunga, almeno per alcuni, è sempre migliore
del rimpianto che avrebbe provocato la rinuncia.
Un
desiderio che può tramutarsi nel cosiddetto sogno nel cassetto, che
nemmeno si sa se in un futuro prossimo o remoto, si aprirà.
La
rinuncia può essere vista come una resa, ma non è detto che
l'arrendersi rappresenti la debolezza del pavido indolente, perché
spesso ci vuole più forza e più determinazione nell'astenersi e lasciar
perdere, rispetto alla fiacchezza d'animo che sarebbe dimostrata dal
contrario.
Come ben afferma lo scrittore e aforista Antonio Curnetta:
"La
rinuncia non è sempre una sconfitta, anzi a volte è necessaria. Non si
trova la strada giusta, se non si ha la forza di abbandonare quella
sbagliata."
Si può
essere costretti a rinunciare addirittura a beni di prima necessità, un
modo di agire che nasce dalla privazione dovuta all'indigenza, per una
vita che si è impoverita, sia di mezzi finanziari, che di aspettative.
Ma
esulando da situazioni che non concedono alternative, la rinuncia può
rappresentare un libera, responsabile e lucida scelta, che porta forza,
potere, energia, nei nostri stili di vita.
"Rinuncia: un gesto che può rendere felici"
Lo
diceva Gandhi, che non considerava la rinuncia il segno di una
sconfitta. Ma ne riconosceva la forza. Come un gesto libero e
responsabile.
Nella
società dei consumi in cui viviamo, che porta molti individui a essere
convinti da una martellante pubblicità a considerare primari e necessari
beni del tutto superflui, con persone che prediligono non tanto
l'essere, quanto l'apparire, per il tenore di vita e i beni che si
possono permettere, saper rinunciare al superfluo è già virtù.
Per
chi si trova in un'età avanzata, nei diversi scenari in cui essa può
presentarsi, spesso le rinunce sono imposte e non il risultato di una
scelta. Rinunce dovute a una pensione esigua, limitazioni dovute ai
malanni e agli acciacchi dai quali molti anziani sono afflitti. Non
potersi permettere piacevoli convivi, allietati dai cibi una volta tanto
prediletti e divenuti vietati, perché si tradurrebbero in veleno. Le
rinunce alle liete e confortanti riunioni famigliari, per tutti i cari
che si sono congedati dalla vita e quelli che sono stati costretti ad
allontanarsi, a causa del lavoro o di altre circostanze.
Scenari
nei quali il motto latino "Necessitas virtutem fecit", ben altro che
virtuoso fa sentire chi è stato costretto alla necessità di doversi
adeguare obtorto collo (malvolentieri) a una più o meno lunga serie di
rinunce, per nulla scelte, ma solo penosamente sopportate.
Nello
stato d'essere rappresentato dall'ultimo intermezzo della vita, c'è una
rinuncia da osteggiare fino all'ultimo minuto, quella dell'arrendersi,
invece di combattere
Per
molti di noi, che stanno vivendo nella terza età, non è facile vivere
la vita come ci prefiggiamo, ma vediamo le difficoltà che incontriamo,
come incentivi ad affrontarle con la serenità dei guerrieri, che sanno
di combattere una battaglia che non vinceranno mai, ma che renderà fino
alla fine l'esistenza degna d'essere vissuta, perché sanno di
trascorrere il momento più importante del perfezionamento della vita.
Rinunciamo a tutto, ma mai e poi mai a questo e rimando al riguardo a ciò che scrissi in:
NEL CULMINE DELLA BATTAGLIA PENSO A TE
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