Ogne ppopolo tène’o guverno ca se ’mmèrita

Perché gli uomini posti alla guida degli Stati sono di norma scelti dal popolo e quindi sono la sua espressione.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Il proverbio di oggi si presenta come un vero e proprio vangelo, riguardo ai rappresentati delle istituzioni che sono stati eletti con i nostri voti e chi si lamenta di un governo da cui non si sente rappresentato, dovrebbe ricordare quando gli è successo di avere un'opinione contraria, in merito, e il sentimento di delusione che oggi sta provando, era comune agli appartenenti alla fazione opposta.
Uno degli scenari mostrati da un regime di democrazia, il cui termine, rispetto al suo significato, resta sempre molto relativo, sia per come i rappresentanti eletti riescono a mantenere le promesse fatte allo scopo di essere votati, sia per come le lobby dei poteri economici influiscono sul governo, facendolo diventare, se pur democratico nella forma, oligarchico nella sostanza.
Per quanti ricordano e sono convinti di quanto espresse a suo tempo Sandro Pertini, che era stato uno dei perseguitati dal regime precedente alla liberazione e che fu uno dei presidenti della Repubblica italiana più amati di sempre, che ben sintetizza il valore della Resistenza e l’importanza della libertà:
“È meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature.”
Troppi che ne sono ancora che aspirano a un governo del cosiddetto "uomo forte", una persona che si dimostri tosta e competente, non corrotta e coerente coi propri ideali, che sappia prendere e imporre da sola le sue decisioni per il supremo bene del paese.
Chi auspica un governo di tal fatta, si identifica ovviamente in chi si trova dalla parte giusta, nell'opprimere qualsiasi dissenziente a cui sarebbero negati i diritti di parola e di opinione.
Uno sbaglio che molti fecero, accogliendo favorevolmente il regime che ha caratterizzato una ventina di anni del primo novecento, realizzando di poi, che non fare parte del gruppo d'élite formato dai gerarchi, li metteva dalla parte dei bastonati e non dei bastonatori.
Uno scenario mostrato dalla storia del passato, che resta l'insegnante meno seguita, sui cicli di governo che in Grecia passarono dalla democrazia alla tirannide, mentre nell'antica Roma, ai primi sette re, succedette la repubblica che, successivamente si trasformò nell'impero, per come il Senato romano cedette i pieni poteri ad Augusto.
La confusione determinata dalla caduta dell'impero romano determinò la suddivisione dei territori, che furono governati prima da re e poi da imperatori, che affidarono ai collaboratori più fidati il governo dei territori in veste di vassalli, relegando la maggior parte della popolazione nel ruolo di servi della gleba.
Una situazione che determinò per molti il cercare riparo nel rifugio costituito dall'Italia dei comuni, in parte alleati degli imperatori e in parte in guerra con essi. Comuni il cui governo era gestito dalle assemblee dei cittadini, i cui disaccordi contribuirono alla nascita delle signorie, nell'epoca dell'umanesimo e del rinascimento.
Tanto per dire come gli accordi tra le persone, da rispettare per gestire il potere in tutta uguaglianza, tra i partecipanti, si siano ridotti per le continue risse tra fazioni, favorendo il governo di uno solo.
Le monarchie che governarono, prima delle repubbliche odierne, in forme assolutiste, se pur alcune edulcorate in forme di monarchie costituzionali, dettero luogo tra i dissidenti, a movimenti anarchici che aspiravano ad un'assenza di governo che ancora oggi appare utopica e del tutto impossibile da attuare.
Pensiamo ai paradossi prodotti dalla rivoluzione francese e quella russa.
Dopo le immani carneficine che caratterizzarono le due vicende, la prima si risolse in un impero, a cui seguì la restaurazione della monarchia, che per fortuna si risolse in un periodo breve e sostituito dalla repubblica.
Mentre il risultato della seconda fu ben peggiore, nel trasformarsi in una delle peggiori dittature, che dette luogo alle famose purghe staliniane.
Due vicende che infiammarono gli animi degli aspiranti alla libertà di espressione e di opinione, ma che presto delusi da quelli che furono i risvolti.
Periodi della storia dei governi, qui riportati in via sintetica e superficiale, che dovrebbero farci ringraziare il cielo per il regime nel quale ci troviamo e che dovrebbero spronarci a una maggiore partecipazione e anche a una maggiore memoria, su quello che ci viene raccontato da certi voltagabbana, che sono dei capolavori di trasformismo, per saper decidere quali sono effettivamente le persone più meritevoli da eleggere.
Ci dice il proverbio che qualsiasi governo non è altro che l'espressione della massa che rappresentiamo e, quindi, piuttosto che dare la colpa a chi governa, è il caso che il demerito ce lo attribuiamo e che ci faccia da sprone per una partecipazione più attenta e consapevole.
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