Meno si parla e meglio è.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Un detto che si contrappone a chi ha l'abitudine di parlare in continuazione, che spesso di presenta come una vera e propria nevrosi che caratterizza il logorroico.
Il silenzio nei vari modi in cui può presentarsi, sia per esprimere consenso, che rifiuto, in relazione a come chi vi ricorre è interpellato, un comportamento che può esprimersi con l'incapacita, oppure la poca voglia di comunicare, con i pro e i contro, nell'osservarlo, a seconda delle varie situazioni.
Il silenzio, che è titolo del conciso brano militare, che si presenta come un imperativo a osservarlo e suonato dai trombettieri sul fare della notte, con quello fuori ordinanza, per cerimonie commemorative, per onorare i militi defunti.
Il silenzio, ovvero l'astenersi, da parte della persona accorta e rispettosa del suo prossimo, dall'esprimersi con parole che potrebbero ferire l'interlocutore, di concerto alla famosa allocuzione della poetessa Alda Merini:
"Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire.
Le parole sono un’arma potente: possono esaltare o distruggere, costruire o demolire, sostenere o abbattere…. misurarle, sceglierle con cura a seconda delle situazioni o dell’interlocutore è segno di intelligenza e di sensibilità. Anche a me piacciono le persone che sanno scegliere le parole da non dire e che sanno capire quando scegliere il silenzio."
Ma il trattenersi dal parlare, non è detto che sia sempre da ammirare e a confermarcelo si presenta una locuzione che asserì Peppino Impastato:
“La mafia uccide, il silenzio pure.”
E fu proprio ciò che gli successe, nell'ambiente in cui viveva e in cui il silenzio assumeva la veste di omertà.
Un concetto che fu ribadito dall'attivista, politico e pastore protestante Martin Luther King:
“La più grande tragedia di questi tempi, non è nel clamore chiassoso dei cattivi, ma nel silenzio spaventoso delle persone oneste.”
Il tacere abituale che non solo può rappresentare una capacità di introspezione, ma il mezzo di cui si serve chi lo pratica per uscire dalla banalità e dall'egocentrismo, disponendosi all'ascolto, alla comprensione e all'accoglienza dell'altro, oltre che a saper essere più attento al fondamento che caratterizza la realtà dell'esistenza.
“Il silenzio è d'oro, la parola d'argento”, si usa dire, ma se il valore del silenzio resta tale, la parola può assumere il valore di un metallo molto meno nobile, con tutte le varianti con cui si può esprimere un eloquio, da un'espressione che sia chiara e sintetica, a uno sproloquio pieno di banalità, che si risolve nel cosiddetto discorso di lana caprina, che è del tutto privo d'importanza, oppure non attinente all'argomento in discussione.
Uno scenario nel quale emerge una persona perennemente intenta a perdersi le magnifiche occasioni che otterrebbe se restasse zitta, incapace com'è dell'attenzione richiesta per chi ascolta, capendo e rispondendo fischi per fiaschi, con uno sproloquio inconcludente, che fa pentire l'interlocutore di essercisi immischiato.
Un individuo incapace di capire che un silenzio sensato è mille volte migliore del proferire parole senza senso.
Scrisse Aldous Huxley:
“Dopo il silenzio, ciò che meglio descrive l'inesprimibile è la musica.”
Ma va ben oltre a tale concetto chi ama la natura, quando si trova in mezzo alle sue manifestazioni, ai piedi di monti la cui maestosità lascia senza fiato e ancor meno di parole, in mezzo a un bosco, nel quale il silenzio viene spontaneo l'osservarlo quasi in modo religioso, per come è sostituito dai rumori naturali, dal cinguettio degli uccelli , allo stormire delle fronde, ai rumori misteriosi che si percepiscono all'intorno, il silenzio rotto dallo sciabordio della risacca, in riva al mare, che viene spontaneo goderlo senza proferir parole.
Un fenomeno che per molti è una tragica realtà, è descritto da Giovanni Govoni:
"Tra le tante lingue difficili da imparare, c'è il silenzio..."
Chi ama la solitudine e se la gode come un'accogliente oasi di pace e di serenità, ama anche il silenzio che l'avvolge.
La lingua del silenzio, tanto difficile per molti. Perché nemmeno la concepiscono, non essendoci abituati, e stare in silenzio gli fa venire l'ansia.
Silenzio che diventa un'oasi che ci divide dai rumori della strada, da tutti quelli che abbiamo intorno, dal chiacchiericcio delle persone che ci attorniano, televisori, radio, musica a tutto volume........
Se riusciamo a raggiungerlo, il silenzio, ad impararne il meraviglioso linguaggio così unico, così diverso da qualsiasi altra lingua, nell'essenzialità di parole non pronunciate, ma semplicemente pensate, possiamo ancora di più perfezionarlo col silenzio della nostra mente.
Non e' una cosa semplice da ottenere per chi non è abituato a simili processi.
Ma la pace che si riesce a raggiungere ci viene da scambiarla per una vera e propria estasi.
Impariamo a coltivarlo, il silenzio, insieme alla solitudine.
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Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Un detto che si contrappone a chi ha l'abitudine di parlare in continuazione, che spesso di presenta come una vera e propria nevrosi che caratterizza il logorroico.
Il silenzio nei vari modi in cui può presentarsi, sia per esprimere consenso, che rifiuto, in relazione a come chi vi ricorre è interpellato, un comportamento che può esprimersi con l'incapacita, oppure la poca voglia di comunicare, con i pro e i contro, nell'osservarlo, a seconda delle varie situazioni.
Il silenzio, che è titolo del conciso brano militare, che si presenta come un imperativo a osservarlo e suonato dai trombettieri sul fare della notte, con quello fuori ordinanza, per cerimonie commemorative, per onorare i militi defunti.
Il silenzio, ovvero l'astenersi, da parte della persona accorta e rispettosa del suo prossimo, dall'esprimersi con parole che potrebbero ferire l'interlocutore, di concerto alla famosa allocuzione della poetessa Alda Merini:
"Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire.
Le parole sono un’arma potente: possono esaltare o distruggere, costruire o demolire, sostenere o abbattere…. misurarle, sceglierle con cura a seconda delle situazioni o dell’interlocutore è segno di intelligenza e di sensibilità. Anche a me piacciono le persone che sanno scegliere le parole da non dire e che sanno capire quando scegliere il silenzio."
Ma il trattenersi dal parlare, non è detto che sia sempre da ammirare e a confermarcelo si presenta una locuzione che asserì Peppino Impastato:
“La mafia uccide, il silenzio pure.”
E fu proprio ciò che gli successe, nell'ambiente in cui viveva e in cui il silenzio assumeva la veste di omertà.
Un concetto che fu ribadito dall'attivista, politico e pastore protestante Martin Luther King:
“La più grande tragedia di questi tempi, non è nel clamore chiassoso dei cattivi, ma nel silenzio spaventoso delle persone oneste.”
Il tacere abituale che non solo può rappresentare una capacità di introspezione, ma il mezzo di cui si serve chi lo pratica per uscire dalla banalità e dall'egocentrismo, disponendosi all'ascolto, alla comprensione e all'accoglienza dell'altro, oltre che a saper essere più attento al fondamento che caratterizza la realtà dell'esistenza.
“Il silenzio è d'oro, la parola d'argento”, si usa dire, ma se il valore del silenzio resta tale, la parola può assumere il valore di un metallo molto meno nobile, con tutte le varianti con cui si può esprimere un eloquio, da un'espressione che sia chiara e sintetica, a uno sproloquio pieno di banalità, che si risolve nel cosiddetto discorso di lana caprina, che è del tutto privo d'importanza, oppure non attinente all'argomento in discussione.
Uno scenario nel quale emerge una persona perennemente intenta a perdersi le magnifiche occasioni che otterrebbe se restasse zitta, incapace com'è dell'attenzione richiesta per chi ascolta, capendo e rispondendo fischi per fiaschi, con uno sproloquio inconcludente, che fa pentire l'interlocutore di essercisi immischiato.
Un individuo incapace di capire che un silenzio sensato è mille volte migliore del proferire parole senza senso.
Scrisse Aldous Huxley:
“Dopo il silenzio, ciò che meglio descrive l'inesprimibile è la musica.”
Ma va ben oltre a tale concetto chi ama la natura, quando si trova in mezzo alle sue manifestazioni, ai piedi di monti la cui maestosità lascia senza fiato e ancor meno di parole, in mezzo a un bosco, nel quale il silenzio viene spontaneo l'osservarlo quasi in modo religioso, per come è sostituito dai rumori naturali, dal cinguettio degli uccelli , allo stormire delle fronde, ai rumori misteriosi che si percepiscono all'intorno, il silenzio rotto dallo sciabordio della risacca, in riva al mare, che viene spontaneo goderlo senza proferir parole.
Un fenomeno che per molti è una tragica realtà, è descritto da Giovanni Govoni:
"Tra le tante lingue difficili da imparare, c'è il silenzio..."
Chi ama la solitudine e se la gode come un'accogliente oasi di pace e di serenità, ama anche il silenzio che l'avvolge.
La lingua del silenzio, tanto difficile per molti. Perché nemmeno la concepiscono, non essendoci abituati, e stare in silenzio gli fa venire l'ansia.
Silenzio che diventa un'oasi che ci divide dai rumori della strada, da tutti quelli che abbiamo intorno, dal chiacchiericcio delle persone che ci attorniano, televisori, radio, musica a tutto volume........
Se riusciamo a raggiungerlo, il silenzio, ad impararne il meraviglioso linguaggio così unico, così diverso da qualsiasi altra lingua, nell'essenzialità di parole non pronunciate, ma semplicemente pensate, possiamo ancora di più perfezionarlo col silenzio della nostra mente.
Non e' una cosa semplice da ottenere per chi non è abituato a simili processi.
Ma la pace che si riesce a raggiungere ci viene da scambiarla per una vera e propria estasi.
Impariamo a coltivarlo, il silenzio, insieme alla solitudine.
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