Ll’uocchio d’ ’o patrone ngrassa ’o cavallo

Aver cura di qualcosa che ti appartiene non può che comportare benefici.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Ci è presentato un proverbio, in napoletano in questo caso, ma che è espresso ovunque anche in italiano, come esortazione ad amministrare i propri beni di persona, consapevoli dei rischi che si corrono se la cura è delegata ad altri, come accenna al riguardo la locuzione che presenta l'attenzione del buon allevatore che non mette una volpe a guardia del pollaio.
Una cura, quella dei propri beni, che va di conserva con quella di sé stessi, nel sapersi accudire di persona, specialmente in tarda età e, al contempo, tenere cura della propria abitazione, che altri non saprebbero fare con la stessa attenzione del suo proprietario.
“L’occhio del padrone ingrassa il cavallo” è un proverbio molto noto che viene utilizzato per indicare che solamente il diretto interessato può fare al meglio i propri interessi: utilizzando la metafora del cavallo e del padrone, questo modo di dire sta quindi a significare che l’animale vive nel migliore dei modi se a prendersene cura e a occuparsi del suo nutrimento è il padrone stesso. Si tratta di un proverbio che deriva dalla saggezza popolare e trova le sue radici nell’antichità. È un modo di dire della tradizione contadina e può essere applicato a ogni tipologia di situazione.
Al tempo stesso il proverbio ha anche un significato accessorio, che vuole essere un ammonimento per coloro che hanno intenzione di delegare i propri interessi a qualcun altro, quando invece per essere certi che una cosa prosperi è meglio occuparsene in prima persona.
Si tratta di un proverbio antico e la sua origine va ricercata nella lingua latina e nella frase “Oculus domini saginat equum” che è stata scritta da Lucio Giunio Moderato Columella, scrittore romano che si è occupato soprattutto di agricoltura, dopo aver fatto carriera nell’esercito fino al ruolo di tribuno. è vissuto tra i 4 e il 70 d. C. Una frase che poi con il tempo è divenuta di uso comune e vene utilizzata ancora oggi.
Un detto che si accosta ad altri simili, come “Le pecore grasse ingrassano il padrone”, ovvero come e la cura dei propri interessi, nel lungo periodo, sarà sempre fonte di ulteriori guadagni.
Gli fa seguito, nell'ambito lavorativo, “Il padrone buono fa buoni anche i contadini”, perché se pur costretti a delegare ad altri dei lavori che non si possono svolgere da soli, è sempre richiesto l'occhio attento del gestore sul lavoro che fanno i sottoposti.
Ce ne sono poi d'altri proverbi sull'animale che fu principale mezzo di locomozione in tempi ormai trascorsi, ed oggi allevato per diletto, o per cimentarsi nelle gare.
Uno dei più rinomati è “Campa cavallo che l’erba cresce”, in questo caso il modo di dire incita alla pazienza e all’arte dell’attesa capace di portare i risultati sperati.
Gli fanno seguito "Cavallo da battaglia tienilo a orzo e paglia." Per il rischio che sarebbe sorto per il cavaliere, nel trascurare l'animale di cui si serviva nel combattimento, che era già rischioso di per sé e che quindi ne sarebbe stato raddoppiato.
Quanto poi ai vantaggi presentati dalla diversa età dell'animale: "Cavallo giovane porta soldati, cavallo vecchio porta concime."
Poniamo a seguito del proverbio presentato: "Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio", nel decidere se affidare la cura delle proprie sostanze ad altri, o farlo in prima persona, che è sempre la cosa migliore, almeno finché non manca l'attitudine che si spera di avere anche in età avanzata.
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