Bestemmia ingiustificata non lascia segni e si corica dov'è uscita.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Si
rifà, l'adagio, a un'espressione che è sempre fuori luogo, quand'anche
chi la pronuncia la reputi giustificata per le traversie in cui viene a
trovarsi. Se già il turpiloquio in sé, specialmente quando è abituale,
caratterizza la grettezza di chi vi ricorre,
dissolvendo l'esile vernice dell'etica morale rappresentata da un
contegno civile e dignitoso, la bestemmia che si esprime con l'ingiuria
verso qualsiasi divinità, che sia pronunciata dal credente sedicente, o
da un ateo miscredente, è frutto di una depravazione mentale che si
esprime con un'aberrante protervia e arroganza, che non fanno che
evidenziare il degrado intellettuale in cui versa l'autore.
La
figura che ho definito "credente sedicente", mette il luce il
comportamento discordante che c'è, nel frequentare il luogo di culto
abituale, recitando le dovute preghiere e orazioni, per poi comportarsi
al di fuori con un contegno e un eloquio che vitupera la divinità del
credo che mostra di professare, insultandola in modo del tutto
incompatibile. e anche deprimente per chi lo ascolta e si attiene a un
comportamento più adeguato.
C'è
anche da dire che è da prendere in considerazione lo scenario in cui è
vissuto il bestemmiatore, rappresentando la religione, per i più,
un'acquisizione culturale, che se è mancata nell'educazione familiare,
che si tratti di bestemmia o turpiloquio, diventa una forma
d'espressione abituale a cui non si dà peso, per la normalità con cui è
vissuta.
C'è poi da
aggiungere che alla mancanza di un adeguato insegnamento sulla
confessione che è osservata nell'ambiente, può sopperire una
predisposizione intima, dettata dall'inconscio, che spinge il soggetto a
cercare di acquisirla di sua spontanea volontà.
Gli
usi e i costumi che abbiamo fatto nostri, con i modi di vivere, di
pensare e di esprimerci, ci sono stati inculcati dalla famiglia,
dall'ambiente e magari anche dal tipo di chiesa o tempio frequentati,
con l'osservanza delle regole da rispettare e i comportamenti da
evitare.
Un insieme di
nozioni che, se sono mancate, oppure sono state rigettate, possono aver
dato luogo a mentalità e comportamenti al di fuori di ciò che è
considerata norma.
Riguardo
al fenomeno rappresentato, per i più, dall'osservanza di qualsiasi
credo, bestemmiare è come tirare un sasso in aria, con tutto il rischio
che cada sulla testa e recita un adagio a tal proposito:
“Le imprecazioni sono foglie e chi le semina, anche le raccoglie.”
Spesso,
la religione professata convince chi la segue ad avere tutto il diritto
di non rispettare, se non addirittura di schernire, quella seguita da
altri, fenomeno che caratterizza anche l'ateo, quando gli manca l'etica
morale che lo induca a rispettare usi, costumi e credenze che non
ritiene suoi.
Il dio
antropizzato, reso tale da come ce lo immaginiamo, per tutte le migliori
qualità umane che gli attribuiamo, dall'amore alla perfezione, come
riusciamo a immaginarcela, con tanto d'illusione d'esserne fatti a
immagine e somiglianza, è lontano miliardi di anni luce da qualsiasi
dote, se pur immaginata ultraterrena, che riusciamo ad attribuirgli.
Un
concetto ben rappresentato da ciò che ci rammenta il poeta romanesco
Giuseppe Gioacchino Belli, a proposito di bestemmie e imprecazioni:
"Bbada, nun biastimà, Ppippo, ché Iddio / è Omo da risponne pe le rime."
[Bada, non bestemmiare, Pippo, perché Iddio / è tipo da rispondere per le rime].
"Nu
lo sai che ccos'è un'imprecazzione? / è ppiú ppeggio assai ppiú dd'una
bbiastima. / Perché cquesta er Zignore nu la stima / nemmanco pe 'na
coccia de melone: / eppoi, bbeato lui, sta ttant'in cima / che nnun
j'ariva a un pelo de cojjone."
[Non
lo sai che cos'è un'imprecazione? / è peggio assai d'una bestemmia. /
Perché questa il Signore non la considera / neanche una buccia di
melone: / eppoi, beato lui, sta tanto in alto / che non gli arriva a un
pelo di coglione].
Sempre che la volgarità sia scusata al poeta e a me che la riporto.
Riguardo all'allocuzione attribuita all'attore, comico e scrittore britannico. Stephen Fry:
"Non
credo che esista qualcosa come la bestemmia, esiste solo l'indignazione
da parte di coloro che sono insicuri della loro fede."
Sono
in disaccordo, riguardo alla bestemmia, ma ritengo che la peggiore ira
suscitata da un insulto verso la divinità della quale una certa persona
ritiene di essere credente, non fa altro che dimostrare l'insicurezza
inconscia del suo credo, se non il professarlo intriso dei peggiori
sentimenti e attaccamenti umani.
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