Chi
cerca di mettersi avanti agli altri nella vita dovrà poi fare i conti
con la sua preparazione e, accontentarsi del posto acquisito in base
alle sue vere capacità.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Il
proverbio sconsiglia a chiunque aspiri a essere tra i primi, in una
qualsiasi attività, se non tiene conto delle effettive capacità che
egli possiede.
Tra il primeggiare per doti innate, o acquisite, e l'aspirare a essere tra i primi senza merito, c'è
il divario della spontaneità nel figurare all'apice in un qualsiasi
ruolo, senza curarsi di apparire in tale veste, ma solo concentrati sui
risultati che si desiderano conseguire, di contro all'inettitudine degli
incapaci, la cui unica dote è rappresentata dalla presunzione.
Rispetto
al presuntuoso che pretende di occupare nell'ambiente, o nella società,
un posto preminente del tutto senza merito, la persona alla quale tale
posto si confà, l'ottiene grazie all'impegno nell'agire e, se pure è
consapevole delle sue capacità, è anche il giudice più severo, verso sé
stessa, per potersi migliorare.
Riguardo
al desiderio di primeggiare, quando si è coscienti delle proprie
capacità più che sperimentate nelle traversie affrontate, ma anche
consapevoli dell'umiltà che può esservi richiesta, è famoso l'episodio
riportato dallo storico Plutarco, nella vita di Cesare, 11,4.
"...Si
dice che, attraversando Cesare le Alpi e un villaggio barbaro, abitato
da pochissimi uomini e misero, gli amici con riso e scherno dicessero
che forse anche lì vi erano ambizioni per il potere, contese per
prevalere ed invidie reciproche fra i potenti, e che egli, parlando
seriamente ad essi, Giulio Cesare rispose: "Io preferirei essere il
primo presso questi piuttosto che il secondo presso i Romani".
Plutarco,
in greco, riporta la citazione latina, "Malo hic esse primus quam Romae
secundus", che il generale romano avrebbe pronunciato, durante la
campagna di Gallia, mentre a Roma acquisiva sempre più potere il suo
amico-nemico e collega di triumvirato, nonché genero, Gneo Pompeo.
L’espressione è chiaramente probante del carattere ambizioso di Cesare,
determinato a prevalere, in ogni modo, sui suoi antagonisti per la
conquista del potere e ad assumere una posizione dominante.
Attualizzata, la frase è estendibile a quelle persone che, soprattutto
nell’ambito economico, tendono ad essere leader incontrastati di un
determinato settore produttivo, magari meno importante di altri, ma
comunque redditizio, piuttosto che languire in un settore più
importante, in una posizione inferiore e marginale per una concorrenza
molto agguerrita.
Riguardo
allo scenario rappresentato dalla cultura e dalla scienza, viviamo
purtroppo in una società nella quale l'apparire spesso prevale
sull'essere, per capacità del tutto proditorie riconosciute come reali
grazie a clientelismi, o a nepotismi., uno dei fenomeni che incoraggiano
la tanto pubblicizzata, deprecata e da tempo endemica fuga dei
cervelli, ovvero delle persone in gamba e preparate nelle loro
discipline, che cercano luoghi nei quali prevale la meritocrazia,
rispetto al favoritismo che impera qui da noi.
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