Ancappa pe pprimmo, fossero pure mazzate!

Essere sempre il primo in ogni circostanza anche se a volte può non convenire.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Il proverbio che oggi ci è proposto, invita a primeggiare in ogni azione che deve essere portata a compimento, addirittura in circostanze che dovrebbero essere evitate.
Un imperativo che esorta non solo a osare, ma a mettersi in luce a qualsiasi costo, che ben si confà con gli scenari che ci mostrano le cronache sulle persone di successo.
In una classifica, che sia sportiva, o dovuta ad altre imprese, il podio è costituito da tre posti, così che i due che sono dietro al primo, una parte di gloria ce l'hanno anche essi, se pur minore, ma nella visuale dell'adagio presentato, senza nemmeno fare caso al terzo, il secondo non è altro che il primo di quelli che hanno perso.
Il fenomeno messo in luce dal proverbio, è quello della competizione, con i tanti aforismi e locuzioni che la menzionano, sia per affrontarla, che per evitarla, così che la persona ardimentosa, ma anche cosciente delle sue capacità, che vi si vuole coinvolgere, tiene anche conto dell'insuccesso in cui può incorrere, così che qualora si verificasse, non si risolverebbe come un ostacolo insuperabile, ma da saper riuscire a dipanare, grazie a una delle ipotesi fatte prudentemente in precedenza.
Non sempre cercare di distinguersi si presenta in modo positivo, come leggiamo tra le locuzioni di Indira Priyadarshini Nehru, conosciuta al secolo come Indira Gandhi:
“Mio nonno mi disse una volta che ci sono due tipi di persone: quelli che fanno il lavoro e quelli che si prendono il merito. Mi disse di cercare di essere nel primo gruppo; ci sarà sempre molta meno competizione.”
Spesso in un qualsiasi lavoro, c'è chi vi eccelle e passa inosservato, rispetto a chi si gloria e si appropria del merito di un risultato che hanno conseguito altri, con tutti quelli che sono attirati più dagli sbruffoni che da i meritevoli.
Per quanti poi il primeggiare consiste solo nel cercare di apparire, a prescindere dal godere di doti intellettuali, se non labili, del tutto inesistenti?
E sì che ce ne sono di proverbi che invitano a essere prudenti, come tra i più famosi, c'è quello che enuncia:
"Chi troppo in alto sal, cade sovente precipitevolissimevolmente"
E sia la storia, che l'attualità, ci mostrano una moltitudine di personaggi famosi che la brama di primeggiare ha fatto far loro, come anche si usa dire, il passo più lungo della gamba, così che dalle stelle del successo e della gloria, sono precipitati nelle stalle della sconfitta, della miseria, se non addirittura dell'infamia.
In una società nella quale sono il capitalismo e il consumismo che lo tiene su, ad imperare, si cresce fin da piccoli subissati da imperativi che esortano a essere tra i primi in qualsiasi impresa e il riuscire a non esserne coinvolti, può dare luogo a vere e proprie mosche bianche, come leggiamo nel racconto fatto da John Lennon, che fece parte del famoso gruppo musicale dei Beatles:
"A scuola mi domandarono cosa volessi essere da grande.
Io scrissi “Essere felice”.
Mi dissero che non avevo capito il compito,
e io risposi che loro non avevano capito la vita."
Imparare a essere felici, è uno degli insegnamenti da impartire ai giovani che mancano nella nostra società, rispetto alla continua spinta a essere competitivi a qualsiasi costo, e l'effetto deleterio è rappresentato dalle sindromi psicologiche che affliggono molti adulti, rappresentate dall'ansia, dagli attacchi di panico e dalla depressione, che arrivano a indurre all'extrema ratio del suicidio.
Vediamo come nell'ambiente rappresentato dalla cultura e dalla scienza, il clientelismo, il favoritismo e il nepotismo, che promuovono l'ascesa di incapaci raccomandati e leccapiedi, si presentano come una barriera invalicabile per i meritevoli e producono l'endemica fuga dei cervelli, che cercano in altre nazioni gli ambienti più confacenti improntati alla meritocrazia.
Constatiamo come in uno dei campi più sottovalutati anche dalla politica, che è quello della ricerca, chi desidera ed è anche cosciente di quanto può primeggiare con gli studi che ha portato avanti, non gli resta che cercare all'estero il riconoscimento della sua eccellenza.
Il desolante scenario che ne consegue, ce lo presenta una stima citata dalla Corte dei Conti (Referto sul sistema universitario 2021) dal 2013 a oggi la fuga dei laureati è aumentata del 41,8% .
I ricercatori italiani che partono, non tornano infatti quasi mai indietro e pochi sono gli scienziati stranieri che scelgono l’Italia per fare carriera.
Tanto per dire come qui da noi, l'ignoranza è promossa e incoraggiata con costanza e se ne sorgesse qualche dubbio, si prestano alcune figure politiche a confermarcelo.
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