In tempi antichi le ragazze molto belle erano corteggiate da tutti ma nessuno pensava di sposarle.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Il
detto ci rammenta uno degli scherzi che ci possono fare le sembianze
umane, facendoci sviare da un giudizio accorto, sulla personalità di una
persona, a causa dell'avvenenza o dalla sgradevolezza dei lineamenti
con cui essa si mostra.
La bellezza esteriore,
come anche la bruttezza, si dimostrano spesso ingannatrici, facendo
confondere e adeguare l'esteriorità all'interiorità della persona.
La
prima cosa che ricordiamo delle persone che hanno risvegliato in noi un
sentimento di attrazione, è costituita dai loro lineamenti, che si
conformano all'ideale che abbiamo nell'inconscio, che fa scaturire sia
un'attrattiva passeggera, che il sentimento del tutto irrazionale, che
definiamo colpo di fulmine, un'emozione travolgente che lascia senza
fiato o fa battere il cuore all'impazzata.
Un fenomeno messo in luce dal famoso detto del filosofo Blaise Pascal:
"Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”,
Perché
le emozioni che proviamo, non sono sempre perfettamente comprensibili
alla nostra mente, e spesso non riusciamo a spiegarcele razionalmente.
Ma
come dice il proverbio, spesso la troppa bellezza, almeno per alcuni,
mette in soggezione e se pur non si riesce a tenere a freno quel
corteggiamento che sorge spontaneo e che poco si cura del ben
dell'intelletto, questi, se pur messo da parte, anche se a malapena
riesce a riaffiorare, riesce a frenare chi prova tale sentimento,
prospettandogli le difficoltà che possono sorgere nell'ottenere le
grazie di una persona troppo ambita da una gran cerchia di
corteggiatori.
Nel caso
di una persona molto corteggiata, spesso è il carattere ad esserne
influenzato in modo negativo, accrescendone la presunzione e le pretese,
così che, rispetto a chi è reso completamente cieco dall'amore, c'è
anche chi riesce a rendersi conto delle difficoltà rappresentate dal
cercare di unirsi a una persona di tal fatta, al punto che la prudenza
riesce ad avere la meglio sul rammarico che può sorgere nell'astenersi
dall'impresa.
Il proverbio presentato, ce ne fa ricordare altri due che richiamano fatti storici avvenuti nel passato.
Uno
che è usuale un po' più su di Napoli, non solo in quel di Roma, ma
anche nel resto d’Italia e viene usato per ironizzare quando una donna
(e perché no, anche un uomo) dice di avere tanti spasimanti ma nessuno
se la sposa.
"La sora
Camilla, tutti la vogliono e nessuno se la piglia", che ci riporta a un
episodio storico avvenuto e rappresentato da Camilla Peretti che nacque
ad Ascoli Piceno nel 1519 e fu sorella di Felice Peretti che diventò
papa Sisto V.
Essa
Giunse a Roma nel 1586 dalla nativa Piceno e qui sposò Giovanni Battista
Mignucci da cui ebbe due figli: Francesco e Maria Felice. Inoltre, sia
prima che dopo la morte del marito, la stessa si attribuì o le furono
attribuiti numerosi spasimanti e così, nel fervido immaginario popolare
romano, iniziò a girare la famosa diceria… sicuramente i pretendenti non
le mancarono ma quando i “prescelti” venivano a sapere che era la
sorella del Papa (non poche teste vennero fatte cadere dal pontefice,
persino il giorno in cui ascese al soglio pontificio …) rinunciavano e,
alla fine, Camilla si ritirò in convento dove morì nel 1605.
Questa
nobildonna ebbe, in qualche modo, a che fare con la storia della
Marsica o meglio di una zona di questa terra, il Feudo di Celano, perché
tra il 1581 ed il 1591, acquistò da donna Costanza Piccolomini il Feudo
con castello e territorio e dove si trasferì alla morte del fratello,
elargendo in sua memoria grandi donazioni a chiese e conventi.
Quanto al fratello, fu un papa così particolare da ispirare a Giuseppe Gioachino Belli la poesia:
PAPA SISTO
Fra ttutti quelli c’hanno avuto er posto
De vicarj de Ddio, nun z’è mmai visto
Un papa rugantino, un papa tosto,
Un papa matto, uguale a Ppapa Sisto.
E nun zolo è dda dì cche ddassi er pisto
A cchiunqu’omo che jj’annava accosto,
Ma nnu la perdonò nneppur’a Ccristo,
E nnemmanco lo roppe d’anniscosto.
Aringrazziam’Iddio c’adesso er guasto
Nun pò ssuccede ppiù cche vvienghi un fusto7
D’arimette la Cchiesa in quel’incrasto.
Perchè nun ce pò èsse tanto presto
Un antro papa che jje pijji er gusto
De méttese pe’ nnome Sisto Sesto.
Quanto all'altro adagio che si accosta al primo, è presentato con:
"La Bella di Torriglia, che tutti la vogliono, ma nessuno se la piglia", che deriva dal detto genovese:
"A l'é a bella de Torriggia: tutti a vêuan e nisciûn s'a piggia"
Altro luogo comune per indicare qualcosa di molto ambito solo in apparenza.
E anche il titolo di bella di Torriglia è ambito da ben tre figure.
La
maggiore pretendente a questo titolo è forse Rosa Garaventa (nata a
Torriglia in data sconosciuta e morta nel 1868). Un suo ritratto venne
pubblicato sul periodico umoristico-letterario Farfalla. Teneva fra le
mani un mazzolino di fiori e la dedica diceva: "Regina di Torriglia
accende i cuor / si chiama Rosa e un fior essa è tra i fior".
La
veridicità della leggenda che vuole Rosa Garaventa essere stata la
Bella di Torriglia, viene messa in discussione da altre di segno
opposto, di cui una risalente al XVI secolo, secondo la quale la vera
Bella di Torriglia sarebbe stata tale Clementina (o Celestina), amante
di Sinibaldo Fieschi, Signore di Torriglia.
Ma
a Rosa Garaventa e alla misteriosa Clementina, altre fonti, oppongono
una terza pretendente al ruolo di Bella di Torriglia: sulla facciata di
una casa del comune ligure vi è un bel ritratto di fantasia, a piena
figura, opera del pittore locale Pietro Lumachi, che raffigura tale
Maria Traverso, morta nel 1886, altra possibile Bella torrigliese.
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