Oggi - 19 ottobre 2024 - sabato della XXVIII settimana del tempo ordinario, la Chiesa celebra la memoria facoltativa di San Paolo della Croce, sacerdote. Paolo Francesco, questi i suoi nomi di battesimo, nacque il 3 gennaio 1694 a Ovada, nel Ducato del Monferrato sito nel Piemonte meridionale (oggi in provincia di Alessandria, regione Piemonte), dalla famiglia di commercianti di nobili origini dei Danei. Narrano le cronache che, quando venne al mondo, la camera s’illuminò improvvisamente di una prodigiosa vivissima luce, presagio dei disegni di Dio sulla sua persona. Fin da bambino, infatti, grazie anche al buon ambiente familiare, mostrò una spiccata spiritualità, trascorrendo molto tempo in preghiera, partecipando ogni giorno alla Santa Messa e accostandosi con frequenza ai sacramenti. Nel 1701, si trasferì con i genitori in una loro proprietà nel vicino paese di Gamondio (oggi Castellazzo Bormida, sempre in provincia di Alessandria). Qui ricevette una prima istruzione, proseguita sotto la guida di un sacerdote che teneva una scuola per ragazzi a Cremolino, altro paese della stessa zona. Intanto, sempre più divampava nel suo cuore l’amore per Gesù, portandolo, a seguito della contemplazione dei dolori e delle sofferenze di Nostro Signore, che faceva abitualmente, a intraprendere un duro esercizio di penitenza. Nello stesso tempo studiava con profitto, dedicando i ritagli di tempo libero alla lettura della Sacra Scrittura e alla visita di chiese, dove trascorreva molto tempo in adorazione prima di accostarsi all'eucaristia, per la quale aveva un'ardente devozione. Nel 1709, lasciò la scuola e tornò nella sua casa di Castellazzo. Qui, nel 1713, come attesta la tradizione, un “intervento della Grazia” lo convertì completamente, mentre, nel 1714 circa, un’altra intensa e decisiva esperienza mistica gli mostrò e gli fece comprendere Dio come Amore e Misericordia, facendogli vedere in modo totalmente nuovo la propria vita. Di queste esperienze sopranaturali, che segnarono l’inizio di una sua profonda trasformazione interiore, lasciò più tardi traccia nei suoi scritti, affermando d’aver cominciato solo allora a conoscere veramente Dio. Così, infiammato dal desiderio di seguire Cristo, se necessario fino al martirio, decise di aderire all’accorato appello lanciato il 31 maggio 1715 dal pontefice Clemente XI, che chiedeva l’arruolamento di volontari sotto le insegne della Repubblica di Venezia, per combattere in Grecia contro i Turchi musulmani che minacciavano l’Europa cristiana. Pertanto si arruolò nella flotta di Venezia, pronta ad abbattere la mezzaluna islamica. Tuttavia, prima di partire per il conflitto, che si rivelerà durare ben quattro anni, dal 1714 al 1718, comprese di non essere chiamato all’uso delle armi e che ben altra era la volontà divina nei suoi confronti. Lasciò perciò la milizia terrena, intenzionato a formare invece una valorosa e disciplinata schiera di “Soldati del Redentore”, senza armi se non la fede e la preghiera, pronti a far conoscere a tutti i dolori sofferti da Gesù per salvarci e per riparare i tanti peccati causa dei dolori del Crocefisso. Tornato in famiglia, rinunciò alla cospicua eredità lasciatagli da uno zio sacerdote e alla proposta di un conveniente matrimonio, preferendo incamminarsi per la via della Croce, alla sequela di Cristo. Parlò quindi dei suoi progetti al proprio vescovo di Alessandria, il quale innanzitutto dispose che egli facesse un salutare discernimento in solitudine per ben quaranta giorni. Al termine della lunga riflessione, rafforzato nella fede e nel convincimento, ottenne dal Pastore l’approvazione di una prima “bozza” di vita religiosa e, dopo aver ricevuto all’uopo una rude tonaca, fu incaricato della predicazione. In seguito si spostò a Roma, ove potè studiare approfonditamente la teologia, venendo poi consacrato sacerdote da papa Benedetto XIII. Nel 1737, in una nuova esperienza mistica, la Vergine Maria lo invitò a formare una comunità religiosa nella solitudine toscana del Monte Argentario (nell’attuale provincia di Grosseto, Toscana), indicandogli anche l’abito che avrebbe dovuto portare: una semplice tonaca grezza di colore nero. Egli subito ottemperò e si ritirò, con i primi fratelli conquistati alla causa, sul monte indicatogli. Qui diede inizio stabilmente a una prima comunità religiosa di tipo eremitico, con la costruzione del primo convento, da lui chiamato “Ritiro”, per indicare la solitudine in cui i religiosi avrebbero dovuto vivere, al fine di favorirne la preghiera e lo studio, per farli diventare buoni predicatori e direttori spirituali. La regola da lui redatta per questa comunità univa, a una vita molto austera di preghiera, silenzio e penitenza, anche l’esercizio della carità e la predicazione alle popolazioni mediante le “Missioni popolari”. Egli aggiunse, ai tre consueti voti dei religiosi (di povertà, castità e obbedienza), quello specifico di promuovere il ricordo della Passione di Nostro Signore. Così radunò compagni perché vivessero insieme e annunciassero il Vangelo di Cristo, ponendo a fondamento della loro vita e del loro apostolato la Passione di Gesù. Infatti, discernendo i mali del mondo, Paolo ne scoprì e proclamò il rimedio proprio nella Passione di Nostro Signore, che definì: “La più grande e stupenda opera dell’Amore Divino”. Nasceva così la “Congregazione della Passione di Gesù Cristo”, i cui membri sono detti “Passionisti”, dei quali, il 15 maggio 1741, il pontefice Benedetto XIV approvò la regola. Il successivo 11 giugno, con sei compagni, emise la professione pubblica, aggiungendo al proprio primo nome di battesimo, Paolo, la specifica “della Croce”, a sottolineare la sua radicale appartenenza a Cristo Crocifisso. Da quel momento, lui e i suoi confratelli, cominciarono a portare sul petto, all’altezza del cuore, un simbolo o segno costituito da un cuore bianco sormontato dalla Croce, con al suo interno la scritta “JESU XPI PASSIO” (“Passione di Gesù Cristo”). Questo simbolo ricorda a tutti il “mandato” di San Paolo della Croce e dei suoi confratelli, fare memoria delle sofferenze di Gesù e promuovere, nei cuori della gente, una vera spiritualità della Passione. Paolo intraprese con molta energia l’attività di missionario itinerante, percorrendo instancabilmente paesi e città dell’Italia settentrionale e centrale. Privilegiò il popolo più bisognoso dal punto di vista materiale e spirituale, come quello confinato nelle zone malsane della Maremma, pianura estesa tra la parte meridionale della Toscana e quella settentrionale del Lazio e nelle campagne in genere. Il servizio apostolico si concretizzava nella predicazione e nella direzione spirituale ad un gran numero di persone. Voleva convincere tutti, anche i meno colti, a dedicarsi alla preghiera e alla meditazione, convinto di aiutare in tal modo a prendere maggior consapevolezza della propria dignità, mediante la memoria dell’Amore personale di Gesù. Innumerevoli eretici, meditando le sofferenze e i dolori del Redentore, riconobbero il loro peccato e pentiti tornarono in seno alla Chiesa Cattolica. Grande fu il bene compiuto dalla Congregazione, che, nel 1769, ebbe stabilità giuridica grazie all’approvazione definitiva concessale da papa Clemente XIV. Nel 1771 Paolo della Croce, che da tempo pensava a una comunità di donne che vivessero il medesimo carisma, fondò a Tarquinia (presso il litorale tirrenico dell’odierna provincia di Viterbo, Lazio), con la collaborazione di Geltrude Costantini, che sarebbe in religione diventata Madre Maria Crocifissa di Gesù (1713-1787), oggi Venerabile, il primo monastero delle Claustrali Passioniste. Da questa comunità, nel 1815 si svilupparono le Suore Passioniste di San Paolo della Croce, congregazione di vita apostolica, consacrata alla missione educativa, con particolare attenzione alle donne segnate da varie forme di violenza e di sfruttamento. Tanto era viva la fiamma della carità nell'anima di Paolo, che si palesava anche esternamente: nel celebrare la Santa Messa non poteva trattenere le lacrime e sovente era rapito in estasi, sollevato da terra e circonfuso da vivida luce. Fu favorito di molti doni celesti: rivelazioni, colloqui divini, profezie e dono delle lingue. Nonostante una vita così rude da penitente, arrivò a veneranda vecchiaia. Il 28 aprile del 1775, a Roma, date le ultime paterne raccomandazioni ai suoi confratelli e ricevuti i Sacramenti, ricreato da una celeste visione, volò al suo Redentore. Dal 25 aprile 1880 le sue spoglie mortali sono conservate a Roma, nella cappella a lui dedicata della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo. Fu proclamato santo il 29 giugno 1867 da papa Pio IX, futuro Beato.
Immagine: "San Paolo della Croce", fotografia in bianco e nero del quadro a olio su tela dipinto, tra il 1790 ed il 1799 circa, da ignoto autore d'ambito laziale, appartenente alla scuola del pittore Sebastiano Conca (1680-1764). L'opera si trova nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore ad Itri (provincia di Latina, regione Lazio).
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