Oggi - 9 ottobre 2024 - mercoledì della XXVII settimana del tempo ordinario, la Chiesa celebra la memoria facoltativa di San Giovanni Leonardi, sacerdote. Giovanni, questo il suo nome di battesimo, nacque verso il 1541 a Diecimo, piccolo villaggio appartenente alla Repubblica di Lucca, nel nord della Toscana (oggi frazione del comune di Borgo a Mozzano, in provincia di Lucca, regione Toscana). Appartenente alla benestante famiglia di agricoltori Leonardi, visse con serio impegno cristiano già la prima stagione della sua esistenza. Ancora giovane fu mandato dai familiari a Lucca per apprendere il mestiere dello “speziale” (una sorta di farmacista) e s'inserì molto bene nell’ambiente sociale cittadino, attirandovi per santità di vita e radicale scelta evangelica l’intera gioventù. In questo periodo, si avvicinò alla confraternita laica detta “dei Colombini” [ispirata al Beato Giovanni Colombini (1304-1367)], vicina alla spiritualità del religioso e predicatore Domenicano Girolamo Savonarola (1452-1498), ponendosi al contempo sotto la direzione spirituale dei medesimi Frati Predicatori. In tale confraternita, Giovanni realizzò l'aspirazione a conseguire una più intensa vita di fede e a dedicarsi alla preghiera comune e all'assistenza ai poveri. Una volta completati gli studi e appreso il mestiere dello speziale, lo esercitò nel suo paese natale, ma, su consiglio del Domenicano Padre Paolino Bernardini, che ne aveva colte le doti spirituali, attorno al 1568 decise di dedicarsi allo studio della teologia, lasciando l'attività lavorativa ed entrando in seminario. Fu ordinato sacerdote il 22 dicembre 1572 e subito si dedicò con successo alla predicazione e all'insegnamento del catechismo. Il vescovo di Lucca gli affidò la chiesa di San Giovanni della Magione, nella quale poté attuare un'intuizione che portava da qualche tempo nel cuore: l'istituzione di una scuola che formasse soprattutto i più giovani nei principi della retta fede e della vita cristiana. Nacque così la “Compagnia della Dottrina Cristiana”. Egli pensava che la Chiesa andasse riformata dal basso, dai “piccoli”, che secondo lui avevano più bisogno di aiuto spirituale, soprattutto i più peccatori, privi di difesa contro il male e schiacciati dalla loro indegnità. Il confessionale divenne così la sua prima “cattedra”, scuola della misericordia divina e nello stesso tempo luogo della guarigione interiore. La cura dei più “piccoli” fu dunque la prima preoccupazione del giovane presbitero, tanto che, nel suo oratorio lucchese, radunò numerosi giovani che già erano attratti dalle sue singolari virtù, un gruppo che era solito ritrovarsi nell'ascolto della Parola di Dio, nella frequenza ai sacramenti, nell'orazione e nelle pratiche di pietà. Formare cristiani adulti nella fede, ecco l'intuizione di Giovanni, che riorganizzò in modo sistematico e innovativo la catechesi in tutta la Diocesi di Lucca. In quel tempo, intanto, si andavano formando nuove forme di spiritualità. Vita comune e apostolato, infatti, erano la sintesi vincente sperimentata dai nuovi Ordini Religiosi, particolarmente dai Chierici Regolari, che precedettero, accompagnarono e seguirono il Concilio di Trento (dal 1545 al 1563). Giovanni s'inserì con i suoi primi compagni dentro questa singolare fioritura. Nel settembre 1574 diede inizio alla “Compagnia di Preti Riformati”, per la quale egli stesso redasse la prima Regola di vita nel 1584, poi approvata da Papa Clemente VIII (dal 1592 al 1605) nel 1604. Il successo dell'opera gli attirò consensi e gli fece fare nuovi amici, come il vescovo Giovanni Battista Castelli (dal 1574 al 1583) di Rimini (Romagna), ma anche tanta ostilità e rifiuto. Giovanni pagò con molte tribolazioni il coraggio di predicare e di sostenere in tutti i modi la necessità di un ritorno alla genuina pratica del Vangelo, in un'epoca di decadenza dei costumi e di profonde divisioni nella Chiesa. Nel 1621, la “Compagnia di Preti Riformati” fu elevata alla dignità di Congregazione con il titolo di “Chierici Regolari della Madre di Dio”, da parte del pontefice Gregorio XV (dal 1621 al 1623). Nelle sue intenzioni, doveva essere “una piccola comunità apostolica in piena comunione per l'evangelizzazione, la santificazione e la riforma personale”. Egli proponeva con voce profetica, in pratica, la riorganizzazione del tessuto ecclesiale, suggerendo concili provinciali e regionali, convocati periodicamente per discutere delle questioni pastorali, i quali a loro volta dovevano confluire in concili nazionali da celebrarsi a Roma alla presenza del papa, che doveva essere a conoscenza di tutte le “infermità” della Chiesa. L'avventura di Giovanni proseguì fuori dalle mura di Lucca e cominciò ad assumere toni universali. La compostezza del suo carattere e la sua coerenza profonda nascevano da un amore affidato a Dio, spesso segnato da amarezze. A un certo punto, infatti, sospetti, accuse d'essere portavoce dell'Inquisizione, e incomprensioni anche fra i suoi stessi religiosi, sancirono l'ingiusto esilio di Giovanni dall'amata città di Lucca, decretato dal locale Governo per “disturbo dell'ordine pubblico e mancanza di rispetto all'autorità costituita”. Tuttavia, la persecuzione non era finita. Un ordine di non ritornare in patria lo raggiunse a Roma dove si era recato nel 1587. La sua causa fu più volte sostenuta e difesa da amici influenti, tuttavia l’innovativo sacerdote ebbe modo di dimostrare rispettosa obbedienza alla Chiesa e al Senato di Lucca. Lo sguardo fisso al crocefisso e una vita alla sequela del Vangelo orientarono il tempo prezioso della prova. Infine, Papa Clemente VIII (dal 1592 al 1605), non solo allontanò da lui ogni accusa e sospetto, ma lo inviò più volte in ogni dove, come Visitatore e Commissario Apostolico, perché fosse attuata con “prudenza e ponderata fermezza” la riforma della Chiesa già avviata dal Concilio Tridentino. Instancabile, visitò più volte antichi e autorevoli monasteri, come Monte Vergine (Avellino, Campania), Vallombrosa (Firenze, Toscana) e Monte Senario (Firenze, Toscana). Fondò il popolare santuario della Madonna dell'Arco presso Napoli. Le intuizioni profetiche e l'esperienza lo condussero a stendere una sorta di trattato nel quale enumerava i principi della riforma: “Pro Religionum et Religiosorum presenti et futura reformatione”. A Roma suggerirà la costituzione di un "Dicastero" per i religiosi che sarà istituito dal Pontefice Innocenzo X (dal 1644 al 1655) nel 1652. Gli fu affidato l'incarico di Visitatore delle Scuole Pie le quali, in seguito, furono aggregate per tre anni alla Congregazione da lui fondata. Un’amicizia fidata lo strinse a San José de Calasanz [Giuseppe Calasanzio (1557-1648)], soprattutto nelle ore difficili dei sospetti e delle persecuzioni. Giovanni si adoperò in questi laboriosi anni romani a uffici di pace, componendo divergenze nel popolare Ospedale di Santo Spirito in Sassia; fra il Collegio Inglese e la Compagnia di Gesù (per il Collegio Germanico) e fra la Repubblica di Lucca e il Ducato di Milano. Nel 1605, di ritorno dal santuario della Madonna di Loreto (Ancona, Marche), intensificò le relazioni in precedenza avviate con Monsignor Giovan Battista Vives per realizzare a un progetto missionario. Già intorno al 1603 nella casa romana del Vives, posta nelle vicinanze di piazza del Popolo, si radunarono alcuni giovani alunni sotto la direzione del leonardino Padre Giuseppe Matraia, per dare concretezza alla neo formata “Congregazione di Propaganda Fide”, la quale aveva come scopo la formazione degli annunziatori del Vangelo nelle nuove terre, le Indie. Per il nascente Istituto, Giovanni rivide le prime Costituzioni e firmò insieme a dodici Chierici Secolari il celebre memoriale a Papa Paolo V. Il progetto attraversò molte vicissitudini ed ebbe la definizione canonica nel 1627 dal papa Urbano VIII che assegnò il "Collegio di Propaganda Fide" a sacerdoti e chierici secolari "ex omni gente et natione" (“da ogni popolo e nazione”). L'intensa giornata terrena del Leonardi si era chiusa qualche decennio prima il 9 ottobre del 1609 nella casa di Santa Maria in Portico a Roma. Durante una violenta peste, il Padre mosso da grande carità assistendo alcuni confratelli, rimase vittima del terribile morbo. Le sue spoglie mortali furono trasferite nella Chiesa di Santa Maria in Campitelli nel 1667 e fu canonizzato da Pio XI il 17 aprile 1938. È patrono dei farmacisti.
Immagine: "San Giovanni Leonardi in gloria", fotografia in bianco e nero del quadro a olio su tela dipinto, nel 1938, dal pittore napoletano Giuseppe Aprea (1876-1946). L'opera si trova nella chiesa di Santa Brigida a Napoli.
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