Oggi - 6 ottobre 2024 - XXVII domenica del tempo ordinario, Pasqua settimanale che ha la precedenza sulle altre celebrazioni, la Chiesa ricorda San Bruno, talvolta indicato con la specificazione “di Colonia” (dal nome della città tedesca di provenienza) o di “monaco” (per la sua condizione religiosa), sacerdote e monaco. Le notizie che ne riguardano origini, infanzia e giovinezza sono quasi inesistenti. Si sa comunque che Bruno, chiamato anche Brunone, nacque tra il 1030 e il 1035 circa a Colonia, nei territori germanici del Sacro Romano Impero (oggi capoluogo della Renania Settentrionale-Vestfalia, nella parte centro occidentale della Germania). Probabilmente rampollo della famiglia Hartenfaust, intraprese presto la vita religiosa, divenendo canonico nella Collegiata di San Cuniberto della sua città, e completando la sua istruzione alla prestigiosa scuola del duomo di Reims, nel Regno dei Franchi (oggi nella regione Champagne, Francia nord-orientale). Si distinse talmente negli studi che, dal 1057, su suggerimento dell’arcivescovo di Colonia Gervasio (1008-1067), assunse nella città franca la direzione della scuola ove era stato allievo, unitamente alle cattedre universitarie di teologia e filosofia. Tra i suoi discepoli, ebbe anche il futuro papa e Beato Urbano II (dal 1088 al 1099). A Reims, in seguito, Bruno ebbe dei contrasti con il locale arcivescovo Manasse de Gournay, un prelato corrotto e dal comportamento indegno. Quest’ultimo, intimorito dal suo rigore morale, nel tentativo di farsi benvolere da lui, nel 1075 lo nominò cancelliere di quell’arcivescovado, prima di essere deposto da un apposito concilio. Bruno avrebbe dovuto essere il suo successore, ma, essendosi posto alla ricerca della perfezione spirituale, non accettò l’incarico e, anzi, rinunciò a tutti i suoi averi distribuendoli ai poveri. A seguito di questi eventi, si sviluppò in lui l’idea di un drastico distacco dal mondo nell’isolamento e allo scopo, con alcuni amici che condividevano la sua spiritualità, fece visita all’Abbazia di Molesme, sita nella Borgogna (oggi regione francese). Nei pressi di questo luogo di grande spiritualità [fondato nel medesimo anno 1075 dal futuro san Roberto, detto appunto “di Molesme” (1024-1111)], Bruno individuò un romitaggio, sito in località Sèche Fontaine (Fontana secca), dove creare un cenobio con i suoi compagni. In breve, però, si rese conto il luogo non soddisfaceva le sue esigenze e continuò la ricerca di un luogo idoneo per realizzare i suoi intenti di vita ritirata. Così, con sei compagni, si presentò dal vescovo Ugo di Grenoble (1053-1132), che diventerà anch’esso santo, il quale li accompagnò in un sito che riteneva ideale per soddisfare i bisogni manifestati da Bruno e dai suoi. Nella scelta, il vescovo Ugo, fu orientato da un sogno fatto in precedenza, nel quale sette stelle indirizzavano sette pellegrini a una valle solitaria nel cuore del massiccio che all'epoca si chiamava “Cartusia”, donde il nome italiano di “Certosa” e francese di “Chartreuse”, nel Delfinato (sud-est della Francia). In questo luogo bellissimo, salubre e ricco di boschi, Bruno iniziò l’edificazione di un primo monastero nel 1084. I lavori di costruzione proseguirono rapidamente, utilizzando molto legno, colà abbondantissimo. La chiesa fu l'unico edificio costruito in pietra, condizione indispensabile per la consacrazione, che avvenne il 2 settembre 1085 da parte del medesimo Ugo di Grenoble. Subito la vita conventuale vi fu intrapresa con austerità e gran fervore, da parte dei monaci da lui fondati che furono chiamati “Certosini”. Verso il 1091, dopo sei anni, Bruno fu chiamato a Roma dal Pontefice Urbano II, suo ex allievo, che lo volle come consulente. Prima di raggiungere il Papa, Bruno affidò la sua comunità monastica all’amico e confratello Landuino. Alla Corte Pontificia, però, Bruno ebbe subito grande nostalgia per il “deserto silenzioso” del monastero, cercando di tornare a quel genere di vita. L’occasione propizia per porre fine all’esperienza romana, la ebbe quando il Papa dovette fuggire da Roma, perché le truppe dell’Imperatore del Sacro Romano Impero Enrico IV (dal 1084 al 1106) e quelle nazionali schieratesi con l’Antipapa Clemente III (dal 1080 al 1100), invasero i territori pontifici. In quell’occasione, infatti, si trasferì con la Corte Papale in Calabria, nell’Italia meridionale. Su proposta di Urbano II, il fondatore dei Certosini fu eletto Arcivescovo di Reggio Calabria, ma egli rifiutò l’incarico, chiedendo e ottenendo, invece, il permesso per trovare un luogo ove poter continuare la sua vocazione monastica nel silenzio e nella solitudine. Ritirandosi in solitudine, Bruno incontrò il generoso Conte di Calabria Ruggero d’Altavilla (1031-1101), che gli offrì un territorio nella località Torre (dove sorge oggi il centro che in suo onore si chiama Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia, regione Calabria), a 850 metri di altitudine nel cuore di un bosco della Calabria “Ulteriore”, cioè quella più meridionale. In questo luogo, Bruno fondò nel 1091 l’eremo di Santa Maria e a breve distanza l’insediamento per i fratelli conversi, il monastero di Santo Stefano. In questi luoghi, Bruno trovò negli ultimi dieci anni della sua vita le condizioni ideali per riprendere la vita che aveva condotto nel regno franco, fatta di silenzio, meditazione, preghiera e solitudine. Qui, il 6 ottobre 1101 la vita terrena di Bruno si spense, circondato dall’amore dei suoi confratelli, venendo poi seppellito in una grotta dei paraggi, nel terreno adibito a piccolo cimitero della certosa, dove spesso egli si recava per pregare. Bruno. il monaco professore di teologia e filosofia, fondatore dei Certosini, è una figura centrale nella storia del monachesimo, l’iniziatore di una nuova forma di vita religiosa orientata alla ricerca di Dio nella solitudine e nel silenzio. Egli partecipò ai fermenti della Chiesa e visse intensamente quel desiderio di rinnovamento che si esprimeva nella ricerca di nuovi sentieri sui quali muovere all’incontro con il Divino. Il deserto eremitico è l’approdo cui giunse la ricerca di Bruno, che sperimentò la separazione dal mondo con il colloquio intimo con Dio, la fecondità della preghiera solitaria e la gioia dell’amicizia fraterna con i propri compagni. Papa Leone X ne autorizzò il culto il 19 luglio 1514 e il 17 febbraio 1623 il pontefice Gregorio XV ne estese il culto alla Chiesa universale.
Immagine: "San Bruno", olio su tela realizzato, nel 1525, dal pittore romagnolo Girolamo Marchesi detto "Il Cotignola" (1480-1550). L'opera si trova attualmente presso il Walters Art Museum di Baltimora (Maryland, U.S.A.).
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