Quanno ’o ggrasso è gghiuto ô còre o se taglia o se mòre

A mali estremi, estremi rimedi.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni

Con la metafora di un malore fisico, che richiede un intervento chirurgico rischioso, il proverbio ci presenta una situazione che richiede una risoluzione estrema, che si vorrebbe tanto evitare, ma che purtroppo è l'unica da prendere.
Potremmo dire che ben si accompagna al detto "Il medico pietoso rende la piaga verminosa", quando ci si guarda dal ricorrere a un'operazione devastante di per sé, ma anche salvifica.
La frase "A mali estremi, estremi rimedi" è molto antica e si tramanda che fu pronunciata dal famoso medico Ippocrate di Cos, considerato il padre della medicina, vissuto tra il V e il IV secolo a.C., che fu il primo a svincolare la medicina dalla filosofia e dalla religione, e a sottolineare l’importanza di una corretta diagnosi e di un’adeguata terapia, anche estrema, quando fosse il caso.
Una frase oggi spesso usata in senso metaforico, quando in situazioni fuori dell'ordinario, anche i mezzi per riuscire a contrastarle debbano essere inconsueti, al punto da apparire contrari al buon senso, finché ci si trova nella normalità.
Una visione filosofica sui rimedi che ci possono essere, o che manchino del tutto, per risolvere una situazione, specialmente quando è estrema, la leggiamo tra gli scritti del filosofo Confucio:
"Se non c’è rimedio perché te la prendi? Se c’è rimedio perché te la prendi?"
Un atteggiamento che richiede il sereno stoicismo di chi ha una grande forza d'animo, specialmente nell'assenza di una soluzione e sempre che, quando invece esista, si riesca a indovinare quella giusta.
Il rimedio che si presta nel risolvere un qualsiasi problema, può essere attraente e il suo contrario, come è presentato dal dialogo che si ascolta nel film "Il postino", interpretato da Massimo Troisi:
"Don Pablo, vi devo parlare, è importante… Mi sono innamorato!
Pablo Neruda: Ah, meno male! Non è grave, c’è rimedio.
Mario: No, no! Che rimedio… Io voglio stare malato."
Tanto per dire come per molti l'amore rappresenti un sentimento a cui non c'è rimedio, non perché nella visuale razionale non ci sia, ma perché non lo si cerca proprio, per l'irrazionalità prodotta da tale stato d'animo.
Come poi leggiamo, a tal riguardo, in una frase attribuita a Henry David Thoreau:
"Non c’è alcun rimedio all’amore, se non amare di più."
Una frase che siamo portati a dire spesso è "A tutto c'è rimedio, tranne che alla morte", ma l'essenzialità del detto, spesso è ampliata da certi fenomeni della natura umana, qui presentati da un'allocuzione del poeta Khalil Gibran:
"Ogni male ha il suo rimedio, tranne la stoltezza. Rimproverare uno stolto ostinato o predicare a uno stupido è come scrivere sull’acqua."
Un'espressione che va più che d'accordo con "Chi lava la testa all'asino, perde la spazzola e il sapone", perché se si prova a discutere con un cretino, per rimediare ai danni che produce, o a cercare di farlo ravvedere dalla stupidità che esprime abitualmente, sia coi pensieri, che coi comportamenti, è molto facile che si passi dalla parte del torto, tanto per ribadire come a cancellare i rimedi, non sia protagonista unica la morte.
Riguardo a una sana capacità di pensiero e di comportamento, e consapevoli, se abbiamo imparato a esserne coscienti, del potere che abbiamo su noi stessi, ben ci si confà l'allocuzione espressa da Nicolas de Chamfort:
"Il pensiero consola di tutto, a tutto rimedia. Se talvolta è lui a farvi del male, chiedetegli il rimedio relativo: lo avrà senz’altro."
La persona che si è prodigata in un percorso di conoscenza e di saggezza, sa che il miglior rimedio per cambiare il mondo, consiste nella capacità di cambiare, dentro sé stessa, la visuale che ha di tutto ciò che la circonda, e non solo, perché anche la morte cesserà di avere l'aspetto di una fine, assumendo quello dell'inizio di una nuova esistenza, che farà ricordare quelle vissute in precedenza e fatte dimenticare da una volontà trascendentale, che è ben espressa nella frase dantesca: "colà dove si puote ciò che si vuole"
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