Il destino degli uomini è nelle mani di Dio.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Ci
mostra, il proverbio, l'atteggiamento tenuto dal credente, che si mette
nelle mani della Divina Provvidenza, per la vita che gli è stata data e
riguardo a come si presenterà quella futura.
"Dio
vede e provvede", che s'accompagna al simile: "A chi ben crede Dio
provvede", concetti che da alcuni sono ribaditi d'abitudine con "Se Dio
vuole" come premessa a qualsiasi proponimento.
Un
atteggiamento di fede e di umiltà, che infonde a chi vi si immedesima,
il coraggio e la forza di affrontare, con la serenità dovuta,
specialmente le circostanze avverse della vita.
Uno
scenario, quello rappresentato dalla volontà divina, in cui essa è
vista come promotrice di qualsiasi cosa buona che succede e come prova a
cui sottopone il credente nelle avversità, così che la figura
rappresentata da chi ha fede veramente, esprime un sentimento di
gratitudine, sia per i lieti avvenimenti, che per le pesanti prove
riservate dal destino.
L'abbandonarsi
a una fede che può essere giudicata come cieca da chi non crede in una
realtà ultraterrena, ha fatto dire allo scozzese Oswald Chambers,
predicatore ed insegnante della Bibbia:
“Non
siamo responsabili delle circostanze in cui ci troviamo, ma siamo
responsabili del modo in cui consentiamo a tali circostanze di
influenzarci; possiamo permettere loro di salire su di noi o possiamo
permettere loro di trasformarci in ciò che Dio vuole che siamo.”
A
prescindere da come la fede può essere giudicata o professata,
dall'ateo o dal credente, le terribili prove a cui sono sottoposti
alcuni esseri umani, hanno spinto l'oncologo Umberto Veronesi ad
affermare ciò che segue:
"Come
puoi credere nella Provvidenza o nell’amore divino quando vedi un
bambino invaso da cellule maligne che lo consumano giorno dopo giorno
davanti ai tuoi occhi? Ci sono parole in qualche libro sacro del mondo,
ci sono verità rivelate, che possano lenire il dolore dei suoi genitori?
Io credo di no, e preferisco il silenzio, o il sussurro del non so."
Un'allocuzione,
il cui epilogo rappresentato dal non sapere, di contro a una qualsiasi
invettiva, che poteva nascere spontanea verso la sorte, il divino,
oppure altro, manifesta a suo modo un'umiltà, nell'astenersi dal
giudicare certi eventi che appaiono inspiegabili e tragici oltremisura.
C'è
da ricordare che a prescindere dal credere o dal non credere alla
volontà divina, col raziocinio espresso dalla mente, che manifesta
certezze opposte che, alla fine, non sono altro che opinioni, c'è chi ha
capito qual è il fine ultimo della vita che ci è data (e sono pochi) e
s'impegna in un cammino spirituale di meditazione e di preghiera per
raggiungerlo (e sono ancora meno ad averne sia il coraggio, che la
capacità) per entrare in una dimensione che può essere a poco a poco
percepita da chi è riuscito a oltrepassare il raziocinio che gli faceva
da barriera.
Perché la
mente razionale che tanto ci aiuta a risolvere i problemi, diventa il
nostro peggior nemico, se ci disponiamo a oltrepassarla, diventando come
un muro che ci separa dalla conoscenza.
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