I guai capitano a quelli che non hanno le capacità di farvi fronte.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Ci
è mostrato un proverbio che rivolge l'attenzione a quelli che nascono e
vivono come sprovveduti, incapaci di affrontare nel modo più adeguato
le circostanze semplici o difficili.
Rispetto
a chi ha la tenacia di sapersi difendere, come si usa dire, con le
unghie e con i denti, se manca tale senso metaforico, che rappresenta i
mezzi estremi con i quali si reagisce alle complicazioni presentate
dalla vita, le persone deboli sono travolte spesso irrimediabilmente
dalle difficoltà verso le quali sono incapaci di far fronte.
La
figura richiamata dal proverbio, è quella dell'incapace, con altre
definizioni che possono concorrere a descriverlo, da inesperto, ovvero
incompetente, o che sia inetto, o maldestro di natura.
Un
personaggio che, nella società, fa sempre parte di una nutrita schiera e
il massimo dei guai li provoca se ricopre posti di responsabilità, in
uno scenario politico che richieda accorte decisioni volte a risanare
l'economia della nazione e a curare il benessere di chi ne fa parte.
A
tal proposito, si parla tanto di quote rosa, un termine che fa
riferimento a una strategia di azione che vuole garantire la
rappresentanza minima delle donne in ambito lavorativo e decisionale, ma
c'è una quota, che pur tanto evidente a posteriori, non è contemplata
nella costituzione di un governo, come fa testo una frase tratta da
Teoria di Owen sulla devianza organizzazionale, Arthur Bloch, Legge di
Murphy:
"Ogni organizzazione ha un numero determinato di posti che saranno occupati da incapaci."
Un
fenomeno reso più che usuale in una democrazia, in forza della quale
tutti sono uguali, compresi gli incapaci, riguardo ai quali, i diritti
sono pretesi e reclamati, mentre i doveri, o sono eseguiti male, oppure
risultano del tutto disattesi.
Un argomento che è ben illustrato dallo scrittore, filosofo e aforista colombiano. Nicolás Gómez Dávila:
"Quanto più gravi sono i problemi, tanto maggiore è il numero di inetti che la democrazia chiama a risolverli."
Mentre
il politico francese Georges Benjamin Clemenceau era così esperto del
ruolo ricoperto, dall'uscirsene con una frase che ci fa chiedere quanto
fosse consapevole di quello che diceva:
"In politica, si succede a degli imbecilli e si è rimpiazzati da incapaci."
Con tutta la curiosità che sorge su chi ritenesse di rappresentare lui.
Asseriva,
Ugo Ojetti, che il rimpianto è il passatempo degli incapaci, mentre per
Isaac Asimov, è la violenza il loro ultimo rifugio.
E
a tal proposito, aveva ben ragione, lo scrittore e giornalista
italiano, nel presentare il ritratto di chi usa indulgere
nell'accattivante malinconia fatta sorgere da rimpianti e
recriminazioni, crogiolandosi nel piangersi addosso, perennemente
immerso nei ricordi di un passato deludente, invece di recuperare un
minimo di grinta per riuscire a vivere il presente, con determinazione e
in modo edificante e costruttivo.
Ma
ben peggiore può essere il risultato dell'incapacità, come asseriva lo
scrittore e divulgatore scientifico statunitense, quando si esprime nel
non sapersi destreggiare in un confronto, con la civiltà che esso
richiede, ricorrendo all'animalesca brutalità della violenza, come
purtroppo spesso ci riportano le cronache, specialmente quando è
esercitata per deprimenti e futili motivi.
La
coscienza di essere un incapace, non conforta quasi mai, purtroppo, chi
si trova in tale stato, che comprende anche l'incapacità di valutarsi,
arrivando a ritenersi competente in tutto e facendo ringraziare il cielo
ai conviventi, ogni volta che sta fermo e non s'impegna in una
qualsiasi azione.
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