Bbona vita, tristo testamiento

Buona vita, triste testamento. Chi conduce una vita troppo dispendiosa lascerà ben poco agli eredi.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Ci prospetta, il proverbio, il peggior modo in cui può presentarsi la successione ai beni del "de cuius", se questi, quando era in vita, ha dissipato tutte le sostanze, lasciando magari addirittura debiti e non i beni e i crediti sperati dagli eredi.
Quando la successione è in tale scenario che viene a presentarsi, agli eredi, oltre al rifiuto, non resta che l'accettazione con beneficio d'inventario, che consente di tenere distinti il patrimonio del defunto e quello degli eredi, così che essi non potranno essere tenuti a pagare i debiti del defunto oltre quanto abbiano ricevuto per effetto della successione.
C'è da dire che una successione, che sia cospicua o meno, mette in risalto i difetti dei parenti e di tutti coloro che nel testamento vengono elencati, così che molti accertano che non avevano idea di come fossero fatti i conviventi e la certezza di conoscerli non era che un'illusione.
In tale tema, rispetto allo scialacquatore passato a miglior vita menzionato dal proverbio, rifulge una figura tanto osteggiata in vita sia dai parenti che dai conoscenti e tanto benedetta al suo trapasso, con il detto che meglio la presenta:
“L'avaro è come il porco, che è buono dopo morto.”
A chi è avanti con gli anni che trascorre in ristrettezze e inizia a pensare come gli si prospetta la fine della vita, è possibile che gli venga in mente l'allocuzione attribuita al regista, attore e sceneggiatore comico, Woody Allen, considerato tra i principali e più celebri umoristi dell'epoca contemporanea:
“È bello essere poveri, anche perché quando ti avvicini ai settant'anni, i tuoi figli non cercano di dichiararti insano di mente per prendere il controllo delle tue proprietà.”
Perché purtroppo non tutti hanno la pazienza di aspettare la futura eredità prodotta dal trapasso dei parenti anziani, e alcuni arrivano a temere addirittura una sana e lunga longevità, invece di augurarla alle cosiddette "persone care", che prospetta un'attesa molto fastidiosa per gli eredi famelici e impazienti.
Un argomento, quello preso in esame, che ben si attiene al detto:
“Alle lacrime di un erede, è ben matto chi ci crede.”
Che ben concorda con la frase attribuita al drammaturgo romano Publilio Siro:
“Il pianto dell'erede sotto la maschera è riso.”
Si dice che il denaro non è tutto, ma se è contemplato in un sostanzioso testamento, fa sì che parenti che non si vedono da anni vengano in contatto, anche se hanno disertato altre cerimonie, come matrimoni, battesimi, etc., compresi i funerali.
Sia il tema presentato che come è fatta la natura umana, ci inducono a goderci al meglio gli ultimi anni della vita, senza curarci di far ottenere chissà che a chi lasceremo sulla terra, del tutto incuranti delle maledizioni a cui daranno luogo i miseri lasciti dovuti alle sostanze allegramente dissipate, essendo diventati immuni da qualsiasi ingiuria formulata dai terrestri.
Come si dice a Napoli? Ah, sì, capisciammé.
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