Appriesso a ’e Sante o se porta ’a croce o se canta

Nella vita di ogni giorno c’è chi gode e c’è chi soffre.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Ci rammenta, il proverbio, come la vita si mostra differente, nella normalità del suo trascorrere, così che in un qualsiasi momento, mentre alcuni sono coinvolti in circostanze liete e appaganti, altri sono oppressi dalla sofferenza per gli eventi tragici nei quali sono incorsi.
Ognuno ha la sua croce, si usa dire, e nelle prove da superare nella vita, si presentano difficoltà più o meno grandi da affrontare, che spesso sono vere e proprie croci da portare sulle proprie spalle, un peso non certo richiesto e che il più delle volte viene percepito come immeritato e fa esclamare a chi ne è coinvolto: Perché proprio a me?
Rispetto a chi le incontra suo malgrado nella vita, c'è chi le croci se le cerca, come è ricordato dal detto più che comico: "Jètte pe se fà ’a croce e sse cecaje n’uocchio" , così che lo sprovveduto incapace di prendere qualsiasi cosa per il verso giusto, con tutto l'umorismo che sorge nel descriverlo, riesce ad accecarsi addirittura con un gesto di professione di fede e di preghiera.
L'adagio che recita: "A ognuno pare pesante ’a croce soja", ci fa rammentare quante volte ci siamo imbattuti in persone tutte prese dalle loro traversie più o meno gravi, ma spesso molto meno di chi le disgrazie ce le ha sul serio.
Quante croci vediamo sulla terra, con tutti coloro che, vedendo quelle degli altri, si tengono stretta la propria, diventata molto meno croce, una volta che l'hanno confrontata?
Nello scenario rappresentato dal turpe sentimento dell'invidia, spesso l'invidiato ha una croce più grande dell'invidioso, il quale fa caso solo all'esteriorità di quanto conseguito, al fatto compiuto, ma non ai sacrifici affrontati per ottenerlo, e tanto meno alle traversie in cui si dibatte il destinatario del suo maligno sentimento.
Mentre la persona retta, che si è lasciata prendere da tale denigrante impulso, in un momento di
defaillance caratteriale, non tarda a ravvedersene, ben sapendo quanto potrebbe pentirsi e vergognarsi dell'impulso cattivo che ha provato, scoprendo magari che quello che invidiava ha una croce più tremenda della sua.
Sempre rifacendoci al proverbio, pensiamo alla simultaneità che avviene tra popolazioni che vivono in pace e quelle che sono coinvolte in una guerra, dal poter godere una normale quiete familiare, rispetto a chi si dibatte tra i disastri prodotti dal clima e dalle perverse iniziative, favorite dalle istituzioni, che danno luogo a frane e alluvioni che sommergono i vari territori.
Se andiamo indietro con i ricordi, rammentando gli anni caratterizzati dai più bei momenti che abbiamo trascorso nella vita, se ci rifacciamo alle cronache di quei periodi, esse ci ricordano un'infinità di tragedie spaventose, tra catastrofi naturali, attentati e stragi prodotte dalla follia umana, facendoci ringraziare il cielo per non essere stati coinvolti in tali drammi.
Nella relatività prodotta dalla varietà di atteggiamenti che hanno le persone, in una stessa prospettiva, c'è chi si gode la vita e chi la soffre, il primo reso felice anche dal poco che ha e che fa caso anche a chi sta peggio, rispetto al secondo, che magari ha tutto, ma è come se non avesse niente, dando quel tutto per scontato e ritenendo di valore solo quello che non ha.
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