A San Francisco ogne auciello vène a ssisco

In autunno, con l’inizio della stagione venatoria gli uccelli vengono attirati dai fischietti dei cacciatori.>
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Ci è presentato un proverbio che esprime un paradosso, riguardo al Santo celebrato in tale giorno, che anche agli uccelli predicava e non certo li cacciava come prede, rispetto ai cacciatori che proprio questo fanno, nella stagione venatoria del momento, attuando stragi delle volatili creature.
Di contro alle stragi d'animali che gli esseri umani continuano ad effettuare, alcune delle quali assunte come svago e divertimento, con una per tutte, quella fatta alla volpe, con un rituale osservato da gente dell'alta società, che al giorno d'oggi ai più appare orrendo, come San Francesco, ci sono stati altri Santi che sono stati messi in relazione agli animali, sia come patroni, che per le prediche ad essi dedicate.
Se famose sono le prediche agli uccelli, che furono più di una, da parte del poverello d'Assisi, famosa è anche quella fatta ai pesci da Sant'Antonio di Padova, che trovò più attenzione tra di loro, che tra la gente presso la quale era andato a predicare.
L'evento chiamato comunemente «Festa di Sant'Antonio Abate» o «Festa degli animali», cade il 17 gennaio, giorno in cui molti credenti portano i loro animali domestici nelle chiese per essere benedetti e secondo un'antica tradizione e molte leggende, durante la notte relativa a tale giorno, agli animali è data la facoltà di parlare e per accertarlo, non c'è che da provare a scambiare qualche idea.
S'accompagnava San Rocco con un cane, che gli leccava le piaghe a fin di guarigione e gli portava il pane che rubava al desco del padrone, così che il Santo giusto a patrono dei cani venne eletto.
Nelle rappresentazioni iconografiche, Santa Getrude di Nivelles indossa l'abito monastico e tiene in mano un pastorale, simbolo dell'autorità di badessa e, abitualmente, è raffigurata con uno o più topi, poiché era considerata la protettrice contro le invasioni di ratti e forse, in tale relazione, lo è diventata anche dei gatti, così che riusciamo a immaginarcela anche come una gattara.
In Val di Non, stando alla leggenda, San Romedio sarebbe riuscito ad ammansire un orso, dopo che questi gli aveva divorato il cavallo, ipotizzando che la sazietà abbia influito sulla mansuetudine, mentre si legge nella scritta del santuario:
"Fatto stupendo o cosa strana! L’orso, la belva si fa umana. Stupor maggiore che l’uomo nato, in belva cerchi esser cangiato"
Di chi altri poteva essere patrono San Gallo, se non dei gallinacei? O Santa Colomba, se non dei colombi?
Si prestano a tale occupazione Santa Brigida d'Irlanda e Santa Farailde di Gand, riguardo agli animali da cortile in generale, mentre Sant'Ambrogio fa il sofisticato con le api, e San Giobbe, con la santa pazienza che ci vuole, con i bachi da seta, s'impegna a far loro da patrono.
Né mancano ai bovini, i santi protettori, impersonati da San Cornelio e San Colmano di Stockerau.
Per i cavalli poi, c'è una vera e propria ressa, tra San Marcello, San Martino di Tours, Sant’Antonio abate, San Giorgio, Sant’Eligio e Sant’ Alor di Quimper, che magari si alternano nei turni.
Insomma, si può ben dire che per tanti animali disgraziati, uccisi per divertimento, o torturati negli allevamenti, rispetto alla quantità degli esseri umani, i santi protettori sono sempre troppo pochi.
Home page   ARGOMENTI

Commenti