Santi Proto e Giacinto, martiri

Oggi - 11 settembre 2024 - mercoledì della XXIII settimana del tempo ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, i Santi Proto e Giacinto, martiri. Di Protus (Proto) e Hyacintus (Giacinto), questi i loro nomi in latino, si conosce pochissimo. Secondo un passio tardivo, che a tratti appare ammantato di leggenda, i due erano fratelli di sangue entrambi cristiani, schiavi eunuchi della ricca e potente famiglia pagana del nobile Filippo, prefetto di Alessandria, nella provincia romana d'Egitto, che si affacciava sul mare Mediterraneo in Africa settentrionale. Vissero durante il regno dell'imperatore Valeriano (circa 200-circa 260). I due - che nella famiglia del prefetto avevano incarichi importanti - avrebbero convertito al cristianesimo Eugenia, figlia dell’alto funzionario imperiale, che sarebbe poi diventata Santa Eugenia detta “di Roma” (III secolo), prima di essere martirizzati quali seguaci di Gesù. La tradizione narra la loro breve vita in modo leggendario. I due giovani schiavi, dopo aver convertito Eugenia, riuscirono a farla entrare in un monastero, affinché fosse protetta, fino a quando la giovane non decise di trasferirsi a Roma e svolgere opera di apostolato. Prima di partire consegnò all'amica Bassilla, desiderosa di aderire al cristianesimo, i due eunuchi Proto e Giacinto, affinché la istruissero nella verità di fede. Dopo la conversione, però, Bassilla fu denunciata dal fidanzato pagano e il magistrato la fece condannare a morte assieme ai due giovani. Probabilmente, in questo triste frangente, sia Bassilla sia i due eunuchi si trovavano nell’Urbe. Che Proto e Giacinto fossero fratelli è affermato dal pontefice San Damaso I (305-384), ma mancano documenti sicuri. Di là degli elementi che possono talvolta apparire leggendari, la loro esistenza e il loro martirio sono stati storicamente comprovati. La loro memoria è, infatti, celebrata nella “Depositio martyrum” di Roma, nel Sacramentario Gelasiano, nel Gregoriano e nel Calendario marmoreo napoletano. Le loro reliquie erano già venerate presso l'altare dei Santi Cosma e Damiano nella basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini a Roma, ma nel 1845 l'archeologo gesuita Giuseppe Marchi trovò la tomba inviolata di san Giacinto nella catacomba di Sant'Ermete, identificata grazie ad una antica lapide che lo attestava e le ossa furono trasferite nella cappella della nuova sede del Collegio di Propaganda Fide di Roma, nel Palazzo di Propaganda Fide, proprietà della Santa Sede, che ospita la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli dal 1626. Esso si trova a sud di Piazza di Spagna, nel Rione Colonna. Il loro culto come santi risale almeno al IV secolo.
Immagine: "Santi Proto e Giacinto", olio su tela di origine devozionale, dipinto orientativamente nella seconda metà del XVIII secolo da ignoto autore di ambito perugino. L'opera si trova nella parrocchia dedicata ai due martiri, in località Montebello di Perugia (regione Umbria).
Roberto Moggi
Home page   ARGOMENTI

Commenti