Oggi- 1° ottobre 2024 - XXVI domenica del tempo ordinario, la Chiesa celebra la memoria obbligatoria di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo (anche nota semplicemente con la specificazione “di Lisieux”), vergine e dottore della Chiesa. Thérèse Françoise Marie (Teresa Francesca Maria), questi i suoi tre nomi di battesimo nella materna lingua francese, nota col solo nome di Teresa, nacque il 2 gennaio 1873 ad Alençon (regione Normandia, nel nord-ovest della Francia). Era l’ultima dei nove figli dei cattolicissimi coniugi Louis Martin e Marie-Azélie Guérin, i quali in gioventù avevano entrambi desiderato abbracciare la vita consacrata, senza riuscirvi. Tuttavia, la dimensione spirituale fu molto presente nella loro vita familiare, che fu un esempio per tutti, tanto da portarli a essere congiuntamente canonizzati da papa Francesco il 18 ottobre 2015. Teresa, affettuosamente chiamata Teresina, fu positivamente influenzata da siffatto proficuo clima familiare e, sin da piccola, manifestò il suo attaccamento alla preghiera. Dopo essere stata a balia da una contadina per circa un anno, perse la madre quando aveva appena quattro anni, rimanendone profondamente segnata e cadendo in stato di prostrazione. Il 15 novembre 1877, si trasferì con la propria famiglia a Lisieux, nella medesima regione, per usufruire dell’aiuto dello zio materno benestante, che gestiva una farmacia. Nel 1882, quando la sorella maggiore Pauline entrò nel locale monastero delle Suore Carmelitane, la crisi innescata dalla morte prematura della madre si aggravò e Teresa giunse a somatizzare la sua sofferenza psichica con svariati problemi fisici. Era legata alla germana da un rapporto quasi filiale e avrebbe desiderato seguirla in convento, ma ciò le fu negato per la sua giovanissima età. Infelice e poco brillante anche a scuola, nonostante la pronta e non comune intelligenza, cadde infine gravemente malata. Ebbe però la forza e la volontà di dedicare un’insistente preghiera a Maria, fino a che la Madonna le fece chiaramente sentire il suo amore materno il 13 maggio 1883, all’età di dieci anni. Da quel momento, quella che lei chiamava “La Vergine del sorriso” diventò sua Madre e questo le diede l’amore e il conforto che aveva sempre cercato, tanto da non soffrire più, nel 1886, all’entrata tra le stesse Monache Carmelitane della sorella secondogenita Marie. Teresa era decisa anche lei a donare la sua vita a Gesù nella consacrazione religiosa, ma dovette ancora aspettare. La prima comunione fu per lei una “Fusione d’amore” e, la notte di Natale del 1886, ottenne infine la grazia della “Trasformazione”, attraverso una completa conversione. Ricevette la forza di Cristo e la guarigione da una particolare specie di nevrosi, rappresentata da timidezza eccessiva, ipersensibilità, fragilità emotiva, scrupoli e paure, che la paralizzavano letteralmente. Guarita e ormai rassicurata, si aprì a grandi interessi e intensi desideri. Nel 1887, pregò ardentemente per la conversione dell’omicida di origini italiane Enrico Pranzini, condannato alla ghigliottina. I suoi sforzi furono ricompensati, in quanto, sul patibolo e in punto di morte, dopo un iniziale rifiuto, Pranzini si pentì delle sue azioni e si confessò. Intanto era ormai irresistibile in lei il richiamo del Carmelo, tanto che affrontò molti ostacoli per riuscire a entrarvi al più presto, pur se ritenuta troppo giovane. Nel 1887, partecipò con il padre ad un pellegrinaggio a Roma organizzato dalla locale diocesi di Bayeux, dalla fine di novembre al 2 dicembre. Nella capitale italiana, durante l'udienza con il Papa Leone XIII, nonostante il divieto di parlare alla presenza del Pontefice imposto dal vescovo di Bayeux, Teresa s’inginocchiò davanti al Vicario di Cristo, chiedendogli di intervenire in suo favore per l'ammissione in convento. Il Papa non poté in quel frangente dare il permesso auspicato, ma le rispose che, se il suo ingresso in monastero fosse stato nella volontà di Dio, il desiderio si sarebbe certamente realizzato. La cosa era certamente gradita al Cielo perché, sulla via del ritorno, il vescovo cambiò inaspettatamente opinione sul desiderio di Teresa e le concesse il proprio permesso. Così, il 9 aprile 1888, a poco più di quindici anni, Teresa entrò come suora di clausura nel Carmelo di Lisieux, dove assunse il nome religioso di “Teresa del Bambino Gesù”, al quale aggiunse in seguito “del Volto Santo”, tanto che il suo nome completo da religiosa fu “Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo”. Nella clausura tanto desiderata, però, incontrò “più spine che rose”, ma lei tutto offrì, anche una terribile malattia mentale che nel frattempo aveva colpito il papà tanto amato, per la salvezza delle anime e per i sacerdoti in particolare. Portò avanti un’umile vita quotidiana di preghiera e lavoro, non tralasciando lo studio e leggendo anche tutte le opere del fondatore dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, il presbitero e dottore della Chiesa San Giovanni della Croce (1542-1591) detto “Dottore dell’Amore”. Nel 1893 fu nominata vice-maestra delle novizie e, nel 1894, dopo lunga convalescenza, morì il padre Louis e anche l’altra sorella Celine, che lo aveva accudito, entrò nello stesso Carmelo. Nel nascondimento della clausura, Teresina non si rassegnò mai alla “mediocrità”, non amò “le mezze misure” e considerò l’unico obiettivo della santità, della quale però, per umiltà, sentiva di non essere all’altezza. Non riusciva a farsi ragione di come alcune sue consorelle avessero “Paura di Dio”. A un certo punto, poi, si sentì anche un po’ sola nella sua alacre ricerca, perché il suo padre spirituale era andato missionario in Canada. Verso al fine del 1894, un giorno qualsiasi, durante l’orazione mattutina, alcuni versetti dell’Antico Testamento la illuminarono prodigiosamente, dandole conferma di quanto aveva già introiettato tramite San Paolo e il Vangelo. Sentì chiaramente che anche lei, che si sentiva così piccola, fragile, debole e impotente, incapace di cose grandi, poteva aspirare alla santità e che “la scala” per salire così in alto sarebbero state “le braccia di Gesù”, tramite la confidenza totale e l’abbandono in Lui, proprio restando piccola e anzi divenendolo sempre più. Aveva infine “scoperto” la strada giusta, quella che lei chiamerà “Piccola via”. Percorso consistente nel lasciare sprigionare l’energia della Speranza attraverso la fiducia totale nel Signore, per giungere al termine del cammino terreno, impegnato a eseguire e coltivare tutte le opere dell'Amore, con le mani piene solo dei meriti di Dio. Quest’ispirazione dello Spirito Santo trasformò la sua vita. Il 9 giugno 1895 si offrì all’Amore Misericordioso e “Oceani di grazia arrivarono a inondare l’anima sua”. Ricca di una spiritualità elevatissima ormai palese a tutti, la Superiora del Carmelo le chiese, proprio quell’anno, di scrivere i suoi pensieri, le sue esperienze spirituali e le sue intuizioni, come una sorta di diario. Cominciò così, come lei stessa spiega, a “Cantare le Misericordie del Signore nella sua vita”, scrivendole su di un piccolo quaderno di scuola. Stese pure dei poemi e delle scene teatrali per le ricreazioni nei giorni di festa della comunità. Intanto due malattie, una fisica e l’altra spirituale, la tormentavano. La prima era una grave forma di tubercolosi contratta nel 1896, che la divorava velocemente e implacabilmente; mentre la seconda era un’improvvisamente sopravvenuta tremenda “aridità” spirituale, con sviluppi contro la fede e la speranza, una sorta di “Deserto dell’anima”, che superò con grande fatica e sofferenza, portandola però a potere comprendere e compatire gli increduli, gli atei e gli agnostici del suo tempo. Nessuno di questi mali, comunque, riuscì ad arrestare la sua audace tenacia nel volere seguire Gesù Salvatore. Nel settembre dello stesso anno, nel corso del suo ultimo ritiro spirituale, illuminata dalla luce divina, Teresa “scoprì” quella che considerò la sua vera vocazione, che sintetizzò nell’esclamazione: “Nel cuore della Chiesa, mia Madre, io sarò l’amore!”. Nella corrispondenza con i suoi due direttori spirituali sacerdoti missionari in Canada, denotò la maturazione di una mentalità e di una passione missionaria per tutta la Chiesa. A partire dall'8 luglio 1897, Teresa lasciò definitivamente la sua cella per l'infermeria del monastero. Ormai spossata dalla tubercolosi, vi passò i tre ultimi mesi della sua vita, soffrendo molto e rigurgitando sangue, ma rimanendo sempre serena e sorridente, perfino spiritosa, abbandonata come una bambina nelle braccia della madre. Si sforzò di vivere fino all’eroismo, nelle piccole cose e nel quotidiano, la sua “Piccola via”, fatta di fiducia e d’amore, una via che volle segnalare al mondo intero poiché percorribile da tutti. Era convinta che la sua missione fosse, da viva e da morta, quella di “Fare del bene sulla terra fino alla fine del mondo”. Teresina morì il 30 settembre 1897, a soli ventiquattro anni, dopo diciotto mesi di sofferenza, dicendo semplicemente, ma con l’intensità di tutta la sua vita spesa per il Signore: “Mio Dio... ti amo!”. Il giorno dopo il suo corpo fu esposto nel coro del convento. Davanti al feretro sfilarono fino alla successiva domenica sera parenti, amici e tanti fedeli, i quali toccavano il corpo esanime di Teresa con corone del rosario e medaglie religiose, secondo l'usanza di quei tempi, per trasformarli in reliquie di quella che già considervano una santa. La mattina del 4 ottobre la salma giunse nel nuovo cimitero delle Carmelitane, nel quale fu la prima a essere inumata. Il suo corpo riposa ancora oggi in quel cimitero dell’oggi chiamato Carmelo-Santuario di Lisieux - Basilica di Santa Teresa.Un anno dopo la sua dipartita terrena, fu dato alla stampa il suo volumetto “Storia di un’Anima”, un’autobiografia basata sui suoi scritti. Un semplice e umile libro, composto con quanto lasciato nei suoi modestissimi quadernetti di scuola pieni zeppi di appunti, ma che in breve conquistò il mondo, divulgando in tutta la Chiesa il forte messaggio di questa piccola e semplice monaca. Del libro si avranno decine di edizioni, milioni di copie stampate e traduzioni in più di sessanta lingue. La piccola Teresa “di Lisieux”, agli inizi del nuovo secolo XX (1900), già attirava folle di pellegrini alla sua tomba e al suo monastero, mentre si moltiplicavano guarigioni fisiche e interiori, conversioni, vocazioni, miracoli e un benefico influsso si riscontrava ovunque sul fronte missionario. Teresina faceva parlare di sé ormai il mondo intero. Così, in tempi brevissimi, rispettivamente nel 1923 e 1925, papa Pio XI la proclamò prima beata e poi santa. Teresina praticò in modo singolare la semplicità evangelica, l'abbandono in Dio e, posta dalla vocazione contemplativa nel cuore della Chiesa, si aprì all'ideale missionario, tanto da essere anche proclamata con San Francesco Saverio, dal medesimo pontefice, patrona delle Missioni, pur non avendo mai lasciato la clausura. Le cronache del tempo parlano di un “uragano di gloria”. Teologi insigni scoprono nella sua autobiografia consistenti verità teologiche e correttivi per il cammino dello spirito. Papa San Giovanni Paolo II, il 2 giugno 1980, a Lisieux, dichiarò che l’essenziale del messaggio di Teresina è l’essenziale del messaggio evangelico: la ragazza non fa che ricordare al mondo intero che davvero Dio è nostro Padre, così come Cristo ha rivelato e rivela. Così, nel 1997, nel centenario della sua morte, lo stesso Pontefice la dichiarò “dottore della Chiesa”.
Immagine: Santa Teresa di Gesù Bambino in abito religioso da suora carmelitana di clausura. Particolare della fotografia scattatale il lunedì di Pasqua del 15 aprile 1894, nel cortile del monastero di Lisieux, dal fotografo francese Céline Martin (1869-1959). L'originale si trova presso gli archivi del Carmelo di Lisieux (dipartimento del Calvados, regione Normandia, Francia).
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