Oggi - 22 settembre 2024 - XXV domenica del tempo ordinario, Pasqua settimanale che ha la precedenza sulle altre celebrazioni, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Maurizio e compagni, martiri della Legione Tebea. Di Mauritius (Maurizio) - questo il suo nome in latino - come dei suoi compagni, si conosce poco, con notizie soprattutto riguardanti il martirio. Si ritiene che Maurizio sia nato - così come i suoi commilitoni - nei primi decenni del II secolo a Tebe, antica città egizia situata lungo il fiume Nilo, nella Provincia Romana d’Egitto (oggi nell’omonima repubblica africana). Di etnia egiziana e forse nubiana (la Nubia era una regione del basso Egitto lungo il Nilo), ma sicuramente romanizzato, era un alto ufficiale dell'esercito romano, comandante della famosa “Legione Tebana” (o “Tebea”), reparto militare composto di circa seimilaseicento uomini, che prendeva il nome dalla medesima città, formato da militi locali di religione prevalentemente cristiana e distaccata ai confini dell’Impero nella zona della Mesopotamia (oggi in gran parte nel territorio dell’Iraq). I dettagli del martirio sono attinti particolarmente dalla lettera pubblica scritta da Sant’Eucherio (talvolta indicato come Euleterio), vescovo di Lugdunum nella Provincia Romana della Gallia dal 434 circa al 450 (oggi Lione in Francia). Nella missiva, indirizzata al suo vescovo ausiliario Salvius, attesta che la Legione Tebea fu trasferita dalle autorità imperiali, nel corso del II secolo, nei territori centro-orientali dell’Impero, in Europa. Il riposizionamento dell’unità militare fu deciso dall’imperatore Diocleziano (dal 284 al 305), affinché desse ausilio all’augusto Massimiano (dal 286 al 305) nella lotta contro i Quadi e i Marcomanni, popoli barbari che, attraversato il confine del fiume Reno, tracimavano nei territori dell’Impero, oltre che per sottomettere le popolazioni ribelli locali. Giunto in Europa, la legione fu destinata alla città di Colonia Agrippina (l'odierna Colonia nella Germania centro-meridionale), con competenza su una vasta zona a nord delle Alpi, nel territorio chiamato Raetia (l’odierna Rezia, oggi compresa per lo più nella Svizzera). L’unità militare era sempre agli ordini di Maurizio, che aveva grande stima tra la truppa, coadiuvato dai tre ufficiali sottoposti Candido, Essupperio e Vittore (dei quali nulla di certo si conosce oltre al martirio e al loro status militare). I soldati della Legione Tebea eseguirono brillantemente la loro missione, tuttavia, quando Massimiano ordinò di massacrare alcune popolazioni locali della Raetia convertite al cristianesimo, essi si rifiutarono con l’approvazione di Maurizio. Massimiano ordinò una severa punizione per il reparto e, non bastando la sola flagellazione dei soldati ribelli, decise di applicare anche la terribile cosiddetta “Decimazione”, un crudele castigo militare che consisteva nell'uccisione di un decimo dei soldati di un determinato reparto, scelti a caso, mediante decapitazione. In seguito vennero ordinate altre azioni dello stesso tipo contro le popolazioni locali ribelli, cosa che portò la quasi totalità della legione a rifiutare di nuovo l’orrendo compito repressivo assegnatole, in nome dell’amore di Gesù Cristo, anche in seguito all'incoraggiamento del comandante Maurizio. Massimiano ordinò quindi una seconda decimazione, che i soldati tebani subirono rassegnati, convinti che fosse meglio perdere la vita da martiri ed avere il Paradiso assicurato, piuttosto che incorrere nella dannazione eterna, macchiandosi di uno spaventoso crimine contro fratelli di fede. I soldati cristiani sopravvissuti alle due decimazioni, in seguito, seguendo l’esempio del loro comandante Maurizio, restarono sempre fermi nella fede in Gesù, rifiutandosi sia di compiere qualsiasi tipo di violenza contro gli indifesi cristiani di quelle montagne, sia di offrire sacrifici agli dei pagani romani, cosa che portò Massimiano a ordinare che tutti i restanti componenti della legione venissero massacrati sul posto. L’iniqua sentenza fu eseguita nel 287 circa e Maurizio, i suoi più fedeli collaboratori Candido, Essupperio e Vittore e i rimanenti soldati cristiani, offrirono la loro vita per il Signore. Il luogo dell'eccidio, allora noto come Agaunum in Raetia, è attualmente noto, proprio in onore di Maurizio poi divenuto santo, come Saint Maurice-en-Valais (San Maurizio nel Vallese, cantone della Svizzera francese), dove oggi troviamo un'abbazia a lui dedicata. San Maurizio divenne il Santo Patrono del Sacro Romano Impero. Nel 926 Enrico I di Sassonia (919-936), arrivò a cedere l'intero limitrofo territorio dell'Argovia (oggi cantone svizzero) all'abbazia anzidetta, in cambio della lancia militare in dotazione a Maurizio, mentre la sua spada faceva parte del corredo del trono imperiale, utilizzato durante l'incoronazione degli imperatori austro-ungarici fino al 1916.
Immagine: “Martirio di San Maurizio”, olio su tela realizzato, tra il 1580 e il 1582, dal pittore, scultore e architetto d'origine greca (attivo in ambito italiano e spagnolo) Domínikos Theotokópoulos, noto come “Il Greco” o “El Greco” (1541-1614). L’opera è custodita nel monastero dell’Escorial (San Lorenzo de El Escorial) a Madrid.
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