’O piécuro se carusa, nun se scórteca

Chi avanza un credito verso persone che stanno in difficoltà deve rinegoziare il tutto e chiedere in giusta misura ciò che gli spetta e non danneggiarlo e ridurlo alla miseria.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Così come si tosa la lana a una pecora, senza andare oltre, perché non è certo la pelle da levarle, il proverbio esorta a essere clementi verso un debitore che versa in cattive acque, per non rovinarlo riducendolo in miseria.
L'adagio presentato, esorta a una generosità che pochi hanno e il comportamento consigliato, non è che poi sia tanto seguito, perché poche sono le persone disposte a perdere il denaro o altri beni sui quali hanno diritto.
Un fenomeno, quello dei debiti insoluti, che è regolato nelle transazioni commerciali dalla legge, e se i debitori non riescono ad assicurare ai creditori ciò che loro devono, magari con qualche dilazione, i secondi procedono all'istanza di fallimento, pur di racimolare qualche cosa e senza curarsi di compiangere il fallito, se è ridotto alla miseria.
Riguardo ai crediti irrecuperabili, sono le banche ad essere le più avvantaggiate, potendo pignorare i beni ricevuti in garanzia, mentre chi esercita l'usura va per le spicce, passando dalle minacce alle vie di fatto, per riscuotere interessi calcolati nel modo più illecito.
Peggio di tutti si trova chi ha concesso crediti in parola, fidandosi della controparte, e se il debito poi non viene assolto, non ha prove per promuovere qualsiasi azione che gli permetta di appropriarsi di ciò che gli è dovuto e poco lo fa ridere una battuta come quella attribuita all'attore e comico statunitense Emo Philips:
“Ho prestato ad un mio amico 8.000$ per una chirurgia plastica e ora non so che aspetto abbia.”
C'è chi arriva a prestare soldi a una persona, pur sapendo che mai più li riceverà, per il piacere, se pur costoso, di levarsela di torno.
C'è poi da dire che non sempre è facile capire se il debitore è veramente ridotto sul lastrico, o piange miseria per partito preso, perché è semplicemente un cattivo pagatore, che nasconde accuratamente il tenore di vita che si può permettere e che riesce a renderlo tale a forza di debiti insoluti.
Come leggiamo in un'allocuzione dell'autore americano George D Prentice:
"Alcune persone usano metà della loro ingegnosità per mettersi nei debiti, e l’altra metà per evitare di pagarli."
E sempre sul tema della generosità che si dovrebbe avere verso chi non riesce ad assolvere i suoi debiti, una storiella del regista Richard Kern, che mostra un debitore che non si aspetta nessuna magnanimità dal creditore.
“Un giovane monaco, che non aveva saputo resistere alle asprezze e ai digiuni della vita nel deserto, fece ritorno ad Alessandria e s’infilò nella prima taverna che trovò:
- Un bicchiere di vino, prima della rissa. Lo bevve d’un fiato e:
- Oste, un altro bicchiere, prima della rissa. Poi:
- Un intero boccale di vino, prima della rissa.
L’oste, a questo punto insospettito, gli domandò:
- Fratello, ma di che rissa parli?
- Di quella che ci sarà adesso, quando ti dirò che non ho un soldo.”
Insomma, a discapito dell'esortazione del proverbio, chi è poco disposto a essere liberale e generoso verso chi si trova in cattive acque, è il primo a mettersi a piangere miseria, se sospetta che chi si trova davanti sta per chiedergli un aiuto.
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