’O limone sicco nun te dà zuco

Da una persona avara non aspettarti aiuto.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Una constatazione più che ovvia, quella espressa dal proverbio, sull'assenza di aiuto che ci si può aspettare dalla figura che l'avaro rappresenta, i cui appellativi vanno da taccagno a tirchio, mentre a Napoli e non solo, è definito anche pidocchioso, come leggiamo in una frase di Luciano De Crescenzo:
"Io non sono avaro, solo pidocchioso. A Napoli si chiamano pidocchiosi tutti quelli che soffrono nello spendere cifre alquanto modeste. Magari sopra i cinquemila euro non ci fanno caso, ma sotto i cinquanta euro soffrono come bestie."
Tant'è che molti pidocchiosi che sono antipatici da vivi, sono simpaticissimi da morti, basta chiederlo agli eredi.
Se entri in casa di un avaro, per chiedergli un aiuto, perché non hai ancora realizzato che tipo di persona hai davanti, è tanto se non ti senti chiedere di risarcirlo dell'aria che respiri e consumi nel suo ambiente.
L'avarizia è considerata dalla dottrina cattolica come uno dei sette peccati capitali, anche se è l'unico vizio che si trasforma in una virtù, agli occhi degli eredi ed evoca il più che famoso detto: "I soldi dell'avaro, è lo sciampagnone che li gode", tanto che se l'avaro che si è goduto solo il possesso del denaro, invece degli agi e delle soddisfazioni che poteva trovare nella vita, se sapesse realizzare, nel modo più obiettivo, la fine che farebbe il suo capitale, successivamente alla sua dipartita, potrebbe diventare meno tirchio e godersi il capitale accumulato nel modo più soddisfacente.
La persona presa in considerazione dal proverbio, che è l'ultima alla quale si può chiedere un aiuto finanziario e che non si presta alla bisogna nemmeno come extrema ratio, ovvero l'ultimo rimedio su cui poter contare, ci mostra una delle figure più deprimenti che fanno parte dell'umanità, quella che è schiava del piacere del possesso, e che per quanti beni abbia accumulato, non è mai paga di quelli che possiede e continua a desiderare quelli che non ha.
Esempio eclatante di tale personaggio, è rappresentato dal Verga nella "Roba", una delle sue novelle più famose.
Mazzarò, il protagonista del racconto, descritto come un uomo tirchio e avaro, da contadino qual'era a inizio vita, rubando e intrallazzando, s'è costruito una fortuna senza pari, allontanando amici e familiari e rifugiandosi nelle proprie cose, come unico piacere della vita. Una vita che diventò terrificante quando realizzò che, come tutti, stava per lasciare questa terra nudo e crudo.
La fine della storia ci presenta il quadro triste e deprimente di un uomo, che cosciente dell'imminente morte che è in agguato, cerca di distruggere i suoi beni urlando "Roba mia, vientene con me!”
Non c'è peggior padrone del denaro, che ha come solerti accoliti i beni accumulati, e se se ne diventa schiavi, sia dell'uno, che degli altri, non c'è despota peggiore sotto al quale sottostare.
Un avaro può esserlo, sia col denaro ed altri beni, che con i sentimenti, ma c'è anche quello col pregio della convivialità, tanto che se l'hai invitato ad un convivio gradito per le pietanze e per la compagnia, se arriverà a proporre "Dobbiamo rivederci!", sta tranquillo che non intende presso di lui, ma a casa tua.
Ricordiamo, a tal proposito, un personaggio che ben si rapporta al tema presentato, riportato dalle cronache di poco tempo fa:
Il multimiliardario Jean Paul Getty, che divenne famoso anche per la sua tirchieria: non esitò a far mettere un telefono a gettoni per gli ospiti in una sua magione londinese, non accettava lettere con l’affrancatura a carico del destinatario e non aveva mai più di 25 dollari in tasca. Ovviamente era molto raro che aprisse il suo portafogli per finanziare gli altri, ma tra i fortunati ci furono alcuni candidati repubblicani alla presidenza degli Stati Uniti e il Wwf. Quando morì, nel 1976, a 83 anni, Jean Paul lasciò quasi tutti i suoi averi al Getty Museum di Malibu, da lui fondato due anni prima nell’elegante cittadina californiana alle porte di Los Angeles. Non fu, invece, particolarmente generoso con la sua famiglia, al punto di lesinare sul riscatto del nipote, affermando "ho altri 14 nipoti, e se tiro fuori anche un solo centesimo avrò 14 nipoti sequestrati". Soltanto quando i rapitori fecero pervenire alla famiglia l'orecchio mozzato del nipote, fece marcia indietro sulla sua decisione. Ma la cosa non è che finì lì, perché, dopo aver pagato il riscatto di circa 2 miliardi di lire, impose al nipote liberato di restituirgli ratealmente tutti i soldi con un interesse annuo del 4%, tanto per evidenziare che bel tipo era.
In media stat virtus, dicevano gli antichi, così che una sana gestione delle risorse a disposizione, deve procedere nel giusto mezzo che esiste tra i due estremi, rappresentati dalle figure dell'avaro e dello scialacquatore, col primo, che nella miseria che si autoinfligge, il solo piacere che lo rallegra, è quello di non spendere e limitarsi addirittura nell'indispensabile, con tutto il piacere che sarà provato dagli eredi, mentre il secondo ci mette poco a restare nudo e crudo, rappresentando una disgrazia non solo per sé, ma anche per i conviventi.
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