Gli affetti più cari si apprezzano soltanto quando vengono a mancarci.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Un
dato di fatto che nella vita si è presentato spesso, almeno per alcuni,
e che il proverbio viene a rammentarci, sulle persone delle quali
davamo per scontata la presenza, poco coscienti dell'importanza che
avevano per noi, finché c'è stata una comune convivenza.
Ma
nella vita, purtroppo, si alternano a incontri e vite in comune, anche i
congedi, molti dei quali risultano sofferti. perché mettono in luce
l'importanza che alcune persone avevano per noi e che abbiamo
sottovalutato , con tutto il rammarico di non averle apprezzate come
meritavano, quando c'era il tempo di poterlo fare.
Una
triste riflessione a posteriori, su valori affettivi che purtroppo non
possiamo rinnovare, con l'amaro in bocca che si prova.
Ben scriveva, a tal riguardo, Fëdor Michajlovič Dostoevskij:
“È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama.”
Riguardo
al valore e l'importanza evidenziati da ciò che si è perduto, rispetto
all'ovvia normalità che rappresentava ciò che si è perso, quando c'era.
Molteplici
sono le sensazioni che si provano, quando riaffiorano i ricordi di
figure che sono state preminenti nella nostra vita, come leggiamo
nell'allocuzione del poeta, pittore e aforista libanese naturalizzato
statunitense Khalil Gibran:
“Possiamo
ancora vedere la luce di stelle che non esistono più da secoli. Così
ancora ti riempie e folgora il ricordo di qualcuno che hai amato per poi
vederlo andar via.”
Anche se poi lo stesso autore ci sconcerta, asserendo:
“Ed è da sempre risaputo che l’amore non conosce le sue proprie profondità fino al momento della separazione.”
Che
sarebbe come dire che solo separandosi da chi si ama, si conosce
l'amore in tutta la sua essenza, ma che nella visuale che assumiamo, il
sentimento che identifichiamo con l'amore, è semplicemente enfatizzato
dal dolore della perdita e i due sentimenti sono uniti in un fenomeno a
sé stante, trasformato in un amore enfatizzato, rispetto a quello
provato.
Una vita
costellata dalle convivenze, che fanno da scenario alla nostra infanzia e
alla nostra adolescenza, nonché dagli incontri, che possono dar luogo a
relazioni superficiali, oppure durature, e dai congedi che il tempo fa
diventare sempre più numerosi, facendo ingrandire sempre di più la
quantità che abbiamo dei ricordi spesso dolorosi.
L'esistenza
umana trascorre sotto l'indifferenza del destino, che privilegia alcuni
con affetti duraturi, mentre ad altri li rende solo effimeri e ad altri
ancora li nega fin dalla prima giovinezza.
Affetti
negati a chi l'inizio del percorso esistenziale lo trascorre in nuclei
famigliari, in cui l'amorevolezza che dovrebbe essere peculiare in tali
contesti è, non solo assente, ma sostituita da violenza e
prevaricazione, che arrivano a far desiderare a chi ne è coinvolto, di
essere oggetto di quel disinteresse tanto sofferto da chi non ha provato
il peggio.
Pensiamo a
chi la prima giovinezza è stata privata dai naturali affetti famigliari,
per averla trascorsa in un orfanatrofio, senza fruire di in minimo di
soddisfacimento del naturale desiderio di affezione che, nell'infanzia,
prova qualsiasi essere umano e la cui mancanza si risolve in un trauma, i
cui effetti potrebbero diventare duraturi nella vita, con tutte le
nevrosi a cui potrebbero dar luogo, con gente in preda a un desiderio
psicotico di attaccamento verso chiunque le porge un minimo di
interesse, oppure in preda a un astio verso tutti, per come si sente
vittima dei suoi simili.
Sentimenti
di affetto quindi, stravolti e resi difformi da come dovrebbero essere
provati e in alcuni casi addirittura esagerati, riguardo a persone con
una sensibilità così particolare nell'essere prese dallo sconforto, per
la perdita delle persone a loro care, che arrivano a invidiare chi non
prova i loro sentimenti, che sia per il carattere o per non aver
ricevuto le affettività che loro hanno vissuto.
Una
delle caratteristiche del susseguirsi delle generazioni, è il naturale
congedo tra genitori e figli, con alcuni dei secondi che lo soffrono
come un avvenimento ingiusto e innaturale, che lascia un vuoto
incolmabile nelle loro vite, e che anche il tempo, con il suo
trascorrere, stenta ad alleviare.
Un fenomeno che contribuisce a mostrarci lo scrittore e giornalista Gianfranco Iovino:
“Essere
figli è un privilegio che solo quando ti viene sottratto dalla vita
comprendi perché è facile cadere nelle malinconiche assenze di volti,
voci e abbracci che ti hanno fatto grande… anche se faresti di tutto per
tornare bambino e ritrovarlo ancora lì quell'abbraccio con cui
stringevi tutto il tuo mondo.”
Senza
contare che nei rapporti tra figli e genitori, sono a volte i secondi a
soffrire per perdite che esulano dalle successioni stabilite dalle
diverse età generazionali, con la perdita per nulla preventivata di uno o
più figli, con tutto il dolore che fa provare e che può essere reso
ancora più profondo se non si è goduta la loro coesistenza come essa
meritava, per essersi fatti coinvolgere appieno dagli impegni sociali e
dal lavoro.
Rispetto al
tema presentato, può apparire come un argomento fuori luogo l'affetto
provato verso i cosiddetti animali da compagnia, che hanno spesso un
importante ruolo nella sfera affettiva di molte persone, le quali
private o meno della comunanza affettiva di qualche altro loro simile,
data la brevità dell'esistenza a cui sono soggetti cani, gatti,
pappagalli, etc., alla loro scomparsa, provano un dolore che meraviglia
chi con gli animali ha poca consuetudine e non riesce a identificarli
come soggetti capacissimi di affettività e di far sentire le persone
meno sole.
Ad epilogo
infine delle considerazioni che il tema presentato ha fatto nascere, il
proverbio non fa che esortarci, non solo a cogliere l'attimo, per saper
scegliere le migliori soluzioni e occasioni che si presentano nella
vita, ma anche per godere appieno e in tutta la loro essenza nel
presente e senza rimandare a un futuro incerto e nebuloso, i rapporti
affettivi dai quali siamo circondati, che oggi ci sono, ma che non
sappiamo quanto dureranno.
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