Nei momenti difficili le bugie sono le migliori armi di difesa.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Si
sofferma, il proverbio, su come in circostanze avverse, può risultare
controproducente essere veritieri, facendo scoprire i propri lati deboli
a chi non è proprio il caso che ne sia al corrente.
Un comportamento menzognero, tanto deprecato nella normalità
della vita quotidiana, diventa un valido e giustificato mezzo di
difesa, per difendersi dalle insidie degli avversari con i quali si ha a
che fare.
Pensiamo allo
stratega che inscena una falsa disposizione delle truppe per ingannare
il nemico, presentandogli dei lati come se fossero deboli e facilmente
conquistabili, per attirarlo proprio dove si desidera per annientarlo.
In
uno scenario in cui la verità è considerata come primaria tra le virtù
da esercitare, sembra paradossale un elogio alla menzogna, ma essendo
l'uomo un animale sociale che ha bisogno dell'approvazione di chi lo
circonda, mentire diventa un'importante competenza sociale, che
contribuisce alla coesione e alla convivenza nella società. Mentire, ad
esempio, può anche essere indispensabile per trovare un lavoro o per
sopravvivere.,
La forza
della menzogna risiede nel suo potere di ricreare e di trasformare la
realtà a proprio piacimento, manipolando il prossimo per indurlo a
credere a qualsiasi cosa falsa che gli è mostrata come vera.
Un'arte,
quella del mentire, se così si può considerare, messa in luce dallo
scrittore Ignacio Mendola, nel libro che ben porta il titolo appropriato
al tema preso in esame, ovvero "Elogio della menzogna", con la
descrizione che ne segue:
"Che
ci piaccia o no, di menzogne ne abbiamo dette (e ne continuiamo a dire)
tante. Mentiamo per viltà, per conformismo, per quieto vivere, con
l'intenzione di farlo, ma anche inavvertitamente. C'è chi lo ha fatto
per disperazione, in quei momenti drammatici della vita individuale e
collettiva in cui mentire diventa quasi un imperativo morale. Ecco,
allora, "l'Elogio della menzogna". Che non è, come si potrebbe pensare,
il cinico esercizio di un autore postmoderno, il disincantato ritratto
di un mondo inevitabilmente corrotto, popolato da bugiardi incalliti.
No, qui si tratta di ripercorrere la vasta geografia della menzogna per
analizzare il suo ruolo specifico nella costruzione e nel mantenimento
delle relazioni umane. In effetti, una società di esseri puri, "sinceri
fino in fondo", non solo non è desiderabile, ma neppure possibile.
Perché abbiamo bisogno di mentire, e non solo con gli altri, ma anche
con noi stessi, per raccontarci una favola alla quale solo noi siamo
disposti a credere. In fondo, come scriveva Borges, 'non c'è uomo che
alla fine di una giornata non abbia mentito, a ragione'".
Che
piaccia o meno, la menzogna fa parte della natura umana e molti
filosofi si sono espressi in merito, da Agostino, a Kant, a Cousin, etc,
mentre tutte le religioni la condannano fermamente, perché esercitarla è
come uccidere l’anima e la falsa testimonianza è elencata tra i Dieci
Comandamenti, rispetto alla verità eretta a virtù e dovere primario per
gli umani: la verità di sé stessi, verso gli altri e sopra ogni altra
cosa!
Ma per quanto
possa piacere poco agli amanti della verità, nel nostro mondo la
menzogna è universale e non è solo l’uomo a utilizzarla, ma anche gli
animali, che la utilizzano per rispondere agli istinti primari di
sopravvivenza e riproduzione, con simulazioni menzognere molto
sofisticate, che non hanno nulla da invidiare a quelle degli umani. La
mimetizzazione del camaleonte, la simulazione della morte di alcuni
rettili, ma anche falsi messaggi che possono inviare le scimmie dalla
gola bianca o il corvo, gli animali sono in grado di mettere in atto
vere e proprie strategie per servire i loro istinti in parte o
interamente ereditari o innati.
E
non solo una simulazione fatta ad arte è propria esclusivamente del
mondo animale, perché c'è almeno una pianta, che si trova facilmente in
vendita, la Mimosa Pudica, che se toccata, si affloscia simulando di
essere una pianta morta e poco appetibile per gli erbivori alla ricerca
di foraggio fresco.
Teniamo
presente, in ogni caso, che attribuire la menzogna ad animali e piante,
per certi loro comportamenti, non è altro che una delle tante
personalizzazioni che proiettiamo su di loro, al punto di usare alcuni
loro nomi come complimenti, o insulti.
Per
quanto ad alcuni possa apparire fastidioso, il bisogno di vivere in una
realtà sociale, che per alcuni può rappresentare una vera e propria
costrizione, tanto da farli diventare dei misantropi, impone una
continua serie di compromessi, nei quali la menzogna fa spesso la parte
del leone,
Consideriamo
il paradosso di come fin dalla più tenera età, siamo immersi in un mondo
di bugie create dagli adulti, che presentano scenari in cui vivono,
Babbo Natale, la Befana, oppure la fatina, o il topolino dei denti, per
attenuare il trauma della caduta dei denti da latte e così via.
Questo
da una parte, mentre dall'altra siamo costantemente esortati a non
mentire, affinché il farlo procuri, in modo profondo e inconsapevole, un
vero e proprio senso di colpa, a cui concorrono le favole di Pierino e
il lupo e del Pinocchio di Collodi, che ci mostra, da centotrenta anni,
come le bugie possono essere usate per scovare il bugiardo. Predicare il
falso per conoscere il vero è anche una frequente elaborazione della
menzogna nell’adulto: si tratta in questo caso di confondere il bugiardo
usando le sue stesse armi.
Riguardo
a chi vive con bambini, non tutti gli adulti purtroppo si adoperano
nell'esercitare ad arte le menzogne, comportandosi coerentemente ad
esse, per non deludere i fanciulli con azioni contraddittorie, che non
osservano le virtù costantemente promulgate e iniettando ai bambini fin
da piccoli la sfiducia negli esseri umani, per la differenza che vedono
tra il loro predicare e il loro agire.
Quanti
di noi si presentano al mondo nella loro vera essenza, oppure non altro
che la maschera che lo psicoanalista Carl Gustav Jung definisce come
concetto di persona?
La
persona, secondo lo psicoanalista, è la maschera che tutti indossiamo
nella società: l’apparenza che diamo di noi stessi e che media i nostri
rapporti sociali (amici, professionisti, amanti). “La persona”, scrive
Jung, “è ciò che qualcuno in realtà non è, ma ciò che lui e gli altri
pensano che sia. ”
Una
maschera che, tra verità e menzogna, può assumere una molteplice varietà
di sfumature e non per nulla si dice che, per conoscere veramente una
persona, c'è da consumarsi insieme un bel po' di chili di sale.
E per finire, almeno per chi è arrivato fino a qui, perfezioniamo il tutto, mostrando un'incontrastata verità:
ricordiamo
sempre che la menzogna esige una memoria ferrea, che se manca alla
persona menzognera che indulge nella sua peculiarità, non fa altro che
mostrarla per ciò che veramente è, non solo bugiarda, ma anche stupida.
In campana, quindi, e senza fare nomi.
Con alcuni brani tratti da:
https://www.exagere.it/i-paradossi-della-menzogna/
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