Me pare ’o puzzo ’e Santa Sufia.

Un pozzo senza fondo, riferito a persone che non si accontentano mai.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni.
Un altro proverbio che si accompagna ad altri, nel menzionare la struttura del manufatto che è definito pozzo, che in questo caso si riferisce a quello leggendario di Santa Sofia e che servì ad Alfonso d’Aragona per penetrare nella città di Napoli nel 1442.
Il senso del proverbio fa il paio con il simile che recita:
Me pare ’o puzzo ’e Santa Patrizia: Nun s’assecca maje!
che fu pubblicato il 25 Agosto scorso ed è rintracciabile nel profilo dell'autore sotto "Le foto di Gianni", oppure nel blog:
Fa eco ai due proverbi il famoso detto "è come il pozzo di San Patrizio", con i due diversi significati che gli si attribuiscono, da fonte infinita di ricchezze, a un'impresa che richiede risorse ed energie, che non hanno mai fine e che non fanno risolvere ciò che si vuole conseguire.
L'acqua del pozzo che non si estingue mai, è presa come metafora dai due proverbi per descrivere una persona che non si accontenta mai e la cui incontentabilità è spesso dovuta all'avidità e all'ingordigia, che quando sono smisurate, niente basta per rendere sazie le persone che ne sono afflitte.
Leggiamo come l'ingordigia rappresenti l'estrema avidità, o brama di cibo e di qualunque altra cosa che è desiderata avidamente.
L'avidità è il desiderio travolgente di avere sempre di più di quanto si ha bisogno. Spesso collegata al denaro e al desiderio di guadagnarne il più possibile, ma può riguardare qualsiasi altra cosa, come il cibo o altri beni materiali. Si può osservare questo tipo di comportamento, ad esempio, quando una grande azienda stressa e tratta male i suoi lavoratori, al fine di renderli più produttivi.
Come leggiamo nei frammenti del filosofo greco antico Eraclito:
“Gli uomini migliori preferiscono una sola cosa a tutte le altre: la gloria eterna rispetto alle cose mortali; i più invece pensano a saziarsi come bestie.”
Uno scenario più che ben rappresentato da un'allocuzione tratta dal libro: Non piangete la mia morte, di Bartolomeo Vanzetti:
“Vidi che l'ingordigia e l'egoismo umano avvelenano ogni boccone di cibo, fan tristi le primavere, oscurano la gloria del sole, traviano e violano le leggi di natura, incitano alla delinquenza, accarezzano la corruzione, seminano l'odio e condannano gran parte dell'umanità a tutte le sciagure, a tutte le vergogne, a tutte le miserie.”
Ci pensano poi le cronache a mostrarci come resta del tutto inascoltato quello che leggiamo nel libro: Un altro giro di giostra, di Tiziano Terzani:
“La Terra ha abbastanza per il bisogno di tutti, ma non per l’ingordigia di tutti.” 
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