Esaltazione della Santa Croce

Oggi - 14 settembre 2024 - sabato della XXIII settimana del tempo ordinario, la Chiesa celebra la festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Si tratta, come chiaramente indica il nome, della ricorrenza che onora, nobilita e magnifica la Croce sulla quale fu crocefisso Gesù. Essa, invero, da mero strumento di morte e più terribile fra i supplizi, assurge per il cristiano al significato di albero della vita, talamo, trono, altare della nuova alleanza, dalla quale viene la salvezza dell’uomo. Al riguardo, Sant’Agostino è molto efficace e chiarificatore, affermando: “… Infatti dal costato di Cristo dormiente sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa ...” [Cf. Sant’Agostino, Enarr. in Ps. (Enarrationes in psalmos “Esposizione sui Salmi”) 138, 2; Corpus Christianorum, 40, Turnholti 1956, p. 1991]. Ancora, dice San Paolo Apostolo nella sua Prima Lettera ai Corinzi: “… I Giudei chiedono segni, i Greci cercano sapienza, noi annunciamo Cristo crocefisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani ...” (1Co 1, 22-23). Questa festa trae origine dal ritrovamento della Santa Croce di Gesù, da parte di Sant’Elena (248-329), augusta dell'Impero Romano e madre dell'imperatore Costantino I “il Grande” (dal 306 al 337), avvenuto, secondo la tradizione, sul monte Golgota di Gerusalemme il 14 settembre 320 o 327. In quel giorno la reliquia sarebbe stata “innalzata” dal vescovo della Città Santa di fronte al popolo, che fu invitato alla Sua adorazione. Il termine “esaltazione” riferito alla Santa Croce, in uso sin dal VI secolo, è pertanto da intendersi sia come “innalzamento” sia come “ostensione”. Così, da quella prima volta, si andò strutturando un rito che prevedeva l’elevazione di una croce e la sua ostensione ai fedeli, in ricordo dell’innalzamento di Cristo sulla Croce e dell’ostensione del Suo Corpo sacrificale. La relativa festa si celebrò per la prima volta nel 335, anno in cui Costantino e sua madre Elena consacrarono in Gerusalemme la basilica dell’Anàstasis (in greco “Risurrezione”), diventata poi con i latini la basilica del Santo Sepolcro, edificio contenente la piccola altura, chiamata Golgota o Calvario, e il sepolcro appunto di Cristo. La dedicazione della basilica avvenne il 13 settembre e il giorno seguente cominciò la venerazione della recuperata Croce, in essa deposta e custodita. Secondo la tradizione, Sant’Elena avrebbe portato una parte della Croce a Roma, in quella che diventerà poi la basilica di Santa Croce in Gerusalemme (ove tuttora si trova), mentre una parte rimase a Gerusalemme, finendo per diventare bottino degli invasori persiani nel 614. Fu poi riportata trionfalmente nella Città Santa, a seguito della vittoria dell’Imperatore Romano d’Oriente Eraclio I (575-641) sui persiani, nel 628, ai quali l’Imperatore strappò le reliquie della Croce. Da allora la Chiesa celebra in questo giorno il trionfo della Croce, che si affermò in occidente nel corso del VII secolo, mentre in oriente si è diffuso così tanto da essere oggi paragonato, per importanza, alla Santa Pasqua. Nella relativa celebrazione eucaristica, il colore liturgico è il rosso, quello della passione di Gesù, che richiama appunto la Santa Croce, segno della signoria di Cristo su coloro che nel Battesimo sono configurati a lui nella morte e nella gloria. Nella tradizione dei Padri, la Croce è il segno del Figlio dell'uomo che comparirà alla fine dei tempi. Essa è segno e strumento della nostra salvezza, come recita il prefazio del Messale Romano (la prima parte della preghiera eucaristica della Santa Messa): “Nell’albero della Croce tu (o Dio) hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall’albero traeva vittoria, dall’albero venisse sconfitto, per Cristo nostro Signore”. L’uso liturgico che vuole la Croce presso l’altare quando si celebra la Santa Messa, rappresenta un richiamo alla figura biblica del serpente di rame che Mosè innalzò nel deserto. Gli Ebrei morsicati dai serpenti, guardandolo, guarivano. San Giovanni Evangelista, nel racconto della Passione, dovette aver presente il profondo simbolismo di quest’avvenimento dell’Esodo, narrato nel Libro dei Numeri (cf. Nm 21, 4b-9) e la profezia di Zaccaria, quando scrive: “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto” (Zc 12, 10; Gv 19, 37). Il simbolo della croce, che ha sacralizzato per secoli ogni angolo della terra e ogni manifestazione sociale e privata, oggi rischia di essere dimenticato o strumentalizzato da una società consumistica, ma resta il segno della signoria di Cristo su coloro che nel Battesimo sono configurati a lui nella morte e nella gloria, come spiega il Messale Romano. 
Immagine: "Esaltazione della Croce", dettaglio del ciclo di affreschi denominato “Leggenda della Santa Croce", realizzato dal pittore toscano Piero della Francesca (1415-1492) tra il 1452 ed il 1466 circa, con aiuti. L'opera si trova nel coro della basilica maggiore di San Francesco, ad Arezzo (Toscana).
Roberto Moggi
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