Trova cchiú ampressa ’a femmena ’a scusa ca ’o sorece ’o purtuso

Trova cchiú ampressa ’a femmena ’a scusa ca ’o sorece ’o purtuso.
È più veloce la donna a trovare una scusa che un topo a trovare un buco.
Menziona oggi il proverbio una delle capacità che la tradizione attribuisce alle rappresentanti dell'espressione del Faust di Goethe (das EwigWeibliche), ovvero l'eterno femminino, divenuta d'uso comune per indicare la femminilità nella immutabilità della sua essenza, che si esprime nell'attitudine di sapersi barcamenare, cercando scuse, che siano attinenti, o inventate, per districarsi da qualsiasi situazione, un ingegno che non ha nemmeno il topo, che la similitudine presenta, per riuscire a trovare la sua tana.
Un detto che ci ricorda il tempo di quando in famiglia, nei ruoli che vi erano assegnati dalla tradizione, era l'uomo ad avere il diritto di chiedere ragioni e spiegazioni e la donna a doverle soddisfare, con le giustificazioni che riteneva adatte.
Un tempo in cui il patriarcato dava per scontata la sudditanza femminile, rispetto al libero arbitrio di cui godeva l'uomo e il famoso detto "L'uomo propone e Dio dispone", non teneva conto delle eventuali decisioni della donna, tenuta a osservare le disposizioni che le venivano impartite e non certo dalla volontà di un dio tanto evocato, quanto poco osservato sulla terra.
Tempi trascorsi per noi, con usi e costumi ormai giudicati sorpassati, ma che vediamo come siano rimessi in atto in altre nazioni, nelle quali un ottuso e prevaricatore fondamentalismo ha riportato le donne a tempi quasi arcaici.
Un fenomeno che ci ricorda come in qualsiasi società, il progresso può trasformarsi in un regresso, specialmente se il potere temporale è soppiantato da quello religioso, gestito da fanatici dogmatici, ai quali interessa soltanto il prestigio da loro esercitato, a discapito del benessere del popolo in generale e delle donne in particolare, rappresentando il loro genere, quello che in tali regimi, ha sempre la peggio.
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