A settembre, l'uva matura e il fico pende!
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Ci
è proposto, oggi, un proverbio, che ci ricorda come il tempo sia
propizio alla maturazione dei caratteristici frutti di stagione, come
l'uva e i fichi, in questo caso, a rammentarci come i fichi, buoni anche
a giugno, settembrini sono una delizia e, quanto
all'uva, fa da controcanto il detto: "Se in settembre senti tonare,
tini e botti puoi iniziare a preparare”, per come la pioggia concorra
alla maturazione del frutto, che dagli amanti del nettare di Bacco è
prediletto, anche se ci vorrà ancora del tempo per degustare quello
della stagione in corso, come un altro proverbio ribadisce: "Di
settembre e d'agosto, bevi il vin vecchio e lascia stare il mosto",
prima che l'oggetto della spremitura raggiunga il risultato prodotto
dalla fermentazione.
Ricordiamo
poi la maturazione di altri frutti di stagione come kiwi, fichi d'India
e melograni, mentre trionfa la raccolta di funghi e di tartufi.
Settembre
che, dal calendario gregoriano, è stato designato nono mese dell’anno e
il cui nome deriva dal latino september, a sua volta da septem,
“sette”, perché era il settimo mese del calendario romano, che iniziava
con il mese di marzo.
Un tempo menzionato dai versi del Rodari:
"Settembre settembrino,
matura l’uva e si fa il vino,
matura l’uva moscatella:
scolaro, prepara la cartella!"
Quando
ancora il mese di Settembre faceva da preludio all'apertura ottobrina
delle scuole, mentre adesso l'inizio delle lezioni è stato anticipato
alla metà del mese odierno.
Ricordiamo
poi un'usanza che caratterizza la stagione rappresentata dalla
transumanza (dal latino “trans” , al di là e “humus” , terra),
praticata nelle aree montane della penisola e delle isole italiane sin
dalla preistoria e che costituisce la forma di migrazione stagionale e
temporanea delle greggi, delle mandrie e dei pastori, in transito dai
pascoli in quota verso quelli delle pianure, percorrendo le vie
naturali dei tratturi.
Un'attività
, che si è prestata ad essere occasione di contatto e di scambi
commerciali, che hanno dato luogo a riti sociali consolidati, con
l'organizzazione del viaggio e il raduno dei pastori, rientrando tra
gli eventi più significativi del calendario agro-pastorale ; anche se
alla continuazione del fenomeno concorrono moderni mezzi di spostamento,
dalla strada ferrata agli autocarri, le antiche consuetudini di
percorrere i tratturi, esistono ancora in alcune zone.
Salutiamo
quindi il mese che è iniziato, con una famosa poesia di Gabriele
D'annunzio, con la stagione che rammentava al poeta le immagini della
sua terra d'Abruzzo, quando fanciullo assisteva alla migrazione
stagionale dei pastori, che conducevano le greggi dai pascoli montani a
quelli di pianura.
I pastori di Gabriele D’Annunzio
Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natia
rimanga né cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!
Ora lungh’esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l’aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquio, calpestio, dolci romori.
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