Senza denare nun se càntano messe!

Senza denare nun se càntano messe!
Il vil danaro è necessario per tutto anche per le funzioni religiose.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
È messo in risalto, dal proverbio, il catalizzatore d'eccellenza dell'economia, che è bene primario in qualsiasi sua manifestazione e non solo, ma anche in un ambiente, come quello religioso, nel quale non dovrebbe avere tanto peso, ma tutto ha un prezzo a questo mondo e anche i religiosi d'eccellenza, che non solo osservano, ma presiedono alla fede, hanno bisogno di un sostentamento, sia per vivere, che per le funzioni a cui presiedono, grazie al denaro ottenuto con le offerte dei fedeli, che, in alcuni casi favorisce fastose nonché costose cerimonie per onorare i santi celebrati.
C'è da dire al riguardo che come chiunque vive dei proventi del lavoro, anche a preti e suore è riconosciuto uno stipendio, mentre ne sono esentati gli ordini monastici di carmelitani, domenicani, francescani o gesuiti, che vivono secondo la regola di castità, povertà e obbedienza in comunità.
A prescindere poi, dall'ambiente, che sia secolare o religioso, il concetto espresso dal proverbio è che nulla si muove se non c'è denaro, un bene che si usa tanto definire come vile, per il modo in cui si fa desiderare e alcuni che ne ostentano il disprezzo, lo fanno soltanto perché ne hanno poco e magari invidiano chi invece ne dispone.
Riguardo all'abiezione attribuita a tale bene, recita un detto a suo tempo presentato:
"Chi nun conta denare nun se sporca ’e mmane."
Con il denaro raffigurato come un sudiciume, che sporca le mani di chi vi è così attaccato, che prova piacere sia nel contarlo, che nel maneggiarlo, industriandosi sempre ad aumentarlo, ricorrendo anche a manovre disoneste, se ritiene di poter trarne vantaggio, tanto per dire che come il denaro può essere il servitore più esauriente, per chi lo sa gestire accortamente, si presta anche a essere il peggior tiranno, per chi vi aspira in continuazione, mai pago di quello che dispone, tanto da essere propenso ad appropriarsene anche in modo illecito.
Come leggiamo tra gli scritti attribuiti a Jean-Jacques Rousseau, che il denaro posseduto è strumento di libertà, mentre quello che si insegue è strumento di schiavitù, perché il denaro è un terribile padrone, se se ne diventa schiavi, ma un servo eccellente se lo si sa gestire con oculatezza.
Il tema rappresentato dal denaro, si presta a giudizi contrastanti e a tal riguardo, sorge un altro adagio che ne migliora il senso:
"Cu ’e denare s’arapeno tutt’ ’e pporte."
Ovvero, è proprio grazie al denaro che si sistema tutto e, se non tutto, quasi.
Un bene quindi, che non solo facilita gli scambi, ma riesce a eliminare anche i contrasti, come scrisse William Shakespeare:
"Se il denaro scorre veloce, tutte le porte si aprono, perché se lo si possiede, non si ha bisogno né di stima e né d'ingegno, per ottenere ciò che si desidera, dai beni materiali, ai favori e alle amicizie, che così figurano, pur non essendolo."
Si usa dire che il denaro non dà la felicità e c'è chi vi aggiunge che almeno calma i nervi, come similmente poi leggiamo nelle frasi attribuite a Marilyn Monroe, che se da una parte diceva:
“Io non sono interessata ai soldi. Io voglio solo essere meravigliosa.”
Dall'altra, asseriva:
“Dicono che il denaro non faccia la felicità, ma se devo piangere preferisco farlo sul sedile posteriore di una Rolls Royce piuttosto che su quello di una carrozza del metrò.”
Tanto per evidenziare come una persona possa giungere a giudizi contrastanti sul denaro, da potersi permettere di disprezzarlo, se ce l'ha, ma di desiderarlo ardentemente se ne è privo.
Mentre l'attore, comico e scrittore Julius Henry Marx, famoso con lo pseudonimo di Groucho Marx, si atteneva al pratico, riguardo alla moneta:
“Nella vita ci sono cose ben più importanti del denaro. Il guaio è che ci vogliono i soldi per comprarle!”
Una praticità, quella del denaro, messa anche in evidenza dallo scrittore, aforista, poeta, drammaturgo, giornalista e saggista Oscar Wilde, che per la raffinatezza con cui teneva a vivere, non poteva che rilevarne l'importanza, che non cessava certo con la giovinezza e tanto meno con la maturità, come appunto scrisse:
“Al giorno d'oggi, i giovani immaginano che i soldi siano tutto, e quando diventano più vecchi sanno che è così.”
Perché se si versa nell'indigenza nella gioventù, si può sempre prospettare un miglioramento economico nel futuro, rispetto a una aspettativa che, purtroppo, con la vecchiaia viene meno.
Riguardo alla moneta, è famosa la locuzione latina "Pecunia non olet", frase attribuita a Vespasiano (9-79), a cui il figlio Tito aveva rimproverato di avere messo una tassa, la centesima venalium, sull'urina raccolta nelle latrine gestite dai privati, popolarmente denominate da allora "vespasiani".
Come leggiamo in "De vita Caesarum VIII, 23, 3" (Le vite dei Cesari) di Gaio Svetonio Tranquillo:
«Poiché suo figlio Tito gli rimproverava di aver avuto l'idea di tassare anche le urine, Vespasiano gli mise sotto le narici i primi soldi provenienti dall'imposta, interrogandolo se fosse irritato dall'odore, e quando questi disse di no, Vespasiano asserì: "Eppure vengono dal bagno".»
A evidenziare come si pssa guadagnare anche offrendo cessi a pagamento.
Una frase che continua a essere cinicamente usata per indicare che, qualunque sia la sua provenienza, che sia onesta o pure illecita, il denaro non è altro che denaro.
Quanto al termine pecunia, è risaputo come sia stato trasferito dal significato originale, derivante da pecus (pecora), poi attribuito al bestiame in generale, che rappresentava la ricchezza posseduta e scambiabile tramite il baratto. Le pecore, i polli, e gli altri animali d'allevamento rappresentavano le banconote di un tempo, nei luoghi in cui non si era iniziato ancora a battere moneta.
Sempre in tema, ci soffermiamo su una locuzione che ci mostra una tragicomica realtà espressa dal politico statunitense Dick Armey:
“Tre gruppi spendono i soldi degli altri: i bambini, i ladri, i politici. Tutti e tre hanno bisogno di essere controllati.”
Ma spesso gli ultimi si ritengono esentati dal controllo, ben meritando il nome dei secondi, e il bello è che continuano a essere votati ed eletti ad esempio di come è giusto vivere.
Disse San Paolo che la brama di ricchezze è la radice di tutti i mali e non sembra vero, ai pochi che gestiscono l'economia mondiale e ai fabbricanti d'armi, quello che sta accadendo al giorno d'oggi, a conferma del detto attribuito a Socrate:
"Tutte le guerre sono combattute per denaro."
Una tragica realtà che le cronache ci riportano ogni giorno.
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