Sant’Egidio, abate

Oggi - 1° settembre 2024 - XXII domenica del tempo ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Sant’Egidio, abate. Di Aegidius (Egidio), questo il suo nome latino, si hanno pochissime e non sicure notizie. Secondo la “Vita Sancti Aegidii” (“Vita di Sant’Egidio”), databile al X secolo, nacque ad Atene (Grecia) nella prima metà del VII secolo, probabilmente nel 640. In seguito si trasferì in Provenza, nel sud di quella che fu la Gallia romana, all’epoca appartenente all’Impero dei Franchi (oggi in Francia). Qui fu eremita e fondò un monastero nei pressi di Arelate (oggi Arles) di cui fu nominato abate. Da anacoreta passava le sue giornate in preghiera e nella ricerca di Dio attraverso la contemplazione della natura, riparandosi in grotte non lontane dai fiumi Rodano e Gardon. La tradizione, che andò gradualmente arricchendosi di spunti che paiono leggendari, narra di come Egidio avesse come unica compagnia una cerva, che gli dava nutrimento con il suo latte. Un giorno il re Wamba (morto nel 688), sovrano dei Visigoti che avevano invaso quei territori, recatosi a caccia nella foresta dove viveva Egidio, scoccò una freccia in direzione della cerva che faceva compagnia all’eremita, mentre questa stava per rifugiarsi nella spelonca abitata da quest’ultimo. Il dardo, però, finì per colpire proprio Egidio, che rimase ferito a una gamba. Appena il re si accorse del fatto, lo fece curare e si scusò profondamente con lui, offrendogli quella terra per costruirvi un monastero, quale forma di risarcimento. Egidio inizialmente declinò l’offerta, anche perché desiderava fortemente continuare a vivere in solitudine a contatto diretto con la natura. Tuttavia, con il passare del tempo la sua fama di santità indusse una moltitudine di persone a fargli visita e alla fine, intorno al 674, accettò l’offerta. Così re Wamba fece edificare sul posto un monastero, del quale Egidio divenne il primo abate. Attorno all’edificio religioso, in seguito, sorse un paese, oggi conosciuto in suo onore come Saint-Gilles-du-Gard (Sant’Egidio del Gard), dove si può ammirare la splendida chiesa abbaziale a lui dedicata, che nel Basso Medioevo divenne meta di grandi pellegrinaggi perché vi sostavano sia i fedeli diretti a Roma sia quelli che percorrevano le vie del Cammino di Santiago. La tradizione riferisce pure che, durante il suo periodo da abate, fu supplicato dal nobile Carlo Martello (circa 688-741), maggiordomo di palazzo, sino alla sua morte, dei regnanti merovingi di Austrasia dal 716, di Burgundia dal 717 e di Neustria dal 719 (tutti territori dell’odierna Francia e parzialmente del Belgio e della Germania), affinché pregasse per ottenergli il perdono di un peccato che per la vergogna non aveva mai voluto confessare a nessun sacerdote. Egidio pregò intensamente per lui e, mentre celebrava messa, vide un angelo nell’atto di porre sull’altare una pergamena dov’era scritta la grave colpa di Carlo Martello, che andò cancellandosi di pari passo allo svolgersi della celebrazione eucaristica. Dopo la morte, avvenuta verosimilmente il 1° settembre 720 o 721, il suo culto si diffuse in molte regioni d’Europa, dove moltissime chiese, monasteri e borghi sono intitolati a lui.
Immagine: "Sant'Egidio e la cerva", olio su tela dipinto, nel 1491 circa, dal pittore tedesco Hans Memling (1436-1494). Museo di Arte e Storia Culturale Sant'Anna, presso il convento benedettino di Lubecca (Germania).

Roberto Moggi
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