Sant’Aspreno o Asprenato

Oggi - 3 agosto 2024 - sabato della XVII settimana del Tempo Ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Sant’Aspreno o Asprenato (nome con il quale è riportato nel Martirologio Romano), indicato comunemente con la specificazione “di Napoli”, vescovo. Di lui si hanno scarse e incerte notizie, prevalentemente provenienti dalle opere “Gesta episcoporum neapolitanorum” (“Storia dei vescovi napoletani”) e “Catalogus episcoporum neapolitanorum” (“Catalogo dei vescovi napoletani”). Da queste, sappiamo che Aspreno nacque probabilmente nel I secolo a Neapolis (l’odierna Napoli, capoluogo dell’omonima provincia e della regione Campania), dove visse e morì verosimilmente nello stesso secolo, ma secondo altre fonti forse agli inizi del II, epoca alla quale si fanno risalire gli inizi della Chiesa partenopea. Fu eletto vescovo della città campana, quasi certamente il primo, mantenendo la guida di quell’episcopato per circa ventitré anni. Vari antichi documenti, ma anche il famoso “Calendario Marmoreo” partenopeo (un'antica stele di marmo, sulla quale sono incisi i nomi dei primi vescovi della città sino al IX secolo), collocano il suo incarico pastorale al tempo degli imperatori Traiano (dal 98 al 117) e del suo successore Adriano (dal 117 al 138). Un’antichissima leggenda, ripresa poi da testi successivi con rimaneggiamenti, narra che San Pietro Apostolo, una volta fondata con San Paolo, nel 38, la Chiesa di Antiochia o Siriaca (che prese il nome dall’omonima città sul litorale della Siria, oggi nella Turchia asiatica vicino al confine con il predetto Stato), s’imbarcò per Roma con alcuni discepoli, passando per Napoli. Qui incontrò Candida, una vecchia pagana gravemente ammalata, la quale promise di aderire alla nuova fede se fosse stata guarita. Pietro fece delle preghiere contro la malattia, unitamente ai discepoli antiocheni che partecipavano al rito, così che l’anziana guarì immediatamente. Convertitasi sinceramente, sarebbe poi divenuta Santa Candida detta “la Vecchia” (5 circa-78). Essa raccomandò a San Pietro il suo amico di nome Aspreno, pure da qualche tempo ammalato. L’Apostolo guarì anche lui toccandolo con un bastone. Egli parimenti si convertì e San Pietro lo battezzò. In seguito, quando Pietro decise di riprendere il viaggio per Roma, consacrò lo stesso Aspreno, che aveva riscontrato essere davvero alla sequela di Cristo e adatto all’incarico, come primo vescovo della città. Da Pastore di Napoli, fu particolarmente ricolmo d'amore verso i poveri e si dimostrò sempre disponibile verso qualsiasi persona, di là dal ceto e della condizione sociale. Il suo speciale carisma lo fece amare da tutti e accrebbe la locale comunità cristiana. In città fece costruire l’oratorio di Santa Maria del Principio, su cui sarebbero poi sorte la basilica di Santa Restituta e la chiesa di San Pietro ad Aram, ove ancora oggi è conservato l’altare su cui l’Apostolo Pietro avrebbe celebrato l’Eucarestia. Dopo San Gennaro, Aspreno, giunto all’onore degli altari, è oggi il secondo dei ben quarantasette santi protettori di Napoli, i cui busti sono custoditi nella Cappella del Tesoro in Duomo, dov’è anche conservato il bastone con cui San Pietro lo avrebbe guarito. Nella città, in epoche diverse, furono edificate due chiese in suo onore e una cappella gli fu dedicata nell’antichissima basilica di Santa Restituta. Aspreno morì colmo di meriti e vari miracoli furono ottenuti per sua intercessione. Il suo sepolcro, secondo la tradizione, fu posto nell’oratorio di Santa Maria del Principio, ma alcuni studi più recenti dicono che fu collocato nelle catacombe di San Gennaro, nella cui piccola basilica superiore vi erano le immagini, non ben conservate, dei primi quattordici vescovi napoletani, Auguri a tutti/e coloro che portano questo nome e lo festeggiano oggi.
Immagine: “I Santi Patroni di Napoli adoranti il Crocifisso”(Bacolo, Eufebio, Francesco Borgia, Candida e Aspreno in ginocchio), olio su tela dipinto nel XVII secolo dal pittore partenopeo Luca Giordano (1634-1705). L’opera si trova presso il Museo del Palazzo Reale a Napoli.
Roberto Moggi
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