Oggi
- 26 agosto 2024 - lunedì della XXI settimana del tempo ordinario, la
Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Sant’Alessandro di Bergamo,
martire. Di Alexander (Alessandro), questo il suo nome in latino, si
hanno poche notizie, provenienti per lo più dagli atti del suo martirio.
Si ritiene che sia vissuto a cavallo tra il III e IV secolo e che fosse
un ufficiale dell’esercito imperiale romano, cristiano, originario
della provincia dell’Egitto e forse della città di Tebe, nel sud di quel
territorio lungo il corso del fiume Nilo. Sarebbe stato capo di una
centuria dell’apprezzata e fedele Legione Tebana o Tebea, comandata da
Mauritius (Maurizio), futuro santo martirizzato nel 287 circa, composta
interamente da soldati cristiani di quella zona, la Tebaide. L’unità
militare, normalmente schierata ai confini orientali dell'Impero, fu
operativa in Mesopotamia nel corso del III secolo, fino a quando,
orientativamente nel 300, fu trasferita nell'Europa centrale e schierata
tra la Gallia e la Germania, su ordine dell'Imperatore Diocleziano (dal
284 al 305). Qui, il compito della Legione era di difendere, alle
dipendenze del Cesare Massimiano (250-310), i confini nord-orientali
dell’Impero contro i Quadi e i Marcomanni, barbari che dal fiume Reno
tracimavano nella Gallia. I soldati tebani eseguirono brillantemente gli
ordini, assicurando la difesa di quei confini, ma, quando Massimiano
ordinò loro di attaccare e sterminare - senza validi motivi - alcune
popolazioni ribelli già convertite al cristianesimo, stanziali nella
Provincia della Raetia (Rezia, corrispondente pressapoco a parte
dell’odierna Svizzera), essi, fratelli di fede, si rifiutarono.
Massimiano, allora, ordinò una crudele punizione per l'unità militare
che si era ammutinata, facendo applicare loro la cosiddetta
“decimazione”, che consisteva nell’immediata esecuzione capitale
mediante decapitazione, casuale, di un legionario ogni dieci, mentre
tutti erano schierati sotto sorveglianza. L’ordine fu eseguito, ma,
nonostante tutto, dopo l’orrenda strage, non si riuscì a portare i
sopravvissuti militi cristiani di Tebe, seguaci del Signore, a una cieca
obbedienza contro i princìpi del vangelo. In seguito, infatti, quando
furono ordinate ai tebani altre azioni repressive dello stesso tipo,
contro popolazioni cristiane, l’intera legione rifiutò di nuovo di
prestarsi all’inumana disposizione. Tutti i militari restarono
coraggiosamente fermi nel rifiuto di compiere qualsiasi tipo di violenza
contro i loro fratelli di fede, cosa che portò Massimiano a ordinare
che ogni restante milite della legione, composta abitualmente da
seimilaseicento legionari, fosse massacrato sul posto. Questo avvenne ad
Agaunum, in Raetia (l'attuale Saint Maurice-en-Valais, Svizzera). Così
recitano i più antichi resoconti del martirio, secondo la lettera
pubblica di Eucherio, vescovo di Lione (circa 434-450), inviata al suo
vescovo ausiliare Salvius, anche se i dettagli di questa storia si
basano su scarsi riferimenti storici. Tra i pochissimi scampati
all'eccidio, in modo miracoloso, vi erano proprio Alessandro e pochi
militi a lui sottoposti, tra cui Cassio, Severino, Secondo e Licinio,
unitamente ai quali attraversò le Alpi e riparò in Italia. Alessandro si
recò a Milano dove, però, fu riconosciuto e incarcerato. In carcere
ricevette la visita di San Fedele e del vescovo San Materno e, proprio
San Fedele, riuscì a organizzarne la fuga, dandogli modo di riparare
nella vicina Como (Lombardia), dove però fu nuovamente catturato.
Riportato a Milano, fu condannato a morte per decapitazione, ma, durante
l’esecuzione della sentenza, ai vari boia s’irrigidivano letteralmente
le braccia, impedendo loro di procedere. Fu allora incarcerato di nuovo,
ma riuscì nuovamente a fuggire e raggiungere Bergamo (Lombardia). Qui
fu ospitato dal patrizio Crotacio, anch’egli cristiano, che lo invitò a
nascondersi da lui per salvarsi la vita. Tuttavia, Alessandro ricusò
l’invito e, con sommo coraggio, iniziò a predicare pubblicamente la
Parola di Gesù, convertendo molti bergamaschi, tra cui i futuri martiri
Fermo e Rustico. Fu perciò catturato ancora. La decapitazione, questa
volta, fu eseguita pubblicamente il 26 agosto 303 nella stessa Bergamo,
nel luogo ove oggi sorge in suo onore la chiesa di Sant’Alessandro in
Colonna, così chiamata dalla colonna eretta sul suo sagrato per
ricordare il punto preciso del martirio.
Immagine: “Sant’Alessandro di Bergamo”, elemento della cosiddetta Pala Torriani, tempera su legno dipinta nel 1525 circa dal pittore lombardo Bernardino Luini (1480 circa-1532). L’opera si trova presso la Pinacoteca di Brera di Milano.
Roberto Moggi
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Immagine: “Sant’Alessandro di Bergamo”, elemento della cosiddetta Pala Torriani, tempera su legno dipinta nel 1525 circa dal pittore lombardo Bernardino Luini (1480 circa-1532). L’opera si trova presso la Pinacoteca di Brera di Milano.
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