Sant’Agostino, vescovo

Oggi - 28 agosto 2024 - mercoledì della XXI settimana del tempo ordinario, la Chiesa celebra la memoria obbligatoria di Sant’Agostino, vescovo e dottore della Chiesa, anche noto con la specificazione “d'Ippona” (dal nome italiano della città romana d’Africa Hippo o Hippo Regius, della quale fu vescovo per quarant’anni e dove morì). Questa ricorrenza è onorata col grado liturgico di solennità dall’Ordine di Sant’Agostino, che da lui prende nome. Aurelius Augustinus (Aurelio Agostino), questi i suoi due nomi nella materna lingua latina, ma abitualmente chiamato solo col solo secondo, nacque il 13 novembre 354 a Tagaste, in Numidia, territorio della Provincia Romana d’Africa (corrispondente pressapoco alla parte nord-orientale dell’odierna Algeria, verso il mare Mediterraneo e l’attuale Tunisia). Era il primo dei tre figli del pagano Patricius (Patrizio), consigliere municipale e modesto proprietario terriero dal carattere difficile e d’indole infedele e di Monica (circa 331-387), già convertita al cristianesimo, che diventerà anch’essa santa (che la Chiesa ricordava ieri). Di etnia berbera o punica, ma romano di lingua, cultura e sentimento, con il fratello Navigium (Naviglio) e la sorella, della quale ignoriamo il nome, ebbe un'educazione profondamente cristiana, fortemente voluta dalla piissima madre, che se ne fece carico personalmente. La genitrice, grazie alla sua instancabile preghiera e alla sua indole mite e dolce ammantata d’umiltà, riuscì infine a vincere le “asprezze” caratteriali del marito, tanto che nel 371 si convertì al cristianesimo e si fece battezzare, prima di morire l'anno seguente. Così Monica dovette prendere in mano le redini della famiglia e l'amministrazione dei beni. Agostino, che pure studiava con passione e profitto, forte di una acuta intelligenza, si dimenticò in quegli anni degli insegnamenti ricevuti dalla madre e, non ancora battezzato, sedotto dalla cupidigia del mondo, si diede ad una condotta dissoluta e libertina. In questa vita sregolata, si accostò all’eresia del Manicheismo (religione fondata dal sedicente profeta iraniano Mani, che predicava un'elaborata cosmologia dualistica che descriveva la lotta tra il bene e il male, rappresentati il primo dalla luce e dal mondo spirituale e, il secondo, dalle tenebre e dal mondo materiale) e in seguito al Neoplatonismo (particolare interpretazione del pensiero di Platone elaborato in età ellenistica, e che riassume in sé diversi altri elementi della filosofia greca, diventando la principale scuola filosofica antica dal III secolo). Egli, comunque, fu sempre, nel profondo del suo animo, alla ricerca del vero Dio. Verso il 371, a diciassette anni, per mettere un freno agli impeti dell'erompente giovinezza e restare in sintonia con la “buona società”, si era accompagnato stabilmente, come costume dell’epoca, con una ragazza della sua città, da cui ebbe un figlio di nome Adeodato (morto tra il 389 e il 391), alla quale rimase sempre fedele (cfr. “Confessioni” 4, 2, 2). In seguito, riaccostandosi alla fede in Cristo, dopo lunghe esitazioni (“Confessioni” 6, 11, 18-16, 26) e drammatici contrasti interiori, non senza uno straordinario aiuto della Grazia (“Confessioni” 8, 6, 13-12, 30), scelse di lasciare la donna, seguendo le sue più profonde aspirazioni: “… (Dio) Mi volgesti a te così a pieno, che non cercavo più né moglie né altra speranza di questo mondo …” (“Confessioni” 8, 12, 30). Nel 383, all'età di ventinove anni, cedette all'irresistibile attrazione che l'Italia aveva per lui e tanti giovani della sua età. Così a Carthago (Cartagine, Provincia d’Africa), dove studiava, decise di imbarcarsi per Roma. Sapendo che la madre, giunta in quella città per stare con lui, voleva seguirlo nel viaggio, senza molti scrupoli s’imbarcò nottetempo da solo, di nascosto, lasciando sola a terra la genitrice. Sbarcato nel porto di Ostia, presso l’Urbe, vi s’intrattenne per un po’, portandosi poi a Mediolanum (Milano, Lombardia). Nel 385, finalmente, la madre poté imbarcarsi anch’essa per la Capitale dell’Impero, da dove poi raggiunse Agostino a Milano, ove egli ricopriva una cattedra di retorica. Qui Agostino conobbe il locale vescovo e teologo Aurelius Ambrosius (Aurelio Ambrogio), noto solo col secondo nome, futuro Santo e dottore della Chiesa (morto nel 397), di cui ascoltò le predicazioni rimanendone molto positivamente colpito, anzi affascinato, tanto da riaccostarsi definitivamente a Gesù. Agostino si spostò poi, sempre seguito dalla genitrice, a Cassiciaco presso Milano (oggi Cassago Brianza, provincia di Lecco, Lombardia), ove, essendo fondamentalmente rimasto sempre cristiano nel cuore, si preparò al battesimo, discutendo sapientemente con la madre e altri di filosofia e cose spirituali. Lo studio dei filosofi antichi lo aiutò, ancora di più, a scoprire all'interno del proprio io la luce del vero, arrivando così alla percezione di Dio e combattendo contro il materialismo con il suo “Principio dell'interiorità”. Il merito principale della conversione di Agostino, in ogni caso, va ricercato nella preghiera incessante e fiduciosa di Monica sua madre, che ne osservava il percorso spirituale e pregava con fervore che si convertisse. Per molti anni, instancabilmente e con immutata fiducia nel Sommo Creatore, pregò perché il cuore e la mente di Agostino finalmente si aprissero e potesse avere un incontro autentico con il Signore, orientandosi verso la volontà di Dio. L’orazione continua e fiduciosa di Monica, unita al piissimo esempio che riusciva a dare al figlio, ebbe pieno successo, tanto che Agostino, il 25 aprile 387, ricevette finalmente il battesimo dallo stesso vescovo Ambrogio, nella diocesi di Milano. Nel 391, a seguito della conversione, lasciato definitivamente il mondo e i suoi vizi, Agostino si consacrò nella vita religiosa. Trascorso un certo periodo in Italia, infine, decise di tornare a casa, in Numidia. Lasció Milano unitamente alla madre e giunse a Roma e poi al porto di Ostia, dove affittò una casa, in attesa di una nave in partenza per quella zona dell'Africa. Fu, questa sosta nella città portuale laziale, un periodo carico di dialoghi spirituali molto profondi con la pia genitrice, così importanti che egli li riportò nelle sue “Confessioni”. Durante l’attesa, improvvisamente Monica si ammaló, forse di malaria e in nove giorni morì, il 27 agosto 397, senza che si potesse fare nulla per salvarla. La fedeltà di Monica al Signore era stata comunque premiata. In una delle parti più toccanti delle predette “Confessioni”, Agostino riferisce come sua madre abbia identificato chiaramente la sua missione di vita con il riportare alla fede i propri figli. Dopo aver fatto tumulare il corpo della madre nella chiesa di Sant'Aurea a Ostia, Agostino tornò in Africa, dove si diede alla vita monastica di preghiera e a continuare gli studi. Nel 397, ormai ovunque conosciuto e stimato, fu eletto per acclamazione popolare vescovo di Ippona, a circa settanta chilometri dalla natia Tagaste e, nei successivi quarant'anni di ministero, diffuse la dottrina cattolica in tutta la diocesi, a rischio della sua stessa vita. La sua attività episcopale fu davvero prodigiosa, tanto quella ordinaria per la sua diocesi, quanto quella straordinaria per la Chiesa d'Africa e universale. Tra i tanti impegni ordinari, possiamo considerare il ministero della parola (predicò ininterrottamente due volte alla settimana, soprattutto sabato e domenica, ma spesso anche due volte al giorno e per più giornate consecutive); le udienze episcopali ampiamente concesse per ascoltare i problemi del popolo e anche per giudicare cause civili e penali, che gli occupavano non raramente tutta la giornata; la cura dei poveri, dei malati, degli anziani, delle vedove e degli orfani; la formazione del clero, con il quale fu paterno, ma anche rigoroso; l'organizzazione di monasteri maschili e femminili; l'intervento a favore dei fedeli presso le autorità civili e la difficile amministrazione dei beni ecclesiastici. Ancor maggiore fu l'attività straordinaria, nella quale comprendiamo i molti e lunghi viaggi per presenziare ai frequenti concili ecumenici africani o per venire incontro ai bisogni di altri vescovi; la copiosa dettatura di lettere per rispondere a quanti, da ogni parte e di ogni ceto, si rivolgevano a lui con mille diverse motivazioni e la difesa della fede, che, come visto, lo indusse ad intervenire sempre contro le varie eresie della sua epoca. Fu, infatti, l'anima della conferenza del 411 tra vescovi cattolici e “donatisti” (il Donatismo fu un movimento religioso cristiano sorto in Africa nel 311 dalle idee del vescovo di Numidia Donato “di Case Nere”, soprannominato "il Grande" per la sua notevole eloquenza), oltre che l'artefice principale della soluzione di questo scisma e della controversia “pelagiana” (il Pelagianesimo era una dottrina cristiana secondo la quale il peccato originale fu dei soli progenitori, non dei discendenti, e non macchiò la natura umana), grazie ai principi della sua dottrina, che nascono da Cristo e dalle Sacre Scritture, per le quali affermava che non sono possibili critiche o interpretazioni. Dotto teologo, è riconosciuto come il primo filosofo morale della religione Cristiana, attraverso il suo pensiero che riguarda il problema del peccato e della Grazia come unico mezzò di salvezza. Sostenne, contro il Manicheismo, la libertà dell'uomo, il carattere personale della responsabilità etica e la negatività del male. Sviluppò, sempre dal punto di vista filosofico, il tema dell'interiorità, in particolare sostenne che è nell'intimità della propria coscienza che si scopre Dio e si ritrova la certezza che fa superare il dubbio scettico. Tra le sue opere ricordiamo il celebre e già menzionato "Le Confessioni", narrazzione dei suoi errori di giovinezza e della sua conversione (397-400) e "La città di Dio" (412-426), quadro della lotta tra il cristianesimo e il paganesimo traslata nella lotta tra la città divina e la città terrena. Morì a Ippona il 28 agosto 430, durante un assedio dei Vandali (popolazione cosiddetta “barbara” che aveva invaso l’Impero Romano, giungendo fino in Africa). Agostino è venerato come santo dalla Chiesa cristiana sin da tempi remoti e nel 1298 fu annoverato tra i Dottori della Chiesa con il nome di “Doctor Gratiae” (Dottore della Grazia).
Immagine: “Sant’Agostino d’Ippona”, olio su tela dipinto tra il 1740 ed il 1760 circa, da ignoto autore di ambito lombardo. L’opera si trova nella collezione del Duomo di Bergamo (Lombardia).

Roberto Moggi
Home page   ARGOMENTI

Commenti