Oggi
- 9 agosto 2024 - venerdì della XVIII settimana del tempo ordinario, la
Chiesa celebra la festa di Santa Teresa Benedetta della Croce (al
secolo Edith Stein), vergine, martire e compatrona d’Europa. Edith,
questo il nome che ricevette alla nascita, venne al mondo il 12 ottobre
1891 a Breslavia, all’epoca città tedesca della Bassa
Slesia, nella parte nord-orientale dell’allora Impero di Germania (ora
Wroclaw in Polonia). Era l’ultima degli undici figli (di cui quattro
morti in tenera età) della famiglia ebrea osservante Stein, di lingua e
cultura giudaica e tedesca, composta dal padre Sigfrid e dalla mamma
Augusta Courant, donna forte di profonda fede israelita, che educò la
prole nella religione dei padri, nel rispetto e nella libertà
responsabile. La sua venuta alla luce coincise con la più grande festa
ebraica, quella del cosiddetto “Yom Kippur” (“Giorno dell'Espiazione”),
segno tangibile della sua ebraicità. Morto prematuramente il genitore,
la conduzione del nucleo familiare fu presto tutta a carico della madre,
che seppe ben destreggiarsi, portando addirittura la famiglia a una
certa agiatezza. Intanto, però, la fede ebraica di Edith s’indeboliva
sempre più, perché non trovava risposte ai suoi interrogativi
esistenziali, tanto che durante l’adolescenza la abbandonò, fino a
giungere a un dichiarato ateismo. Nel frattempo progrediva in ogni
genere di studi, agevolata da un’intelligenza straordinaria e da una
memoria eccezionale. Per questo, sedotta dal mondo e ormai lontana da
ogni forma di fede, diede qualche segno d'orgoglio e vanità. Per il
resto, nel sano ambiente familiare trascorse l'adolescenza abbastanza
serenamente, con un progressivo affinamento del carattere. Alle scuole
medie, così com’era stato per quelle elementari, si classificò sempre
fra le migliori alunne e perciò, con il consenso della mamma, decise di
andare avanti negli studi. Superato in modo brillante l'esame di licenza
liceale, s’iscrisse all’università della città natale, frequentandovi
corsi di storia, filologia e psicologia sperimentale. Poi, attratta
dalla speculazione filosofica, dopo due anni d’intensa applicazione a
Breslavia, volle andare a Gottinga, nella Bassa Sassonia (Germania),
dove fioriva l'indirizzo filosofico del professor Edmund Husserl
(1859-1938). Intendeva trascorrervi solo un semestre, ma, l'ambiente
particolarmente propizio agli studi prediletti, la presenza di
professori illustri e, soprattutto, la benevola accoglienza dello stesso
Husserl, padre della fenomenologia e suo ammirato maestro, la indussero
a trattenersi e proseguire i corsi in quel prestigioso ateneo. Questa
scienza le aprì nuove prospettive sulla conoscenza della realtà e si
dedicò all’approfondimento della fenomenologia insieme con altri
illustri filosofi che divennero suoi grandi amici. Nel 1914, quando
scoppiò la Prima Guerra Mondiale, si arruolò come volontaria della Croce
Rossa, poiché era convinta che la vita non le appartenesse più e che
doveva consacrarsi al “grande evento”, come lei chiamava la guerra.
Negli ospedali militari da campo incontrò il mistero del dolore e della
morte nella sua drammatica realtà, portandola a condividere le
sofferenze degli uomini. Continuò intanto lo studio e la preparazione
della tesi dottorale intitolata “Dell’empatia”, per la cui difesa
ricevette il massimo dei voti, laureandosi “Summa cum laude” (“Con la
più alta onorificenza”). Avrebbe voluto insegnare all’università, ma la
cattedra le fu negata ingiustamente soltanto perché donna. Intanto si
preparava il prodigio della conversione. Il Signore si fa incontro per
mille vie a chi cerca la verità con cuore puro e sincero, così Edith,
superando poco alla volta la sua preconcetta negazione di Dio, aprì gli
occhi alla luce che promanava da chi viveva con coraggio la fede, come
il filosofo e suo professor Max Scheler (1874-1928). Nel frattempo, due
fatti la commossero profondamente, diventando determinanti per il suo
passaggio alla fede in Gesù. Uno fu la serenità della sua amica
profondamente cristiana Pauline Reinach, dinanzi alla prematura morte in
guerra del marito, mentre l’altro fu la lettura di un libro sulla vita
di Santa Teresa di Gesù (d’Avila), in casa dell’altra amica
Conrad-Martius. Alludendo a questi episodi, la Stein scriverà più tardi:
“Fu quello il momento in cui la mia incredulità crollò, impallidì
l'ebraismo e Cristo si levò raggiante davanti al mio sguardo: Cristo nel
mistero della sua Croce!”. L'ultima incertezza sulla conversione al
cattolicesimo svanì nell'estate 1921, dopo l’accennata lettura, iniziata
del tutto occasionalmente e protratta di seguito per un'intera notte
fino alla fine del libro, dell'autobiografia di Santa Teresa d'Avila. Il
mattino, si procurò subito un catechismo e un messale cattolici, tanto
era forte il desiderio di aumentare il suo sapere su Gesù. A partire da
questi eventi, Edith iniziò un cammino di approfondimento della fede
cristiana, fatto di abbandono progressivo nelle mani di Colui che le si
era rivelato come Verità e sorgente d’ogni sapienza. Un po’ alla volta
giunse ad anelare la consacrazione nella vita religiosa nel Carmelo,
proprio sull’esempio di Santa Teresa d’Avila, desiderio maturato
profondamente durante vari anni del suo insegnamento scolastico. Fu,
infatti, prima professoressa di tedesco presso le Suore Domenicane di
Spira e poi nell’Istituto di Pedagogia Scientifica di Münster (entrambe
città della Germania), dov’era nota per le sue conferenze nelle
istituzioni pedagogiche e filosofiche, dedicandosi anche allo studio
della Sacra Scrittura e alla traduzione di opere di San Tommaso
d’Aquino. Di lì a non molto, completato il percorso dell’iniziazione
cristiana, fu ammessa al battesimo, che le fu somministrato nella chiesa
di Bergzabern (Germania) il Capodanno 1922, con l'imposizione
dell’ulteriore nome di Edvige, accanto al suo. La gioia di quel giorno
fu coronata dal primo incontro con Gesù Eucarestia. Circa un anno dopo,
il 2 febbraio 1923, a Spira ricevette il sacramento della cresima.
Contribuì al ritorno a Dio, nella fede cattolica, di non poche persone,
specialmente giovani, non mancando tuttavia di stare accanto alla mamma,
a Breslavia e a sostenere e incoraggiare la sorella Rosa nel cammino
verso la Chiesa. Studiò un piano di riforma dell'insegnamento
universitario da sottoporre al competente Ministero. Si occupò molto
spesso del problema della mancata parità sociale della donna,
difendendone la dignità e il ruolo specifico nella società e nella
Chiesa. Nel settembre 1932 prese parte, a Juvisy vicino a Parigi
(Francia), a un convegno di studiosi di fama internazionale sul tema
"Fenomenologia e Tomismo" [corrente di pensiero determinata dal
complesso delle dottrine filosofiche e teologiche di San Tommaso
d'Aquino (1225 circa-1274), autore di una profonda rielaborazione del
pensiero aristotelico nel senso cristiano], dove tra gli altri conobbe
il filosofo Jacques Maritain (1882-1973). In ottobre andò ad Aquisgrana
(Germania), per un incontro su “L'atteggiamento spirituale delle giovani
generazioni”. Ciò nonostante, ormai in Germania, con l'ascesa al potere
di Adolf Hitler e del nazismo, non c'era più posto per chi era di
stirpe ebraica. Così anche Edith Stein dovette lasciare l'insegnamento e
il 25 febbraio 1933 tenne l'ultima sua lezione universitaria.
Presagendo quello che avrebbe significato per il suo popolo e la Chiesa,
per la Germania e il mondo intero l'affermazione del
nazional-socialismo, Edith si mostrò pronta ad accogliere la Croce di
Cristo quale “Unica speranza di salvezza”. Giunse infine il momento
tanto atteso di realizzare la propria vocazione Carmelitana, da tempo
custodita nel suo cuore, dopo un ultimo doloroso incontro con la madre,
che non aveva mai accettato la sua conversione al cattolicesimo, libera
finalmente di rispondere a quell’aspirazione claustrale che l'aveva
attratta fin dal momento della conversione, nel lontano 1921. Trascorsi a
Breslavia due mesi accanto alla mamma diletta, la vigilia della festa
di Santa Teresa d'Avila del 15 ottobre 1933, con eroica fortezza “varcò
la soglia” del monastero di Köln (Colonia, nella parte
centro-occidentale della Germania). I suoi quarantadue anni d’età, la
sua eccezionale cultura e la fama internazionale non le impedirono di
divenire la religiosa più umile, semplice, mite e pronta ai modesti
mestieri di cucina e guardaroba. Fu una carmelitana povera e lieta al
tempo stesso. Immersa in Dio, visse di preghiera e immolazione. Con la
vestizione religiosa, che avvenne la domenica 15 aprile 1934, chiese di
essere chiamata Teresa Benedetta della Croce. Fu una grande festa dello
Spirito ma anche appuntamento per gran numero di persone illustri. II
noviziato lo trascorse “nascosta con Cristo in Dio”, attenta ai più
minuti doveri. Fu guida e sostegno per le consorelle più giovani, fedele
nelle amicizie e trepidante per la mamma veneranda, cui inviava
settimanalmente uno scritto filiale. Emise la professione temporanea
(voti semplici) la domenica 21 aprile, giorno di Pasqua, del 1935. Quel
giorno apparve trasfigurata dall'intima gioia, pronta a seguire dovunque
l’ “Agnello senza macchia”, quale “sua sposa". Il 21 aprile 1938,
sigillò per l'eternità la sua consacrazione a Dio con la professione
solenne (voti perpetui), seguita, dieci giorni dopo, dalla sacra
velazione. Tuttavia, quell'anno il clima di feroce persecuzione nazista
contro gli ebrei e contro la Chiesa era aumentato a dismisura e
costituiva un grave pericolo per Suor Teresa Benedetta, tanto più che
lei non nascose mai la sua più aperta condanna al mostruoso regime. La
stessa esistenza del Carmelo di Colonia poteva essere compromessa dalla
sua presenza. Perciò, l'ultimo giorno dell'anno 1938, dovette separarsi
dalle amate consorelle e riparare nascostamente in Olanda, presso le
Carmelitane di Echt. Iniziate le ostilità della Seconda Guerra Mondiale
nell'autunno 1939, l'esercito nazista invase però anche Belgio e Olanda
nel 1940. L'odio contro gli ebrei giunse a tal punto che le Carmelitane
di Colonia ritennero prudente distruggere lettere e scritti
confidenziali della Stein, mentre le consorelle di Echt in Olanda si
adoperarono per trovarle un asilo in un Carmelo svizzero. Il nobile
tentativo aggravò la situazione di suor Teresa Benedetta perché,
costretta a presentarsi alla polizia nazista per i necessari documenti
d’emigrazione, fu riconosciuta nella sua origine ebraica. Cosicché,
quando il 26 luglio 1942 nelle chiese cattoliche d'Olanda fu letta una
famosa lettera collettiva dell'Episcopato contro la barbara persecuzione
antiebraica in terra olandese, Edith e sua sorella, che pure era
riparata in Olanda, furono subito incluse nel numero delle vittime della
ritorsione nazista. Alle cinque pomeridiane del 2 agosto 1942, furono
improvvisamente prelevate dalla Polizia nazista in convento, caricate su
un carro e brutalmente sospinte, con numerosi altri infelici, verso il
loro ultimo destino. Il dramma finale della Via Crucis, cui Edith andò
incontro consapevole e tranquilla, rispondeva a una sua lucida
previsione. Già la Domenica di Passione del 1939 aveva chiesto alla sua
Madre Priora il permesso di offrirsi "vittima espiatrice" al Cuore di
Gesù per la pace nel mondo e, su un’immaginetta sacra, aveva scritto
l'atto di offerta della propria vita per la conversione degli ebrei.
Così la sua vita fu veramente “offerta”, fino alle ultime conseguenze
nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, nell’allora
Governatorato Generale della Polonia occupata, dove fu trasportata sui
carri bestiame insieme a un “carico” d’infelici ebrei olandesi e altri
rifugiati. In questo luogo infermale rese l’anima a Dio ed entrò nella
vera vita il 9 agosto 1942. Il 1° maggio 1987, Papa San Giovanni Paolo
II la beatificò a Colonia (Germania). Il medesimo Pontefice, l’11
ottobre 1998, celebrò la sua canonizzazione in Piazza San Pietro a Roma
e, nel 1999, la dichiarò compatrona d'Europa con Santa Caterina di Siena
e a Santa Brigida di Svezia.
Immagine: Foto ufficiale di Santa Teresa Benedetta della Croce in abito religioso carmelitano, scattata circa dal dicembre 1938 al 1939. L’opera è di dominio pubblico.
Roberto Moggi
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Immagine: Foto ufficiale di Santa Teresa Benedetta della Croce in abito religioso carmelitano, scattata circa dal dicembre 1938 al 1939. L’opera è di dominio pubblico.
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