Oggi
- 16 agosto 2024 - venerdì della XIX settimana del tempo ordinario, la
Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Rocco, talvolta indicato
con la specificazione “di Montpellier” o “il confessore”, pellegrino e
taumaturgo. Di Roc o Rochus o Roch (Rocco), questo il suo nome
rispettivamente nella natia lingua occitana, in latino e in francese, si
hanno solo poche notizie talvolta contraddittorie. Nacque a
Montpelhièr, città nel meridione della regione Linguadoca, nel
territorio dell’Occitania compresa nel Regno di Francia (oggi
Montpellier, Francia), forse verso l'anno 1280, ma altre versioni
sostengono addirittura tra il 1348 e il 1350 circa, da una famiglia
benestante. La tradizione narra che venne al mondo con un segno
riproducente la croce impresso sul petto, precoce segno della sua
santità. Rimase ben presto orfano di entrambi i genitori e con una
cospicua eredità che però, nel giro di qualche anno, donò quasi
interamente ai poveri, lasciando la rimanenza in amministrazione allo
zio. Nel 1300, indossata la tipica veste dei pellegrini penitenti, si
avviò a piedi verso Roma, dove papa Bonifacio VIII aveva proclamato il
Giubileo, durante il quale accorse un gran numero di persone provenienti
da tutta Europa. Condizioni igieniche non ottimali, calura estiva ed
eccessiva promiscuità, però, portarono in breve tempo all’esplosione di
una forte pestilenza nella Città Eterna. Rocco, che nel frattempo era
giunto sul posto, iniziò subito a prestare volontariamente la sua opera
in favore degli innumerevoli ammalati, spendendosi totalmente, senza
curarsi del quasi certo contagio, tanto che da tutti era considerato
come un santo. Questa fama, si tramanda, era anche legata alla
mirabolante serie di miracoli che Dio gli concedeva di compiere.
Incredibilmente non fu contagiato e, calmatasi l’epidemia, poté lasciare
l’Urbe e risalire la penisola, raggiungendo Cesena e Rimini, dove
moltiplicò i prodigi e le guarigioni che già aveva ovunque distribuito.
Intanto, la sua fama di santo e taumaturgo si propagava sempre più e
lui, per sfuggire alle continue manifestazioni di riconoscenza, cambiava
continuamente città e regioni. Novara (Piemonte) e Pavia (Lombardia)
furono teatro di altre sue mirabili gesta. Alla fine, mentre si trovava a
Piacenza (oggi capoluogo dell’omonima provincia della regione
Emilia-Romagna), città anch’essa in preda ad un’epidemia contagiosa, fu
anch’egli colpito dalla peste. Preoccupato, anche in questo triste
frangente, solo del bene dei fratelli, decise, allo scopo di non dare
fastidio, di ritirarsi in un bosco alla periferia della città, nel più
totale isolamento. Qui, completamente abbandonato a se stesso, solo un
cane ebbe cura di lui, facendogli compagnia, proteggendolo, leccandogli
ferite e piaghe e sfamandolo con del pane che ogni giorno
misteriosamente gli portava. Non lontano dal luogo ove giaceva Rocco
molto malato, sorgeva un castello appartenente a un certo Goliardo,
nobile della zona. Questi notò che il cane in questione, di sua
proprietà, ogni giorno, all'ora di pranzo, prendeva con la bocca un
pezzo di pane dalla cucina e fuggiva. Un giorno un servo di Goliardo
segui l'animale e, tornato al castello, tra stupore e incredulità,
raccontò al padrone di come la bestia si prendesse cura di un povero
“vagabondo appestato”. Il nobile andò personalmente sul posto a
verificare e, trovato Rocco più morto che vivo, si mosse a compassione,
invitandolo nel suo maniero, ma lui rifiutò temendo di contagiare
qualcuno, chiedendo solo di potersi costruire una capanna nel bosco così
da ripararsi dalle intemperie. Ottenne il permesso e il necessario
materiale, così da erigere una casupola atta ad accoglierlo. In tali
condizioni rimase per alcuni mesi, finché una notte, un angelo
apparsogli nel sonno, lo guarì dalla peste e lo esortò a tornare a casa.
Rocco era partito da casa giovane e forte e ora vi ritornava sfigurato
dalla malattia e invecchiato precocemente, al punto di essere scambiato
per un pastore. Arrivato a Montpellier, fu condotto davanti al giudice
(lo zio al quale aveva lasciato l'amministrazione dei suoi beni), il
quale non riconoscendolo lo fece consegnare alle guardie perché lo
rinchiudessero in carcere. Un giorno, mentre era in preghiera, un angelo
lo avvisò che era giunto il momento di ricevere il premio per la sua
carità. Rocco pregò allora i suoi secondini affinché gli chiamassero un
prete e, mentre parlava, il suo volto si circondò di luce viva.
L'accaduto fece subito il giro del paese e molti accorsero al carcere
dove poterono costatare la trasformazione avvenuta in lui, mentre un
alone di luce gli circondava il corpo. Rocco, ricevuti i sacramenti, si
ritirò nuovamente in preghiera. Il 16 agosto 1327, di buon mattino, le
autorità e le guardie andarono per liberarlo ma lo trovarono morto,
steso a terra con gli occhi fissi al cielo. Altra tradizione, comunque,
lo vuole morto a Voghera, presso Pavia (Lombardia) - Signoria della
nobile casata Visconti - verso il 1378/1379. Il corpo di Rocco fu forse
inizialmente sepolto nella chiesa madre di Montpellier, prima di essere
trasferito a Venezia nel 1485. Oggi, tuttavia, si troverebbe, inumato
all’interno della chiesa che porta il nome del santo, nella calle
Tintoretto della città lagunare di Venezia. Questa è l’unica chiesa
confraternale veneziana pensata anche come sacrario del proprio santo
titolare. Il corpo di San Rocco, conservato nell’altare maggiore, fin
dal suo trasferimento a Venezia nel 1485 è meta incessante di
pellegrinaggi, grazie al suo potere taumaturgico di protezione dalla
peste. Quasi contemporaneamente con la costruzione della prima sede
della confraternita, nel 1489 s’impostò la chiesa che però è stata
profondamente trasformata nel corso dei secoli. L'interno della stessa,
quale si presenta oggi, è frutto dei vari rimaneggiamenti avvenuti nel
corso dei secoli. In ogni caso, nonostante le profonde manomissioni
subite, è subito evidente come il suo fulcro devozionale e artistico sia
costituito dal presbiterio, dominato dal monumentale altare maggiore,
in cui dal 1520 riposa il corpo di san Rocco, incorniciato dagli
affreschi del Pordenone, mentre sulle pareti laterali giganteggiano i
teleri di Jacopo Tintoretto.
Immagine: “San Rocco”, olio su tela dipinto tra il 1610 ed il 1636 circa dal pittore lombardo Tommaso Pombioli (1579-1636). L’opera si trova presso il Museo Civico di Crema e del Cremasco a Crema (Cremona, Lombardia).
Roberto Moggi
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Immagine: “San Rocco”, olio su tela dipinto tra il 1610 ed il 1636 circa dal pittore lombardo Tommaso Pombioli (1579-1636). L’opera si trova presso il Museo Civico di Crema e del Cremasco a Crema (Cremona, Lombardia).
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