Oggi
- 14 agosto 2024 - mercoledì della XIX settimana del tempo ordinario,
la Chiesa celebra la memoria obbligatoria di San Massimiliano Maria
Kolbe, sacerdote e martire. Rajmund (Raimondo), questo il suo nome di
battesimo nella natia lingua polacca, nacque l'8 gennaio 1894 a
Zdunska-Wola presso Lodz, in una zona della Polonia centrale allora
appartenente all’Impero Russo. La famiglia d’origine,
di modeste condizioni economiche e ferventemente cattolica, formata dal
padre Julius Kolbe, di etnia tedesca e dalla madre polacca Maria
Dąbrowska, si trasferì presto nella vicina cittadina di Pabianice, dove
Raimondo frequentò le scuole primarie. Fin da piccolo frequenti erano i
segni di una particolare predilezione del Cielo per lui. Un giorno,
quand’era ancora un bambino, dopo aver compiuto una qualche marachella,
la madre lo rimproverò affettuosamente dicendogli: “Raimonduccio, non so
che cosa ne sarà di te!”. Lui prese molto sul serio questo rimprovero e
pregò tanto la Madonna, affinché lo illuminasse sul suo futuro. Fu così
che, andato in chiesa, la Santa Vergine gli apparve con due corone in
mano, una bianca e una rossa. Guardandolo con amore, gli chiese quale
avesse voluto e, lui, per divina ispirazione, subito capì che la bianca
significava la purezza e la rossa il martirio, rispondendo prontamente
di volerle entrambe. Allora la Vergine lo guardò con dolcezza e, dopo
avergli raccomandato di amare intensamente Gesù, scomparve. In
quell’occasione, avvertì precocemente la propria vocazione sacerdotale e
chiaramente comprese che, per corrispondere all’invito della Madre di
Dio, doveva consacrarsi al Signore nell'Ordine Francescano. La sua
vocazione fu così forte che nel 1907, a soli tredici anni, entrò nel
seminario dei Frati Minori Conventuali, appartenenti alla famiglia
francescana, ubicato a Leopoli, in una zona della Polonia orientale
all’epoca appartenente all’Impero Austro-Ungarico (oggi in Ucraina),
dove frequentò gli studi secondari. Così, il 4 settembre 1910, cominciò
il noviziato, che terminò il 5 settembre 1911, emettendo la professione
semplice. Per proseguire la sua formazione religiosa e sacerdotale fu
trasferito a Roma, dove dimorò dal 1912 al 1919 presso il "Collegio
Serafico Internazionale" del suo ordine religioso, continuando a
manifestare quelle virtù religiose che già lo rivelavano degno figlio di
San Francesco, fino a emettere la professione solenne, il 1° novembre
1914, col nome religioso di Massimiliano Maria. Conseguì nel 1915 la
laurea in filosofia e nel 1919 quella in teologia. Ordinato sacerdote il
28 aprile 1918, celebrò la Prima Messa il giorno successivo nella
chiesa romana di Sant’Andrea delle Fratte. Gli anni di formazione
spirituale avevano aperto lo spirito di fra Massimiliano a un’acuta
penetrazione e profonda contemplazione del Mistero di Cristo. Egli amava
considerare, nel piano salvifico di Dio, la Volontà del Padre che per
mezzo del Figlio e dello Spirito Santo crea. santifica e salva il mondo.
Nello stesso disegno di Dio, amava anche contemplare la presenza di
Maria Immacolata che sta al vertice della partecipazione e della
collaborazione rispetto all’incarnazione redentrice e all'azione
santificante dello Spirito. Si sentiva inoltre fortemente e
responsabilmente inserito nella storia e nella vita della Chiesa, come
in quella del suo Ordine Francescano, tanto da ardere dal desiderio di
operare all’edificazione e difesa del Regno di Dio, sotto il patrocinio
di Maria Immacolata e di incoraggiare i confratelli a un rinnovato
filiale e cavalleresco servizio alla Madre di Dio. Questi sentimenti di
fede e di zelo, uniti alla sua spiritualità profondamente mariana, che
egli stesso sintetizzò nel motto: “… Rinnovare ogni cosa in Cristo
attraverso l'Immacolata …”, sono alla base dell’istituzione della
“Milizia di Maria Immacolata” o “Milizia dell’Immacolata” (sigla
“M.I.”), cui aveva dato vita e statuto il 16 ottobre 1917,
un’associazione pubblica di fedeli, universale e internazionale, i cui
membri riconoscono, nel Mistero dell’Immacolata Concezione della Vergine
Maria, il punto focale della loro spiritualità, teologia e apostolato. I
predetti sentimenti, ancora, costituiscono il fermento che animerà
tutta la vita spirituale e apostolica di Massimiliano, fino al suo
martirio di carità. Nel 1919 Massimiliano tornò in Patria, che aveva
guadagnato l'indipendenza l’anno precedente in seguito alla Prima Guerra
Mondiale, come “Seconda Repubblica di Polonia”, dove, nonostante le
difficoltà di una grave malattia che lo costringeva a prolungate degenze
nel sanatorio di Zakopane, nel sud del Paese, si dedicò con ardore
all'esercizio del ministero sacerdotale e all’organizzazione della
Milizia dell’Immacolata. Nel 1919, a Cracovia, ottenne il consenso
dell'Arcivescovo a stampare una “Pagella d’iscrizione” alla Milizia e
poté reclutare fra i fedeli i primi “Militi dell'Immacolata”. Nel 1922
diede inizio alla pubblicazione della rivista “Rycerz Niepokalanej” (“Il
Cavaliere dell'Immacolata”), organo ufficiale della M.I., mentre a Roma
il Cardinale Vicario approvava canonicamente la Milizia come “Pia
Unione”. In seguito la M.I. troverà adesioni sempre più numerose tra
sacerdoti, religiosi e fedeli di molte nazioni, attratti dal suo
programma mariano e da una certa fama di santità che Massimiliano si era
già guadagnato. Intanto, nella Polonia orientale, Massimiliano ottenne
di poter costituire, nel Convento Francescano di Grodno (oggi in
Bielorussia), una tipografia e un centro editoriale autonomo che gli
consentirono di pubblicare con più proficua tiratura “Il Cavaliere
dell’Immacolata”, per potere - come lui diceva - “… portare l'Immacolata
nelle case, affinché le anime avvicinandosi a Maria ricevano la grazia
della conversione e della santità …”. Fu questa una meravigliosa
esperienza di vita spirituale e apostolica che durò cinque anni,
preparando un'altra impresa. Nel 1927, infatti, Massimiliano diede
inizio alla costruzione, nei pressi della capitale Varsavia, di una vera
e propria “città-convento” che chiamerà “Niepokalanow” (“Città
dell'Immacolata”). Fin dagli inizi, Niepokalanów assunse la fisionomia
di un'autentica “Fraternità francescana”, per l'importanza primaria data
alla preghiera, per la testimonianza di vita evangelica e per
l’alacrità del lavoro materiale e apostolico dei suoi frati. Questi
ultimi, formati e guidati personalmente da lui, vivevano in conformità
alla Regola di San Francesco nello spirito della consacrazione
all'Immacolata e collaboravano tutti nell’attività editoriale e nell'uso
di altri mezzi di comunicazione sociale, molto moderni e
all’avanguardia per l’epoca, per l'incremento del Regno di Cristo e la
diffusione della devozione alla Beata Vergine Maria. Ben presto
Niepokalanów diventò perciò un importante e fecondo centro di crescita
vocazionale, che accoglieva i sempre più numerosi aspiranti alla vita
religiosa francescana nel suo seminario, e un centro editoriale che
pubblicava in sempre più aumentata tiratura: “Il Cavaliere
dell’Immacolata”, altre riviste per giovani e ragazzi e altre opere di
divulgazione e formazione cristiana. Da questo convento-città, come già
da Roma, lo sguardo di Massimiliano spaziava sul mondo spinto dall'amore
verso Cristo e Maria, nell’acceso desiderio che tutto il mondo si
consacrasse all’Immacolata. Nel 1930, mai stanco di donarsi totalmente
ai fratelli, Massimiliano parti missionario per l'Estremo Oriente. Nel
mese di aprile approdò in Giappone e raggiunse la città di Nagasaki, già
evangelizzata negli ultimi decenni del 1500 da alcuni missionari
Gesuiti, e qui, accolto benevolmente dal vescovo, dopo appena un mese
era già in grado di pubblicare in lingua giapponese “Il Cavaliere
dell'Immacolata”. Fece poi costruire, sulle pendici del monte Hicosan
alla periferia della città, un nuovo convento-città che prese il nome di
“Mugenzai no Sono” (“Giardino dell'Immacolata”), in cui organizzò e
formò la nuova comunità francescana missionaria, sul tipo di quella di
Niepokalanów. I risultati si rivelarono presto assai confortanti. Si
moltiplicavano conversioni e battesimi e tra i giovani battezzati
maturavano vocazioni religiose e sacerdotali, per cui anche “Mugenzai no
Sono” divenne fecondo centro vocazionale e sede di un noviziato e di un
seminario filosofico-teologico. L'attività editoriale arrivò a
pubblicare la locale edizione de “Il Cavaliere”, con una tiratura di
50.000 copie e una redazione perfezionata. Massimiliano, autentico
apostolo di Maria, avrebbe voluto fondare altre "Città dell'Immacolata"
in varie altre parti del mondo, ma nel 1936 dovette ritornare in Polonia
per riprendere la guida di Niepokalanów ed essere, secondo i disegni di
Dio, testimone dell'amore di Cristo e di Maria di fronte al mondo,
nella terribile ora incombente. Negli anni dal 1936 al 1939,
Niepokalanów raggiunse il massimo sviluppo della sua attività
vocazionale e editoriale e Massimiliano, ricco delle nuove esperienze
acquisite in Giappone, si dedicò non solo a impartire un’intensa
formazione spirituale alle numerose vocazioni che continuamente
affluivano, ma anche a curare l’efficiente organizzazione
dell'apostolato stampa. Circa ottocento frati, tutti consacrati
all'Immacolata, erano intenti alla redazione, alla stampa e alla
diffusione di libri, opuscoli e periodici tra i quali "Il Cavaliere",
con tiratura di 750.000 e talvolta 1.000.000 di copie, e il "Piccolo
Giornale", che raggiungeva le 130.000 copie nei giorni feriali e le
250.000 in quelli festivi. Nel frattempo Massimiliano ebbe l'opportunità
di dedicarsi anche a completare l'organizzazione della M.I. ormai
diffusa nel mondo. Si festeggiò nel 1937 il ventennale di fondazione
dell’organizzazione mariana ed egli lo commemorò a Roma, dove nel mese
di febbraio gettò le basi per la creazione di una "Direzione Generale
della Milizia dell’Immacolata". Si giunse così al settembre del 1939,
quando ebbe inizio la tragica serie di prove, non disgiunte dal sangue,
che Massimiliano aveva in un certo modo intravisto. Una folle ideologia
antiumana e anticristiana, quella nazista, spinse le forze del poderoso
esercito della Germania del cosiddetto “III Reich” a invadere la parte
occidentale della Polonia, cosa che fu ripetuta sul lato orientale, non
molti giorni dopo, come da precedenti accordi segreti intercorsi tra i
due totalitarismi, da parte di un’altra feroce ideologia dittatoriale,
quella comunista della cosiddetta Unione Sovietica. Le enormi forze
dell’armata sovietica invasero e occuparono circa la metà del Paese. La
violenza e la persecuzione dilaganti si abbatterono anche su
Niepokalanów, che ricadeva nella parte invasa dai nazisti, dov’era
rimasto solo un ridotto numero di frati. Tuttavia, Massimiliano affrontò
la situazione con eroica fermezza e carità. Egli accolse nel convento
profughi, feriti, deboli, affamati, scoraggiati, cristiani ed ebrei, ai
quali offrì ogni possibile conforto spirituale e materiale. Il 19 di
settembre 1939, la Gestapo, la Polizia nazista, procedette alla
deportazione di Massimiliano e del piccolo gruppo dei frati di
Niepokalanów presso il campo di concentramento di Amtitz in Germania,
dove egli animò i fratelli a trasformare la prigione in una missione di
testimonianza. Poterono tutti rientrare liberi a Niepokalanów nel mese
di dicembre, e riprendere un certo ritmo di attività nonostante le
devastazioni subite dai vari reparti. La nuova autorità amministrativa
imposta in quella parte di Polonia dal nazismo, conosceva assai bene la
potenza spirituale cristiana che Niepokalanów rappresentava in Polonia
contro ogni forma d’ingiustizia e di errore, e conosceva inoltre le
ferme intenzioni che animavano i frati “Cavalieri di Maria Immacolata”,
perché lo stesso Massimiliano aveva apertamente fatto questa
dichiarazione: “… Siamo pronti a sacrificare la vita per i nostri ideali
…”. La Gestapo però, preferì ricorrere all'inganno per incriminare
Massimiliano. Fu, infatti, arrestato il 17 febbraio 1941 e rinchiuso nel
carcere di Pawiak, dove subì le prime torture dalle guardie naziste; e
il 28 maggio fu trasferito nel campo di concentramento di Auschwitz
(Oswiipcim), tristemente famoso. La presenza di Padre Kolbe nei vari
blocchi del campo della morte fu una presenza luminosa, rivelatrice
della presenza di Dio e del Suo amore per tutti gli uomini. Egli fu, in
quel luogo tenebroso e demoniaco, sacerdote testimone della fede, pronto
a dare ogni genere di aiuto e la stessa vita per gli altri; frate
francescano testimone evangelico di carità e messaggero di pace e di
bene per i fratelli; Cavaliere di Maria Immacolata che all'amore della
Madre divina affida tutti gli uomini. Coinvolto nelle terribili
sofferenze inflitte dagli aguzzini, egli pregava e faceva pregare,
sopportava e perdonava, illuminava e fortificava nella fede, assolveva
peccatori e infondeva speranza. Era pronto al dono supremo cui aveva
aspirato fin dagli anni giovanili dando alla sua carità la dimensione
evangelica sintetizzata nel motto latino: “Da te ipsum aliis = Amor”
[“Da (dona) te stesso agli altri, questo è amore”]. Questo suo anelito,
lo compì con estremo slancio d’amore, quando, una grigia e fredda
mattina, durante l’adunata utilizzata per scegliere i detenuti destinati
alla morte, liberamente si offrì di prendere il posto di un padre di
famiglia polacco, condannato insieme con altri nove per ingiusta
rappresaglia a seguito della fuga di un prigioniero, a morire di fame.
Nel bunker “della morte”, il luogo a ciò preposto, dove erano rinchiusi i
condannati a morire di fame, Massimiliano fece risuonare con la
preghiera il canto della vita redenta che non muore, il canto dell'amore
che è l'unica forza creatrice, il canto della vittoria promessa ai
fedeli in Cristo. Il 14 agosto 1941, vigilia della festa dell’Assunzione
di Maria Santissima, rimasto l’unico in vita del gruppo di condannati,
che aveva spiritualmente sostenuto fino alla fine, la ferocia inumana e
anticristiana stroncò la sua esistenza terrena con un’iniezione di acido
fenico. La Vergine Immacolata, che gli aveva offerto fin da ragazzo la
corona della purezza e del martirio, lo attendeva in cielo. La fama
della vita santa e dell'eroica morte di Padre Massimiliano Maria Kolbe
si diffuse presto nel mondo, ovunque ammirata ed esaltata. Compiuti
dalla Chiesa i processi e gli esami canonici di rito, il Santo Padre San
Paolo VI lo proclamò Beato il 17 ottobre 1971 e, il 10 ottobre 1982, il
pontefice San Giovanni Paolo II lo proclamò Santo, Martire e “Patrono
dei nostri difficili tempi”.
Immagine: Foto ufficiale di San Massimiliano Maria Kolbe, con il suo abito religioso francescano conventuale, scattata nel 1939 nel convento di Niepokalanow (Polonia), dopo l’invasione della Polonia da parte dell’esercito nazista. Foto di dominio pubblico.
Roberto Moggi
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Immagine: Foto ufficiale di San Massimiliano Maria Kolbe, con il suo abito religioso francescano conventuale, scattata nel 1939 nel convento di Niepokalanow (Polonia), dopo l’invasione della Polonia da parte dell’esercito nazista. Foto di dominio pubblico.
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