Oggi - 4 agosto 2024 - XVIII domenica del Tempo Ordinario, Pasqua settimanale che ha la precedenza sulle altre celebrazioni, la Chiesa ricorda San Giovanni Maria Vianney, sacerdote. Jean-Marie (Giovanni Maria), questo il suo nome di battesimo nella materna lingua francese, nacque l’8 maggio 1786 a Dardilly, vicino Lione, nel sud-est dell’allora Regno di Francia, in una povera famiglia di contadini profondamente cattolici. Ebbe un’infanzia contraddistinta da ristrettezze economiche e duro lavoro nei campi, ma allietata dal fervore religioso e dall’amore dei suoi genitori. Tuttavia, la terribile Rivoluzione Francese del 1789 e gli anni che le seguirono (fino al 1799), col radicale e violento sconvolgimento socio-culturale, il sangue copiosamente versato e la persecuzione della Chiesa, ne influenzerà fanciullezza e adolescenza. Basti pensare che, in quell’epoca, non per nulla successivamente definita del “terrore”, quando andò a confessarsi per la prima volta, dovette farlo di nascosto e chiuso in una casa, anziché nella parrocchia del proprio villaggio, per mezzo di un sacerdote cosiddetto “clandestino”, che pure rischiava la propria vita. Due anni più tardi giunse il momento della prima comunione, questa volta lontano da occhi indiscreti all’interno d’un granaio, durante una messa illegale celebrata da un coraggioso prete di quelli definiti “refrattari”, cioè che non avevano voluto giurare fedeltà alla Rivoluzione. Nel 1803, terminato da pochi anni l’immane sconvolgimento sociale, a diciassette anni Giovanni Maria poté finalmente rispondere alla chiamata di Dio, che fin dalla più tenera infanzia aveva sentito forte nel suo cuore, ma, per ben due anni, suo padre si oppose a questo progetto, poiché c’era bisogno di braccia per mandare avanti il lavoro dei campi. Così, soltanto sui vent’anni, attorno al 1805, vinta alla fine la resistenza paterna, Giovanni Maria poté cominciare a prepararsi al sacerdozio, studiando presso il buon abate Balley, parroco del vicino paese d’Écully. Dovette però fare i conti con la sua scarsa cultura, unita ad una attitudine all’apprendimento sicuramente molto modesta, nonostante l’impegno profuso ed i tanti sforzi che faceva. Le difficoltà che incontrò, tuttavia, contribuirono a farlo crescere nella fede e nell’umiltà, passando - dopo un pellegrinaggio al santuario intitolato al presbitero Gesuita San Jean-François Regis (1597-1640), nel non lontano paese di Lalouvesc - dallo scoraggiamento iniziale alla speranza. Ancora impegnato negli studi in seminario, fu anche costretto a fare il renitente alla leva, quando gli giunse la chiamata alle armi per combattere nella guerra contro il Regno di Spagna, aiutato, però, dall’abate Balley, che non mancò mai di sostenerlo in tutte queste prove. Nel 1815, infine, venne ordinato sacerdote e inviato come vicario proprio ad Écully. Nel 1818 venne destinato nel piccolissimo villaggio d’Ars, nella medesima regione dell’Alvernia, abitato da poche centinaia di contadini poveri e per lo più analfabeti, che, per altro, anche a causa della trascuratezza dei precedenti parroci, erano piuttosto lontani dai Sacramenti e dal seguire gli insegnamenti della Chiesa. Tuttavia, in quel piccolo borgo di campagna, Giovanni Maria compì un autentico “miracolo spirituale”, risvegliando la fede dei parrocchiani con la sua predicazione semplice ma efficace, ma soprattutto attraverso la preghiera e l’esempio del suo retto stile di vita sempre alla sequela di Cristo. Si sentiva “povero”, incapace, indegno di fronte alla grande missione da compiere, ma si lasciò afferrare dalla misericordia di Dio e la sua umiltà lo premiò. Restaurò ed abbellì la chiesa, fondò un orfanotrofio denominato “La Providence” (“La Provvidenza”) e si prese cura dei più poveri, degli abbandonati, degli anziani e degli “ultimi” in genere. Molto presto la sua fama di confessore attirò da lui numerosi pellegrini che cercavano il perdono di Dio e la pace del cuore. Assalito da molte prove e combattimenti spirituali, dato che il diavolo lo ostacolava in ogni modo, conservò il suo cuore ben radicato nell’amore di Dio e dei fratelli. La sua unica preoccupazione era la salvezza delle anime. Le sue lezioni di catechismo e le sue omelie parlavano soprattutto della bontà e della misericordia di Dio. Sacerdote che si consumava d’amore davanti al Santissimo Sacramento, intrattenendovisi lunghissime ore e sovente tutta la notte, si donò interamente a Dio, ai suoi parrocchiani e ai pellegrini. Per tutti questi motivi, già da quando era ancora in vita, veniva indicato da tutti con l’appellativo di “Santo Curato d’Ars”, col quale ancora oggi è noto. Durante i suoi ininterrotti quarantun’anni trascorsi come parroco ad Ars, quando gli ostacoli e gli impedimenti sembravano sopraffarlo, per ben tre volte aveva tentato di fuggire dalla sua parrocchia, ritenendosi indegno della missione di parroco e pensando di essere più un impedimento alla Bontà di Dio che uno strumento del suo Amore. L’ultima volta fu nel 1853, quando si allontanò a piedi col favore delle tenebre, venendo però “rintracciato” nel mezzo della notte dai suoi parrocchiani, che ormai gli erano incredibilmente affezionati e devoti, i quali avevano fatto suonare le campane per avvertire ogni singolo paesano dell’emergenza. Ritornò allora alla sua chiesa di Ars e riprese a confessare, fin dall’una di notte o del mattino che dir si voglia. Morì lì il 4 agosto 1859, dopo essersi votato fino in fondo all’Amore. La sua povertà era sincera e reale, non possedeva nulla, se non i tesori accumulati in Cielo. Sapeva che un giorno sarebbe morto come “prigioniero del confessionale”, come lui stesso amava dire, palesando il suo ardente desiderio di salvare anime attraverso il Sacramento della Riconciliazione. Alle sue esequie c’erano più di mille persone e tra esse il Vescovo e tutti i preti della diocesi, venuti ad onorare colui che consideravano già il loro modello. Le sue spoglie furono inumate successivamente ad Ars, nel santuario a lui dedicato e appositamente innalzato, dove riposano ancora oggi in una teca di cristallo. Beatificato l’8 gennaio 1905, nello stesso anno venne dichiarato “Patrono dei preti francesi”, mentre fu canonizzato nel 1925 da Papa Pio XI (unitamente a Santa Teresina del Bambino Gesù). Nel 1929 venne proclamato “Patrono di tutti i parroci del mondo”. Papa San Giovanni Paolo II è venuto in visita ad Ars nel 1986. Oggi Ars accoglie ogni anno quasi mezzo milione di pellegrini e il Santuario a lui dedicato propone diverse attività. Nel 1986 è stato aperto un seminario, che forma i futuri preti alla scuola della sua santità. Auguri a tutti i parroci e a coloro che portano questo nome e lo festeggiano oggi.
Immagine: Statua votiva riproducente San Giovanni Maria Vianney nelle sue vesti sacerdotali, realizzata tra il 1840 ed il 1859 circa dallo scultore francese Joseph Camelet (1821-1859). L'opera si trova nella chiesa di Sermentizon (Puy-de-Dôme, Francia).
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