San Bernardo di Chiaravalle

Oggi - 20 agosto 2024 - martedì della XX settimana del tempo ordinario, la Chiesa celebra la memoria obbligatoria di San Bernardo [noto anche con la specificazione “di Chiaravalle” (“Clairvaux” in francese), dal nome dell’abbazia che fondò, o “di Fontaine”, dal nome del villaggio d’origine], abate e dottore della Chiesa. Bernardus o Bernard (Bernardo), questo il suo nome rispettivamente in latino e in francese, nacque nel 1090 nel castello di Fontaine, presso Digione, nella zona centro-orientale dell’allora Regno di Francia (oggi Fontaine-lès-Dijon, regione Borgogna, Francia), terzo dei sette figli di un’agiata famiglia di media nobiltà, vassalla del duca di Borgogna. Fin da piccolo si fece notare per la sua accesa spiritualità e l’assiduità alla preghiera e ai sacramenti. Studiò nella scuola dei canonici di Nôtre Dame di Saint-Vorles, presso Châtillon-sur-Seine (Borgogna), dove la famiglia aveva dei possedimenti. Nel 1111, all’età di ventuno anni, seguendo la propria vocazione, si ritirò nel palazzo che la famiglia d’origine possedeva in quest’ultima città, insieme a cinque fratelli e ad altri parenti e amici che ne condividevano la spiritualità, per condurvi vita di ritiro e preghiera. Quest’esperienza, lo rafforzò sempre più nella ricerca di contatto con Dio, finché, l'anno seguente, con il bel numero di una trentina di compagni che lo seguivano, si fece monaco nel piccolo monastero cistercense di Cîteaux, nella stessa regione, fondato nel 1098 dal monaco Benedettino e futuro santo Robert de Molesme (1024-1111), uno dei creatori dell'Ordine Cistercense (in latino “Ordo Cisterciensis”), che ebbe origine proprio nell'abbazia di Cîteaux (in latino “Cistercium”, da cui deriva il nome dell’Ordine). Suo padre rimase deluso costatando come, uno per volta, i figli abbandonassero gli agi della nobiltà per seguire il loro fratello Bernardo. In effetti, per fare questo, il primogenito si separò addirittura di comune accordo dalla moglie, che si fece monaca anch'essa. Anche l'ultimogenito diede l'addio al mondo, seguito dall'unica sorella e poi dallo zio Gaudry, che gettò la pesante armatura da alto ufficiale di carriera per indossare il candido saio con cappuccio vestito dai Cistercensi. Da ultimo, sorprendentemente, anche il genitore chiese di entrare nel monastero in cui viveva ormai tutta la famiglia. Furono ancora molti i parenti che, seguendo il suo esempio, intrapresero la vita religiosa, tanto che un esodo così totale di una famiglia verso il convento non si verificò forse mai più nella storia della Chiesa. Dopo qualche anno, poiché numerosi altri giovani chiedevano di entrare tra i monaci Cistercensi, fu necessario fondare altri monasteri. Di questo fu incaricato proprio Bernardo, che lasciò Citeaux nel 1115, imbracciando una pesante croce di legno, seguito da dodici frati che cantavano inni e lodi al Signore. Lo stesso anno, insieme a detti compagni, giunse più a nord, nella regione della Champagne, in un vasto appezzamento di terreno sulle rive del fiume Aube, nella diocesi di Langres, che un suo parente aveva donato all’Ordine affinché vi fosse costruito un monastero. L’amenità della zona, una bella e fertile vallata ben riparata, incantevole e luminosa, lo indusse a battezzarla col nome molto indicativo di “Clairvaux” (“Chiaravalle”). Con maestria e buona lena i frati v’innalzarono subito delle capanne, dove pregare, dormire e mangiare. L'antica regola Benedettina, che aveva mantenuto, era praticata con molto rigore: preghiera e lavoro, nell'obbedienza assoluta all'abate, anche se Bernardo preferiva "le vie del cuore" alla rigida norma fissa codificata. Poi, un po’ alla volta, da Chiaravalle cominciò a diffondere la sua luce serafica dappertutto. Pur di costituzione gracile e mai in ottima salute, percorse mezza Europa a piedi o con mezzi di fortuna, in un’immane opera di evangelizzazione, non tralasciando di orientare anche alcuni concili ecumenici. A Chiaravalle, la sera, dopo le laboriose giornate, si ritirava nella propria cella a scrivere opere edificanti piene di ottimismo e dolcezza, come il “Trattato dell'amore di Dio” o il “Commento al Cantico dei Cantici”, che è una vera e propria “dichiarazione d'amore a Maria”, la Madre Celeste per la quale divenne addirittura cantautore, componendo parole e musica del bellissimo inno “Ave maris stella” (“Salve, stella del mare”). Sua è anche la nota invocazione, che tuttora si prega: “… O Clemente, o pia, o dolce vergine Maria! …”. Proprio gli scritti sempre affettuosi su Maria madre di Gesù, che egli chiamava “Mediatrice di grazie”, esprimenti la dimensione contemplativa del suo spirito, sono i più importanti della sua produzione, sebbene egli non riconoscesse la dottrina dell’Immacolata Concezione, che, comunque, non era allora ancora dogmatizzata. Di lui sono rimasti ben trecentotrentuno sermoni, cinquecentotrentaquattro lettere, oltre ai trattati famosi: “Grazia e libero arbitrio”, “Battesimo” e “Doveri dei vescovi”. E’ anche celebre l’elogio “De laude novae militiae ad milites templi” (tradotto come "In lode della nuova milizia"), composto in onore dell’Ordine monastico-militare dei Templari, fondato nel 1119 dal suo nobile parente Hugues de Payns (1070-1136) e da alcuni altri cavalieri. Tuttavia, come evidenziato, egli fu anche capace uomo d'azione, pronto a intervenire in difesa della Chiesa ove fosse necessario, anche predicando e stigmatizzando con vigore le ingiustizie del proprio tempo. Nei suoi tanti viaggi in Europa, cercò sempre di ristabilire la pace e l’unità, illuminando ogni fazione e tutta la Chiesa con i suoi scritti e le sue ardenti esortazioni. Era riservato, quasi timido, ma con un forte e risoluto carattere. Papa e Chiesa erano le sue stelle fisse, mentre i tanti ecclesiastici indegni gli “andavano di traverso”. Fu severo anche con i monaci della famosa abbazia di Cluny in Borgogna (fondata nel 909), secondo lui troppo “viziati”, poco “attivi” e con chiese troppo adorne d’inutili ricchezze, “mentre il povero pativa la fame”, come lui spiegava. Ai suoi Cistercensi chiedeva meno funzioni, meno letture e tanto lavoro. Sempre attivissimo, fondò personalmente ben sessantacinque nuovi monasteri e inviò in giro per il vecchio continente i suoi miti monaci “dissodatori e seminatori”, “apostoli con la zappa”, come li definiva, che misero ordine tra terre incolte o abbandonate, acque non sfruttate e animali trascurati, cambiando con tanta fatica e molta preghiera la storia europea. Intanto lui era chiamato spesso, dalle più alte sfere ecclesiastiche, a importanti missioni di vertice, come quando si recò nelle principali corti europee, per farvi ufficialmente riconoscere il vero papa Innocenzo II (dal 1130 al 1143), insidiato dall’antipapa Anacleto II (1090-1138), riuscendo a ricomporre lo scisma con l’aiuto del suo prestigio, del suo vigore persuasivo e soprattutto della sua umiltà. Il Beato pontefice Eugenio III (dal 1143 al 1153) lo chiamò poi a predicare la seconda Crociata (1147-1150) in difesa del Regno Cristiano costituito in Gerusalemme (Terra Santa). Bernardo era ormai universalmente noto e apprezzato e, come arrivava in una città a predicare o per qualche altra missione, le piazze e le strade si riempivano subito di gente attenta e interessata, di tutti i livelli sociali. Tuttavia, appena tornava in monastero, riprendeva a essere obbediente alla Regola come tutti: preghiera, digiuno e tanto lavoro, poiché, per lui, la vita monastica doveva essere scandita dall’impegno fisico, dalla contemplazione e dalla preghiera, avendo gli occhi fissi su Gesù e Maria. Per Bernardo giunsero momenti amari proprio negli ultimi anni: difficoltà interne all’Ordine, la diffusione di eresie e la sofferenza fisica per un tumore allo stomaco, tanto che, dopo una vita instancabilmente spesa alla sequela di Cristo, nell’amore per Dio e i fratelli, rese l’anima al Sommo Creatore il 20 agosto 1153, spirando santamente nell’abbazia di Chiaravalle. Venne seppellito nella chiesa del monastero, ma, con i tragici fatti della Rivoluzione Francese (1789-1799), i resti andarono tutti dispersi tranne la testa, ora nella cattedrale di Troyes, a circa 150 chilometri da Parigi. Papa Alessandro III lo proclamò santo nel 1174 e Pio VIII, nel 1830, gli diede il titolo di Dottore della Chiesa.
Immagine: Pala d’altare “Apparizione della Vergine a San Bernardo di Chiaravalle”, olio su pannello ligneo dipinto, nel 1486, dal pittore fiorentino Filippino Lippi (1457-1504). L’opera si trova nell’abbazia detta “Badia fiorentina“ nel centro di Firenze.

Roberto Moggi
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