Oggi
- 24 agosto 2024 - sabato della XX settimana del tempo ordinario, la
Chiesa celebra la festa di San Bartolomeo, apostolo. Di Bartholomaios o
Bartholomeus (Bartolomeo), questo il suo nome rispettivamente in greco
(nella sua traslitterazione nel nostro alfabeto) e latino, si conosce
poco. Tutto quello che sappiamo di lui, proviene dagli Atti degli
Apostoli dell’evangelista Luca, dove
è elencato nel gruppo dei Dodici dopo la Risurrezione di Cristo, dai
vangeli sinottici, cioè i tre rispettivamente scritti dagli evangelisti
Matteo, Marco e Luca, oltre che nel vangelo secondo Giovanni, che lo
indica come amico dell’apostolo Filippo, il quale gli parlò
entusiasticamente di Gesù come del tanto atteso Messia (Gv 1, 45-50).
Con ciò terminano i dati documentati. I primi tre vangeli lo chiamano
Bartolomeo, patronimico che deriva probabilmente dalle parole aramaiche
"Bar" (figlio) e "Talmai" (valoroso), quindi “Bartalmai” (Figlio del
valoroso). In quello di Giovanni, invece, è indicato come Natanaele (Gv
1, 45; 21, 2), appellativo di probabile origine ebraica, col significato
di “Dono di Dio”. Questo, naturalmente, se si accetta l'identificazione
in una sola persona di questi due personaggi, cosa di cui alcuni
studiosi dubitano. In base ai pochi dati in nostro possesso, si può
ritenere che Bartolomeo sia nato nel I secolo a Cana di Galilea,
nell’omonima provincia della Palestina romana, da una famiglia ebrea
che, probabilmente, gli impose il nome giudaico di Natanaele. Era
pescatore come i suoi familiari e viveva a Betsaida, cittadina della
Gaulanitide a nord e sulle rive del Lago di Tiberiade (o di Galilea,
detto anche “Mar di Galilea”). La tradizione racconta della sua opera
missionaria itinerante in varie regioni del Medio Oriente. Secondo
alcuni agiografi, si spinse a predicare anche in Armenia e Mesopotamia,
giungendo fino in India. Divenne famoso per la sua facoltà di guarire i
malati e gli ossessi. Sarebbe morto martire sulla costa occidentale
della Penisola Indiana, scuoiato vivo dagli indigeni pagani. Secondo
ulteriori fonti, fu invece ucciso dal re dei Medi nella regione della
Siria, mentre, a parere di altre tradizioni, Bartolomeo sarebbe stato
condannato alla cosiddetta “morte Persiana”: scorticato vivo e poi
crocefisso dai pagani. Morì probabilmente verso la seconda metà del I
secolo in Siria, ma secondo altre fonti ad Albanopolis in Armenia
(nell’attuale Turchia asiatica). Tramite l’evangelista Giovanni,
conosciamo la storia della sua adesione a Gesù, che non fu immediata
come altre, a causa di suoi preconcetti, diffidenze e pregiudizi. Di
Gesù gli parlò con entusiasmo Filippo, suo compaesano di Betsaida,
dicendogli: “… Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella
Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth …” (Gv 1, 45).
Bastò il nome “Nazareth” a rovinare tutto. La risposta di Bartolomeo
arrivò, infatti, inzuppata in un radicale pessimismo: “… Da Nazareth può
mai venire qualcosa di buono? …” (Gv 1, 46). L’uomo della Betsaida
imprenditoriale, col suo “Mare di Galilea” e le aziende della pesca,
davvero non sperava nulla da quel paese di montanari rissosi. Tuttavia,
Filippo replicò ai suoi pregiudizi, col breve invito a conoscere prima
di sentenziare: “… Vieni e vedi …” (Gv 1, 46) ed ecco che Bartolomeo si
lasciò convincere e s’incontrò con Gesù, da cui si sentì dire: “… Ecco
davvero un Israelita in cui non c’è falsità …” (Gv 1, 47). Spiazzato da
questa inaspettata fiducia nei suoi confronti, lui seppe soltanto
chiedere al Messia come facesse a conoscerlo, ricevendone una
altrettanto inattesa risposta: “… Prima che Filippo ti chiamasse, io ti
ho visto quando eri sotto il fico …” (Gv 1, 48), che produsse una sua
debordante manifestazione di fede: “… Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu
sei il re d’Israele! …” (Gv 1, 49). Bartolomeo, uomo diffidente, era in
realtà pronto all’adesione più entusiastica, tanto che Gesù subito
cominciò un po’ a orientarlo: “… Perché ti ho detto che ti ho visto
sotto il fico credi? Vedrai cose maggiori di questa …” (Gv 1, 50).
Troviamo poi Bartolomeo scelto da Gesù con altri undici discepoli per
farne i suoi inviati, gli apostoli, così come riferisce Luca: “… Quando
fu giorno, Chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali
impose il nome di apostoli …” (Lc 6, 13-16), Poi, dopo l’Ascensione al
Cielo del Signore, gli Atti degli Apostoli lo indicano a Gerusalemme con
gli altri: “… perseveranti e concordi nella preghiera …” (At 1, 14) e
infine, su Bartolomeo, dopo questa citazione, cala il silenzio dei testi
canonici. Una tradizione armena afferma che il corpo dell'apostolo fu
sepolto ad Albanopolis, in Armenia, città in cui avrebbe subito il
martirio con il tremendo metodo dell’essere scuoiato vivo, per ordine
del re Astiage che non riuscì a convincerlo a rinnegare la fede
cristiana (“Legenda aurea” - Cfr. Vitale Brovarone 1992, pagg. 209-212).
Nel 507, l'Imperatore bizantino Anastasio I (dal 491 al 518) lo avrebbe
fatto trasferire a Daras, nella Mesopotamia, dove costruì in suo onore
una splendida chiesa. Nel 580 una parte dei resti mortali fu
probabilmente trasferita a Lipari, isola italiana appartenente
all'arcipelago delle isole Eolie, in Sicilia. Per preservarle dalle
frequenti scorrerie dei pirati saraceni, le sue reliquie, nell’838,
furono trasferite a Benevento (Campania), finché, prima dell'anno 1000,
per intervento dell'Imperatore del Sacro Romano Impero Ottone III (dal
996 al 1002), giunsero a Roma e furono collocate nella Basilica di San
Bartolomeo all'Isola, edificata sull'Isola Tiberina. La calotta cranica
del martire si trova, dal 1238, nel duomo a lui dedicato in Francoforte
(Germania). La festa di San Bartolomeo è stata accolta nel calendario
romano nel 1568 ed è collocata al 24 agosto.
Immagine: Particolare raffigurante San Bartolomeo apostolo (morto martire scuoiato vivo) mentre mostra la propria pelle (il cui volto sarebbe un autoritratto dell'artista esecutore). Tempera su intonaco murale, parte del magnifico affresco detto Giudizio Universale, realizzato tra il 1536 e il 1541, dal pittore toscano Michelangelo Buonarroti, noto semplicemente come Michelangelo (1475-1564). L'opera si trova all'interno della Cappella Sistina, nel Palazzo Apostolico della Città del Vaticano, a Roma.
Roberto Moggi
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Immagine: Particolare raffigurante San Bartolomeo apostolo (morto martire scuoiato vivo) mentre mostra la propria pelle (il cui volto sarebbe un autoritratto dell'artista esecutore). Tempera su intonaco murale, parte del magnifico affresco detto Giudizio Universale, realizzato tra il 1536 e il 1541, dal pittore toscano Michelangelo Buonarroti, noto semplicemente come Michelangelo (1475-1564). L'opera si trova all'interno della Cappella Sistina, nel Palazzo Apostolico della Città del Vaticano, a Roma.
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