Ognuno penza p’ ’o Ddio suojo.
Ognuno cerca sempre di tirare l‘acqua al suo mulino, di farsi bene i fatti propri.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
In
un qualsiasi scenario, che sia secolare o religioso, ci rammenta il
proverbio, che come ognuno elegge ad esclusivo nume tutelare quello del
suo credo, così mette in primo piano solo ciò che lo riguarda, rispetto
alle necessità che hanno gli altri.
Il concetto
esplicativo che ne segue, col tirare l'acqua al proprio mulino, non fa
che mostrare come lo scopo primario che la maggior parte degli esseri
umani desidera ottenere, è rappresentato dalla soddisfazione del proprio
tornaconto personale.
L'adagio
presentato mette quindi in luce l'interesse individuale, che promuove
quasi qualsiasi attività umana e che fa da base a tutti i fenomeni
rappresentati dalle relazioni che sorgono in qualsiasi comunità, da
quelle famigliari alle amicali, ai lavori individuali o di gruppo, agli
scambi commerciali, alle unioni in società di lucro, o di reciproco
aiuto, nonché culturali o di divertimento e che purtroppo, quando è
esercitato a discapito di qualsiasi controparte, innesca conflitti tra
persone, tra comunità e anche tra nazioni, quando l'interesse a
soddisfare il proprio tornaconto è coltivato dai gestori del potere, che
siano individuali o oligarchie, anche se sono identificate nel parlar
comune come democrazie, tipo la nostra.
Un fenomeno che può dal luogo a situazioni come quella descritta da Papa Giovanni Paolo II:
“Ogni
forma di povertà della quale soffrite è uno scandalo. E lo scandalo
diventa insopportabile quando si scopre che tali situazioni di miseria
sono il risultato della libertà di individui e nazioni, pervertita
nell'egoismo, nel potere dominatore, nei comportamenti di indifferenza e
di esclusione.”
A
farla breve, nella descrizione, parliamo dell'atteggiamento che è
caratterizzato dall'egoismo, la molla che spinge ogni essere umano a
soddisfare i propri bisogni, da quelli primari o di sopravvivenza, a
quelli secondari o di civiltà, un fenomeno che si presenta in una
varietà di sfumature, da quello definito sano, che non è altro che
l'aver cura di sé stessi e del proprio ambiente, senza rendersi soggetti
agli egoismi altrui, cercando di migliorare la propria personalità e la
propria cultura, grazie all'esperienza e senza causare danni ad altri, a
quello poco sano di chi, chiuso nel proprio ego, si preoccupa
unicamente di sé stesso, del proprio benessere, della propria utilità
che nega ad altri, tendendo a escludere chiunque dalla partecipazione ai
beni materiali o spirituali che possiede e a cui è gelosamente
attaccato. Un comportamento che può sfociare nell'egocentrismo, di chi
appare convinto che il mondo giri intorno a lui, del tutto alieno dal
voler collaborare con qualcuno, come da sentimenti di solidarietà ed
empatia, e il cui apice è definito narcisismo, ovvero il desiderio di
appagare il proprio ego danneggiando gli altri, nel perseguire i propri
scopi.
Riguardo al tema
preso in esame, un concetto saliente del pensiero di Francesco
Guicciardini è il "particulare", al quale dovrebbe attenersi la persona
saggia e cioè il proprio interesse inteso nel suo significato più
nobile, come realizzazione piena della propria intelligenza e della
propria capacità di agire, a favore di sé stesso e dello stato, ma che
si presenta spesso con caratteri assai poco esaltanti, rispetto a ideali
fuorvianti, indicati come scopo della vita umana, dettati da un
interesse egoistico nel conseguire scopi prettamente personali, per
mezzo di azioni disoneste viste come lecite, rispetto a un'onestà di
comportamento che, se non del tutto ignorata, è vista come un vivere da
stupidi ed inetti.
Una
mancanza di obiettività che porta ad ignorare i difetti di azioni
disoneste, per il guadagno che se ne può conseguire, rispetto ad
iniziative più che lecite, delle quali si ignorano i vantaggi, essendo
più morali che materiali, e giudicate quindi poco appetibili.
Un
atteggiamento, quello dell'egoista, che ha dato luogo a pareri diversi
di personaggi illustri, come quello espresso da Oscar Wilde, ad esempio:
“L'egoista
non è quello che vive come gli pare e piace, ma quello che chiede agli
altri di vivere come pare e piace a lui; l'altruista è quello che lascia
che gli altri vivano come piace a loro...”
Un'esposizione
abbastanza esauriente tra l'egoista e chi ha un comportamento del tutto
opposto, con il primo che può far parte di un settore della società,
che non tollera modi di pensare e costumi diversi da quelli che
caratterizzano la sua cerchia, concorrendo a un conservatorismo di
massa, che si oppone a qualsiasi progresso sia delle idee, che delle
usanze della società.
Pensiamo
al tanto decantato amore, parola sorta nel tempo ad abbellire
l'attrazione che la natura ha fatto sorgere verso il genere diverso e
agli equivoci a cui spesso dà luogo, come espone il giornalista Gabriel
Laub:
"La massima forma d’egoismo è l’amore. Non amiamo i nostri partner, ma soltanto la loro capacità di amare noi."
Relazioni
non solo falsate dal do ut des, che va a discapito del vero amore
disinteressato, ma dalla egoica soddisfazione data dal possesso, che
sfocia spesso in una vera e propria tirannia.
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