Ognuno penza p’ ’o Ddio suojo

Ognuno penza p’ ’o Ddio suojo.
Ognuno cerca sempre di tirare l‘acqua al suo mulino, di farsi bene i fatti propri.
In un qualsiasi scenario, che sia secolare o religioso, ci rammenta il proverbio, che come ognuno elegge ad esclusivo nume tutelare quello del suo credo, così mette in primo piano solo ciò che lo riguarda, rispetto alle necessità che hanno gli altri.
Il concetto esplicativo che ne segue, col tirare l'acqua al proprio mulino, non fa che mostrare come lo scopo primario che la maggior parte degli esseri umani desidera ottenere, è rappresentato dalla soddisfazione del proprio tornaconto personale.
L'adagio presentato mette quindi in luce l'interesse individuale, che promuove quasi qualsiasi attività umana e che fa da base a tutti i fenomeni rappresentati dalle relazioni che sorgono in qualsiasi comunità, da quelle famigliari alle amicali, ai lavori individuali o di gruppo, agli scambi commerciali, alle unioni in società di lucro, o di reciproco aiuto, nonché culturali o di divertimento e che purtroppo, quando è esercitato a discapito di qualsiasi controparte, innesca conflitti tra persone, tra comunità e anche tra nazioni, quando l'interesse a soddisfare il proprio tornaconto è coltivato dai gestori del potere, che siano individuali o oligarchie, anche se sono identificate nel parlar comune come democrazie, tipo la nostra.
Un fenomeno che può dal luogo a situazioni come quella descritta da Papa Giovanni Paolo II:
“Ogni forma di povertà della quale soffrite è uno scandalo. E lo scandalo diventa insopportabile quando si scopre che tali situazioni di miseria sono il risultato della libertà di individui e nazioni, pervertita nell'egoismo, nel potere dominatore, nei comportamenti di indifferenza e di esclusione.”
A farla breve, nella descrizione, parliamo dell'atteggiamento che è caratterizzato dall'egoismo, la molla che spinge ogni essere umano a soddisfare i propri bisogni, da quelli primari o di sopravvivenza, a quelli secondari o di civiltà, un fenomeno che si presenta in una varietà di sfumature, da quello definito sano, che non è altro che l'aver cura di sé stessi e del proprio ambiente, senza rendersi soggetti agli egoismi altrui, cercando di migliorare la propria personalità e la propria cultura, grazie all'esperienza e senza causare danni ad altri, a quello poco sano di chi, chiuso nel proprio ego, si preoccupa unicamente di sé stesso, del proprio benessere, della propria utilità che nega ad altri, tendendo a escludere chiunque dalla partecipazione ai beni materiali o spirituali che possiede e a cui è gelosamente attaccato. Un comportamento che può sfociare nell'egocentrismo, di chi appare convinto che il mondo giri intorno a lui, del tutto alieno dal voler collaborare con qualcuno, come da sentimenti di solidarietà ed empatia, e il cui apice è definito narcisismo, ovvero il desiderio di appagare il proprio ego danneggiando gli altri, nel perseguire i propri scopi.
Riguardo al tema preso in esame, un concetto saliente del pensiero di Francesco Guicciardini è il "particulare", al quale dovrebbe attenersi la persona saggia e cioè il proprio interesse inteso nel suo significato più nobile, come realizzazione piena della propria intelligenza e della propria capacità di agire, a favore di sé stesso e dello stato, ma che si presenta spesso con caratteri assai poco esaltanti, rispetto a ideali fuorvianti, indicati come scopo della vita umana, dettati da un interesse egoistico nel conseguire scopi prettamente personali, per mezzo di azioni disoneste viste come lecite, rispetto a un'onestà di comportamento che, se non del tutto ignorata, è vista come un vivere da stupidi ed inetti.
Una mancanza di obiettività che porta ad ignorare i difetti di azioni disoneste, per il guadagno che se ne può conseguire, rispetto ad iniziative più che lecite, delle quali si ignorano i vantaggi, essendo più morali che materiali, e giudicate quindi poco appetibili.
Un atteggiamento, quello dell'egoista, che ha dato luogo a pareri diversi di personaggi illustri, come quello espresso da Oscar Wilde, ad esempio:
“L'egoista non è quello che vive come gli pare e piace, ma quello che chiede agli altri di vivere come pare e piace a lui; l'altruista è quello che lascia che gli altri vivano come piace a loro...”
Un'esposizione abbastanza esauriente tra l'egoista e chi ha un comportamento del tutto opposto, con il primo che può far parte di un settore della società, che non tollera modi di pensare e costumi diversi da quelli che caratterizzano la sua cerchia, concorrendo a un conservatorismo di massa, che si oppone a qualsiasi progresso sia delle idee, che delle usanze della società.
Pensiamo al tanto decantato amore, parola sorta nel tempo ad abbellire l'attrazione che la natura ha fatto sorgere verso il genere diverso e agli equivoci a cui spesso dà luogo, come espone il giornalista Gabriel Laub:
"La massima forma d’egoismo è l’amore. Non amiamo i nostri partner, ma soltanto la loro capacità di amare noi."
Relazioni non solo falsate dal do ut des, che va a discapito del vero amore disinteressato, ma dalla egoica soddisfazione data dal possesso, che sfocia spesso in una vera e propria tirannia.
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