Ogne ttiempo vène!

Ogne ttiempo vène!
Con il tempo ogni evento si matura, ogni cattiveria si paga ed ogni peccato si sconta.
Il tempo, dal latino tempus, che misura tutto ciò che muta, nel trascorrere, e che il proverbio mostra come risolvitore di malignità e di colpe.
Un'entità idealizzata che determina il passato e il presente e congegni come gli orologi ci permettono di controllare il suo trascorrere, mostrandocelo minuto per minuto, mentre i calendari ce lo presentano anche nel futuro, con i giorni e i mesi che verranno.
Il tempo nella sua relatività e i suoi trasformismi, come leggiamo in un'allocuzione di Albert Einstein:
“Il tempo è relativo, il suo unico valore è dato da ciò che noi facciamo mentre sta passando.”
e non solo per quello che facciamo, ma anche per i momenti nei quali ci troviamo, così che è tanto lungo in circostanze dolorose, mentre dà la sensazione di abbreviare i piacevoli momenti che si vivono, con tutti i termini con cui l'interpretiamo , da era a epoca, a periodo, a momento, oppure istante e circostanza.
Un concetto, quello di relatività, espresso successivamente da quel genio che era Stephen Hawking:
"Nella teoria della relatività non esiste un unico tempo assoluto, ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo, che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo."
Tanto prezioso per chi ne ha sempre poco e che si adegua al detto "chi ha tempo, non aspetti tempo", come può essere sprecato da chi non coglie le occasioni presentate, come scrisse al riguardo Arthur Schopenhauer:
“La gente comune pensa soltanto a passare il tempo, chi ha un po' d'ingegno a utilizzarlo.”
Pensiamo ai diversi aspetti che può assumere il tempo, a seconda delle persone che frequentiamo, da quelle che contribuiscono a trasformare il tempo in brevi istanti, che vorremmo tanto dilungare per il piacere della frequentazione, a quelle che un'ora ce la fanno diventare un secolo, per la noia o il fastidio che proviamo per presenze di cui faremmo a meno, come ci illustra con un'allocuzione famosa, lo psicoanalista, antropologo e filosofo svizzero Carl Gustav Jung:
"Non rimpiango le persone che ho perso col tempo, ma rimpiango il tempo che ho perso con certe persone, perché le persone non mi appartenevano, gli anni sì."
Facciamo caso a chi afferma di non avere tempo per assolvere certi impegni, ma se lo inventa per le attività che gli risultano più gradevoli, con un classico che mi è capitato spesso, quello di chiedere a qualcuno se gli piacesse leggere e sentirmi rispondere: "Oh, sì, ma purtroppo non ho tempo", con il finale della frase che non fa che sostituire un poco edificante "no".
Pensiamo inoltre a quanti sprecano il fantastico momento rappresentato dal presente, nel goderlo a prescindere dalle situazioni, proiettati in una sempiterna attesa del futuro, con chi, la mattina, già non vede l'ora di staccare dal lavoro, per godersi il breve tempo della giornata che gli resta e che dal Lunedì, non vede l'ora che arrivi il fine settimana, per godersi sia il riposo che lo svago, nella continua attesa di ponti tra le festività, o delle sospirate ferie, con chi poi, più che impegnato nel lavoro, lo è nell'attesa della pensione.
Momenti poi che, quando e nel modo in cui si presentano, nemmeno risultano soddisfacenti, per come erano stati desiderati e idealizzati.
Vite nelle quali è ignorato l'oraziano carpe diem, che significa ruba il giorno o, ancora meglio, cogli l'attimo rappresentato dal presente, nel goderlo istante per istante, al punto da allungare la giornata, e vivendo una vita piena, incuranti del passato e del futuro.
Consideriamo come il tempo, col trascorrere degli anni, per chi è riuscito a raggiungere un'età avanzata, sembra scorrere con una velocità terrificante, così che l'impegnarsi e concentrarsi sul pr
esente, diventa un'estrema e ineluttabile conditio sine qua non, una condizione della quale non si può più fare a meno, come gratificante perfezionamento della vita, che altrimenti non sarebbe che sprecata, e che tenderà ad allungare l'aspettativa del futuro.
Cerchiamo di convincerci che siamo in grado di ridimensionare il tempo, ovvero la sensazione che proviamo del suo trascorrere.
Già ci basta alzarci un'ora prima, la mattina, per avere la sensazione che il giorno sia più lungo del normale e se riuscissimo a farlo anche più presto, facendolo diventare un'abitudine migliore, è come se riuscissimo a vivere almeno una volta e mezzo, rispetto al tempo giornaliero che trascorrevamo prima.
Cerchiamo di cambiare, anche se un po' per volta, la routine degli impegni o dei trattenimenti quotidiani, anticipandoli o posticipandoli, senza che costituiscano regole ferree da osservare.
Convinciamoci che siamo in grado di cambiare l'istante più noioso della giornata nel più avvincente, cambiando la prospettiva nel quale lo vediamo, per mezzo della concentrazione e della meditazione, il cui esercizio riesce a farci entrare in un altro mondo, che impareremo presto a prediligere, rispetto all'apatia dell'aspettarsi qualsiasi piacevole novità sempre dall'esterno e poterci godere il tempo come merita di essere vissuto e la sensazione che sia più lungo di quanto possa sembrarci, se ci comportassimo altrimenti.
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