’Ncopp’ ê spalle ’e ll’ate tutte facimmo ’e dutture.
Tutti ci sentiamo maestri quando giudichiamo gli errori degli altri salvo a non riconoscere quelli che commettiamo noi.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Il
proverbio mette in evidenza la facilità con cui siamo tutti bravi a
giudicare in modo negativo l'operato altrui, non solo se non è perfetto,
perché se anche fosse eccellente, c'è sempre qualcuno che fa di tutto
per sminuirlo, ogni volta che la presunzione si accompagna con l'invidia.
In
qualsiasi attività, c'è chi vi s'impegna e c'è chi si limita a
guardare, magari perché non ne è per nulla pratico, in una inattività
che può diventare deleteria, per il tempo che dedica a osservare
l'operato altrui e, visto che c'è, anche a giudicarlo quasi sempre
negativamente. Un personaggio che se poi gli capitasse d'intraprendere
qualcosa, si guarda bene dall'ammettere gli errori nei quali incorre,
perché gli errori li commettono solo gli altri.
Un
fenomeno che spesso capita, tra il giudicare gli errori propri e quelli
altrui, lo leggiamo in un'allocuzione della scrittrice Antonia Gravina:
“Siamo dei buoni avvocati con i nostri errori e degli ottimi giudici con quelli degli altri.”
Un
atteggiamento dal quale sono esenti le persone con una forte etica
morale, che si pongono come spietati giudici verso loro stesse e con un
atteggiamento comprensivo e tollerante verso gli errori altrui, ben
consapevoli dei difetti della natura umana.
Certo
è che solo chi si impegna in una qualsiasi azione, può sbagliare,
mentre chi si limita a guardare e magari anche a giudicare l'operato
altrui, si può illudere di essere perfetto.
Non per nulla, è famosa l'allocuzione attribuita a Carl Gustav Jung:
“Pensare
è molto difficile. Per questo la maggior parte della gente giudica. La
riflessione richiede tempo, perciò chi riflette già per questo non ha
modo di esprimere continuamente giudizi.”
Riguardo
al saper riflettere, prima di parlare, ben si usa dire che bisognerebbe
contare almeno fino a 10 prima di esprimere un giudizio, affinché la
lingua sia frenata dalla parte migliore che si ha dell'intelletto,
quando questo lo si sappia usare.
Chi
giudica facilmente, è portato a osservare con molta superficialità il
prossimo, come leggiamo in ciò che al riguardo scrisse Niccolò
Machiavelli:
“In
generale, gli uomini giudicano più con gli occhi che con le mani, perché
tocca a vedere a ciascuno, a sentire a pochi. Ognuno vede quel che tu
pari, pochi sentono quel che tu sei.”
Ci
si può illudere di conoscere bene una persona al punto di poterla
giudicare, dimenticando il concetto espresso dall'antico proverbio
medioevale citato ne "L'amor costante" scritto da Alessandro Piccolomini
nel 1536: “che si mangi uno moggio di sale prima che si conosca un
omo”.
Un'unità di
misura, per descrivere quanto sale servirebbe, che è variata
dall'antichità a tempi successivi, ma che è pur sempre enorme.
Ma
da quanto ci riportano le cronache, i giudizi espressi su qualsiasi
azione, che sia eseguita dai rappresentanti delle istituzioni, oppure
dai privati, vengono fatti, non solo non conoscendo le persone, ma anche
le materie riguardanti gli operati, da parte di persone che se fossero
costrette a fare ciò che giudicano, non saprebbero da che parte
cominciare.
Riguardo
quindi a chi fa qualcosa e a chi guarda e giudica, ricordiamo che più ci
si impegna in qualsiasi azione, senza stare a far caso a quelle altrui,
più il continuo esercizio la fa perfezionare.
Una
delle tante cose che si imparano nella vita è che mentre chi è abituato
ad agire, non si cura dell'operato degli altri, se non per un confronto
costruttivo che gli faccia migliorare ciò che sta facendo, chi si
limita a guardare, ha tutto il tempo di parlare e spesso di criticare.
A
chi attende a qualsiasi opera, succede di sbagliare e ogni errore
rappresenta una lezione in più per migliorare, mentre chi guarda e
critica gli errori altrui, si illude di esserne esente, tanto non corre
il rischio di sbagliare e l'unica cosa che ottiene è quella di
importunare il prossimo.
Evitiamo
i chiacchieroni che lasciano il tempo che trovano, quando non lo
peggiorano, facendoci distrarre da ciò che è più importante: i nostri
impegni.
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