Me pare ’o puzzo ’e Santa Patrizia: Nun s’assecca maje!
Dicesi di persona insaziabile. nel monastero, dove la Santa si dedicava alla vita devota, non c'era acqua, alle sue preghiere si apri un pozzo, e per quanto si attingesse acqua più questa aumentava.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Mostra, come similitudine, il proverbio, per descrivere una persona che non si accontenta mai, il pozzo che a Santa Patrizia era dedicato ed esistente in uno dei chiostri della Santa.
Il pozzo che la tradizione orale popolare indica come il passaggio segreto di Belisario, il quale non riuscendo a raggiungere Napoli a causa della forte opposizione del popolo, vi entrasse attraverso il pozzo, collegato con l'acquedotto.
Fa eco al pozzo menzionato quello dell'omonimo maschile, ovvero lo storico pozzo di San Patrizio, che è una struttura costruita da Antonio da Sangallo il Giovane a Orvieto tra il 1527 e il 1537 per volere del papa Clemente VII, reduce dal Sacco di Roma e desideroso di tutelarsi nell'eventualità che la città in cui si era ritirato fosse assediata.
Leggiamo in Wikipedia come la seconda struttura si presta a essere un'espressione utilizzata per riferirsi ad una riserva misteriosa e sconfinata di ricchezze.
Mentre, secondo altri, con l'espressione "è come il pozzo di San Patrizio" si intende qualcosa in cui si buttano risorse ed energie, ma inutilmente, perché non si riempie mai e non si riesce a trovarne la fine.
Un paragone che va d'accordo con l'esempio dal proverbio riportato e che si riferisce, non solo a qualcosa che non si riesce a terminare, ma a una persona incontentabile, malgrado tutto ciò che è possibile fare per accontentarla.
La struttura del pozzo è stata una volta più che in auge, quando l'acqua, che adesso ci godiamo in casa, non era incanalata in tubazioni e c'era chi si rivolgeva al rabdomante, per accertare il luogo dove valesse la pena di scavare un pozzo, prima di edificare un'abitazione.
Il pozzo, ovvero la struttura artificiale, solitamente di forma circolare e di dimensioni variabili, da cui si estrae dal sottosuolo l'acqua delle falde acquifere, un manufatto menzionato anche dall'antico libro cinese oracolare I Ching, nell'esagramma 48, dove assume la metafora del luogo dove tutti attingono alimento, a tutti i livelli di coscienza; solo bisogna essere prudenti nei mezzi e nel modo di attingere, se non si vuole sciupare tempo e fatica.
L’idea del pozzo è legata al lavoro della comunità, sia per la manutenzione che per l’uso, e il cambiamento della città (gruppo) non altera la struttura del pozzo, né la modalità di accesso al liquido vitale. Nel “Commento alla Genesi” avevamo trovato molti riferimenti a pozzi; da quelli scavati da Abramo (21, 30) per sé e per i suoi alleati, a quello presso cui Eliezer trova Rebecca (24, 11); dai quattro pozzi scavati da Isacco (26, 19-33) a quello presso cui Giacobbe incontra Rachele (29, 2), tutti pozzi simbolici e legati allo stesso significato del pozzo dell’I King, e ricordiamo anche il pozzo della Samaritana a cui Gesù chiede da bere (Giov. 4, 7-26), mettendo in risalto la differenza tra “pozzo”
fisico e “pozzo” spirituale.
L'acqua del pozzo che non si estingue mai, come già accennato, è presa come metafora dal proverbio per descrivere una persona che non si accontenta mai e la cui incontentabilità è spesso dovuta all'avidità e all'ingordigia, che quando sono smisurate, niente basta per rendere sazie le persone che ne sono afflitte.
Leggiamo come l'ingordigia rappresenti l'estrema avidità, o brama di cibo e di qualunque altra cosa che è desiderata avidamente.
L'avidità è il desiderio travolgente di avere sempre di più di quanto si ha bisogno. Spesso collegata al denaro e al desiderio di guadagnarne il più possibile, ma può riguardare qualsiasi altra cosa, come il cibo o altri beni materiali. Si può osservare questo tipo di comportamento, ad esempio, quando una grande azienda stressa e tratta male i suoi lavoratori, al fine di renderli più produttivi.
Come leggiamo nei frammenti del filosofo greco antico Eraclito:
“Gli uomini migliori preferiscono una sola cosa a tutte le altre: la gloria eterna rispetto alle cose mortali; i più invece pensano a saziarsi come bestie.”
Uno scenario più che ben rappresentato da un'allocuzione tratta dal libro: Non piangete la mia morte, di Bartolomeo Vanzetti:
“Vidi che l'ingordigia e l'egoismo umano avvelenano ogni boccone di cibo, fan tristi le primavere, oscurano la gloria del sole, traviano e violano le leggi di natura, incitano alla delinquenza, accarezzano la corruzione, seminano l'odio e condannano gran parte dell'umanità a tutte le sciagure, a tutte le vergogne, a tutte le miserie.”
Ci pensano poi le cronache a mostrarci come resta del tutto inascoltato quello che leggiamo nel libro: Un altro giro di giostra, di Tiziano Terzani:
“La Terra ha abbastanza per il bisogno di tutti, ma non per l’ingordigia di tutti.”
Rileviamo in Wikipedia, come nella classifica del reddito pro capite del 2018, ci sia il Lussemburgo, al primo posto, con $115.902, mentre all'ultimo posto si classifica il Burundi, con l'irrisoria cifra di $ 307 e l'Italia è relegata al 28° posto, con $34.321.
Anche se le cifre attribuite ai vari paesi, non tengono conto del locale costo della vita, creando quindi un'illusione monetaria.
Ma la media relativa al nostro paese, non tiene conto dei pochi che la oltrepassano e dei molti che se la sognano, mentre le istituzioni, sembra come se premiassero l'avidità dei pochi, che detengono la maggior ricchezza del paese, favorendo l'evasione fiscale e la corruzione, convincendo quelli che il citato reddito medio lo vedono come un traguardo del tutto fantasioso, che una vita agiata la si ottiene solo con la disonestà.
Si attribuisce a Cristo la frase:
“Beati gli ultimi, poiché saranno i primi a entrare nel Regno dei Cieli”, ma grazie alla disonestà dei primi, agevolata da chi dovrebbe limitarla, troppi ce ne sono di impazienti in terra che si accontenterebbero di essere terzultimi.
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Mostra, come similitudine, il proverbio, per descrivere una persona che non si accontenta mai, il pozzo che a Santa Patrizia era dedicato ed esistente in uno dei chiostri della Santa.
Il pozzo che la tradizione orale popolare indica come il passaggio segreto di Belisario, il quale non riuscendo a raggiungere Napoli a causa della forte opposizione del popolo, vi entrasse attraverso il pozzo, collegato con l'acquedotto.
Fa eco al pozzo menzionato quello dell'omonimo maschile, ovvero lo storico pozzo di San Patrizio, che è una struttura costruita da Antonio da Sangallo il Giovane a Orvieto tra il 1527 e il 1537 per volere del papa Clemente VII, reduce dal Sacco di Roma e desideroso di tutelarsi nell'eventualità che la città in cui si era ritirato fosse assediata.
Leggiamo in Wikipedia come la seconda struttura si presta a essere un'espressione utilizzata per riferirsi ad una riserva misteriosa e sconfinata di ricchezze.
Mentre, secondo altri, con l'espressione "è come il pozzo di San Patrizio" si intende qualcosa in cui si buttano risorse ed energie, ma inutilmente, perché non si riempie mai e non si riesce a trovarne la fine.
Un paragone che va d'accordo con l'esempio dal proverbio riportato e che si riferisce, non solo a qualcosa che non si riesce a terminare, ma a una persona incontentabile, malgrado tutto ciò che è possibile fare per accontentarla.
La struttura del pozzo è stata una volta più che in auge, quando l'acqua, che adesso ci godiamo in casa, non era incanalata in tubazioni e c'era chi si rivolgeva al rabdomante, per accertare il luogo dove valesse la pena di scavare un pozzo, prima di edificare un'abitazione.
Il pozzo, ovvero la struttura artificiale, solitamente di forma circolare e di dimensioni variabili, da cui si estrae dal sottosuolo l'acqua delle falde acquifere, un manufatto menzionato anche dall'antico libro cinese oracolare I Ching, nell'esagramma 48, dove assume la metafora del luogo dove tutti attingono alimento, a tutti i livelli di coscienza; solo bisogna essere prudenti nei mezzi e nel modo di attingere, se non si vuole sciupare tempo e fatica.
L’idea del pozzo è legata al lavoro della comunità, sia per la manutenzione che per l’uso, e il cambiamento della città (gruppo) non altera la struttura del pozzo, né la modalità di accesso al liquido vitale. Nel “Commento alla Genesi” avevamo trovato molti riferimenti a pozzi; da quelli scavati da Abramo (21, 30) per sé e per i suoi alleati, a quello presso cui Eliezer trova Rebecca (24, 11); dai quattro pozzi scavati da Isacco (26, 19-33) a quello presso cui Giacobbe incontra Rachele (29, 2), tutti pozzi simbolici e legati allo stesso significato del pozzo dell’I King, e ricordiamo anche il pozzo della Samaritana a cui Gesù chiede da bere (Giov. 4, 7-26), mettendo in risalto la differenza tra “pozzo”
fisico e “pozzo” spirituale.
L'acqua del pozzo che non si estingue mai, come già accennato, è presa come metafora dal proverbio per descrivere una persona che non si accontenta mai e la cui incontentabilità è spesso dovuta all'avidità e all'ingordigia, che quando sono smisurate, niente basta per rendere sazie le persone che ne sono afflitte.
Leggiamo come l'ingordigia rappresenti l'estrema avidità, o brama di cibo e di qualunque altra cosa che è desiderata avidamente.
L'avidità è il desiderio travolgente di avere sempre di più di quanto si ha bisogno. Spesso collegata al denaro e al desiderio di guadagnarne il più possibile, ma può riguardare qualsiasi altra cosa, come il cibo o altri beni materiali. Si può osservare questo tipo di comportamento, ad esempio, quando una grande azienda stressa e tratta male i suoi lavoratori, al fine di renderli più produttivi.
Come leggiamo nei frammenti del filosofo greco antico Eraclito:
“Gli uomini migliori preferiscono una sola cosa a tutte le altre: la gloria eterna rispetto alle cose mortali; i più invece pensano a saziarsi come bestie.”
Uno scenario più che ben rappresentato da un'allocuzione tratta dal libro: Non piangete la mia morte, di Bartolomeo Vanzetti:
“Vidi che l'ingordigia e l'egoismo umano avvelenano ogni boccone di cibo, fan tristi le primavere, oscurano la gloria del sole, traviano e violano le leggi di natura, incitano alla delinquenza, accarezzano la corruzione, seminano l'odio e condannano gran parte dell'umanità a tutte le sciagure, a tutte le vergogne, a tutte le miserie.”
Ci pensano poi le cronache a mostrarci come resta del tutto inascoltato quello che leggiamo nel libro: Un altro giro di giostra, di Tiziano Terzani:
“La Terra ha abbastanza per il bisogno di tutti, ma non per l’ingordigia di tutti.”
Rileviamo in Wikipedia, come nella classifica del reddito pro capite del 2018, ci sia il Lussemburgo, al primo posto, con $115.902, mentre all'ultimo posto si classifica il Burundi, con l'irrisoria cifra di $ 307 e l'Italia è relegata al 28° posto, con $34.321.
Anche se le cifre attribuite ai vari paesi, non tengono conto del locale costo della vita, creando quindi un'illusione monetaria.
Ma la media relativa al nostro paese, non tiene conto dei pochi che la oltrepassano e dei molti che se la sognano, mentre le istituzioni, sembra come se premiassero l'avidità dei pochi, che detengono la maggior ricchezza del paese, favorendo l'evasione fiscale e la corruzione, convincendo quelli che il citato reddito medio lo vedono come un traguardo del tutto fantasioso, che una vita agiata la si ottiene solo con la disonestà.
Si attribuisce a Cristo la frase:
“Beati gli ultimi, poiché saranno i primi a entrare nel Regno dei Cieli”, ma grazie alla disonestà dei primi, agevolata da chi dovrebbe limitarla, troppi ce ne sono di impazienti in terra che si accontenterebbero di essere terzultimi.
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