29
agosto 2024 - giovedì della XXI settimana del tempo ordinario, la
Chiesa celebra la memoria obbligatoria del Martirio di San Giovanni
Battista. Si tratta di una celebrazione d’origine remota, risalente
probabilmente alla dedicazione dell’antica basilica eretta in suo onore,
nel I secolo, nella città di Samaria nell’omonima regione della
Palestina romana (oggi
sotto governo dell’Autorità Palestinese). In questo centro, chiamato
Sebaste dopo la ricostruzione attuata dal re di Giudea Erode “il Grande”
(72-37 a.C.), i resti della basilica latina, trasformata in moschea,
custodiscono ancora la memoria della tomba di Giovanni il Battista.
Yochanan, Ioannes o Joannes (Giovanni), questo il suo nome
rispettivamente nella natia lingua ebraica, in greco e in latino (i
primi due nella loro traslitterazione nel nostro alfabeto), nacque verso
la fine del I secolo avanti Cristo, forse l’anno 7, verosimilmente ad
Ain Karem, piccolo centro situato a circa a otto chilometri dal centro
di Gerusalemme (oggi quartiere periferico della stessa città). Egli,
detto comunemente “Battista” o “il Battista” (cioè "che battezza"),
asceta proveniente da una famiglia storica sacerdotale ebraica, fu
l'ultimo dei profeti giudei e il cosiddetto “Precursore” del Messia.
Egli è anche l'unica creatura umana, a parte la Santissima Vergine Maria
Madre del Signore, della quale si ricordi liturgicamente sia la nascita
che la morte. Di lui, instancabile predicatore attivo in Palestina
verso la fine degli anni 20 del I secolo dopo Cristo, si parla nel Nuovo
Testamento. La tradizione cristiana lo considera parente di Gesù,
giacché sua madre Elisabetta, moglie di Zaccaria, è indicata quale
cugina della Vergine Maria. Nella sua predicazione è centrale il
concetto di una svolta nella storia della salvezza, attraverso il Messia
che sarebbe dovuto arrivare, che egli annunciava come il “più forte e
più grande” che sarebbe venuto dopo di lui, al quale egli “non era degno
di slacciare i sandali”. Per questo Giovanni meritò il già evidenziato
epiteto di "Precursore" del Signore. Il battesimo che impartiva come
segno penitenziale, mediante l'abluzione dei fedeli nelle acque del
fiume Giordano, ricevuto dallo stesso Gesù all'inizio del suo ministero,
gli guadagnò invece il titolo di “Battista” o “Battezzatore”. Quando i
tempi furono maturi, nell'anno XV del regno dell’Imperatore romano
Tiberio Cesare (dal 42 a.C. al 37 d.C.), quindi verso il 27 a.C.,
Giovanni Battista, che era un asceta, dal deserto dove si era ritirato
venne alle rive del fiume Giordano, nelle vicinanze del villaggio di
Gerico, per predicarvi il battesimo di penitenza, in preparazione alla
venuta del Messia. La sua coraggiosa predicazione era affascinante,
tanto che gli abitanti di Gerusalemme e dei paesi della zona andavano in
massa ad ascoltarlo e molti si convertivano alle sue parole,
confessando i loro peccati e ricevendo il battesimo di penitenza. Come
accennato, un giorno, mentre Giovanni come d'abitudine battezzava e
istruiva i penitenti, anche Gesù venne da lui alle rive del fiume. Il
Battista, interiormente illuminato, immediatamente riconobbe in lui il
Messia tanto aspettato e non voleva battezzarlo, stimandosi indegno
anche solo di sciogliergli i legacci dei calzari (azione, questa,
solitamente delegata agli schiavi). Tuttavia Gesù insistette e Giovanni
dovette accondiscendere. In quel tempo, il vizioso re di Giudea Erode
Antipa (20 a.C.-39 d.C.), figlio di Erode “il Grande”, conviveva con
Erodiade, moglie legittima di suo fratello. Giovanni, appresa la
notizia, rimproverò il re per quella colpa, dicendogli francamente che
non gli era consentito vivere con la moglie del suo germano. Erode
s’infuriò e istigato dalla concubina Erodiade, alla quale aveva
raccontato “l’affronto” subito, lo fece rinchiudere in una tetra
prigione del castello di Macheronte, sulle sponde del Mar Morto,
appartenente al Regno di Giudea vassallo dell’Impero Romano, ove si
trovava in quel frangente con la sua corte. Erodiade, non contenta di
vedere il Battista in prigione, voleva anche farlo uccidere, mentre
Erode si opponeva, temendo una sommossa popolare, perché Giovanni era
venerato dalla popolazione come un profeta. Qualche tempo dopo,
tuttavia, Erodiade ebbe l'occasione tanto desiderata e propizia per
soddisfare il suo odio contro il Precursore. Mentre Erode celebrava il
suo compleanno con un banchetto, Salomé, figlia di Erodiade e del
legittimo marito, quindi nipote di Erode, si presentò nella sala del
convito e si mise a danzare. La ragazza era di estrema bellezza e grande
bravura nella danza, tanto da fare invaghire il peccaminoso sovrano.
Erode promise di concederle qualunque cosa avesse domandato, fosse anche
la metà del regno. Salomé a queste parole, non sapendo cosa domandare,
corse da sua madre e questa le ordinò di chiedere la testa di Giovanni.
Salomé ritornò in fretta dal re e gli chiese di farle portare subito su
un piatto la testa del Precursore. Erode, benché sorpreso e dispiaciuto
per tale richiesta, la accontentò. La decapitazione del Battista,
immediatamente eseguita dagli sgherri della prigione, avvenne tra gli
anni 29 e 32. La ragazza portò subito la testa recisa a sua madre, la
quale esultò di gioia e addirittura - si tramanda - per vendicarsi della
libertà con cui il Battista aveva disapprovato i suoi disordini morali,
ne trafisse con un ago la lingua. Gesù, che del “Precursore” ebbe a
dire: “… tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il
Battista …” (Mt 11, 11), apprese della sua fine dalla viva voce dei
discepoli di quest’ultimo, tra i quali Giovanni l’evangelista e
l’apostolo Andrea (Mc 6, 17-29). Giovanni il Battista, Precursore del
Signore, dimostrò una forza grandissima nel suo combattimento per la
verità, nonostante le tante avversità, proprio come dice il Libro della
Sapienza: “Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro
speranza resta piena d'immortalità” (Sap 3, 4). E' ben giusto, quindi,
che si ricordi il suo giorno natalizio del 24 giugno, ma anche
celebrarne l’odierna memoria del martirio.
Immagine:
“Martirio di San Giovanni Battista”, tempera su tavola proveniente dallo
smembrato Polittico di Pisa, realizzato nel 1426 dal pittore toscano
Tommaso di Ser Giovanni di Mòne di Andreuccio Cassài, noto come Masaccio
(1401-1428). L’opera si trova attualmente nei Musei statali di Berlino
(Germania).
Roberto Moggi
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